L'Europa rilancia le relazioni con l'Africa. Via al summit

David Carretta

In settimana i 27 leader dell'Unione europea incontreranno 50 capi di stato africani a Bruxelles. L'Ue pronta a un piano d'aiuti da 150 miliardi. Ma ci sono quattro problemi

La crisi con la Russia sull'Ucraina ha fatto quasi dimenticare all'Unione europea l'importante appuntamento che ha fissato nel calendario per domani e dopodomani: il summit Ue-Unione Africana, destinato a rilanciare le relazioni con il continente che sta dall'altra parte del Mediterraneo. Circa 50 capi di stato e di governo africani sono attesi a Bruxelles per la due giorni di vertice, a cui parteciperanno anche i leader dei 27 stati membri.

“Sono quasi tutti. E' un segnale di grande interesse”, ci ha spiegato un diplomatico europeo: “Abbiamo avuto divergenze in passato su alcune questioni. Ma ci stiamo dirigendo verso un evento serio e di successo”. L'annuncio più atteso riguarda l'assegno che l'Ue è pronta a firmare per l'Africa. Nella sua visita in Marocco e in Senegal la scorsa settimana, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato la cifra astronomica di 150 miliardi.

Primo problema: nessuno sa nelle capitali come si arriva a 150 miliardi, che rappresenta metà del Global Gateway, cioè il piano dell'Ue per gli investimenti nel mondo che dovrebbe fare concorrenza alle Nuove vie della seta della Cina. “Ci sono 100 modi per calcolare questi numeri”, ci ha detto il diplomatico europeo. Bloomberg ha ottenuto una bozza della lista dei progetti che potrebbero essere finanziati dall'Ue in Africa: reti di trasporto e i progetti energetici, digitali, educativi e sanitari in Africa, e cercare di rispondere all'influenza della Cina sul continente dall'altra parte del Mediterraneo. Ma la cifra indicata è molto più bassa: 20 miliardi di euro. L'Ue intende attrarre investimenti privati utilizzando fondi pubblici come garanzie, utilizzando l'effetto leva. Ci sono corridoi strategici, cavi internazionali sottomarini, interconnessioni energetiche e rinnovabili in Senegal, Costa d'Avorio, Egitto, Marocco e Kenya. Ma la Cina nel 2018 aveva promesso 60 miliardi di prestiti per finanziare le infrastrutture in Africa.

Secondo problema: due terzi dei finanziamenti dovrebbero arrivare dagli stati membri dell'Ue secondo la formula "Team Europe". E alcuni governi sono reticenti a impegnare i propri fondi per ragioni di ristrettezze di bilancio o dubbi sui progetti da finanziare. La lista che sarà pubblicata è “un inventario”, ci ha spiegato il diplomatico europeo: "Non tutti i progetti hanno raggiunto il livello di maturità. Non è una lista di cose che faremo. E' una lista di progetti su cui siamo interessati". Alcuni progetti “non sono stati discussi con l'Africa o con i 27 stati membri”. Insomma, “non è un impegno che li faremo tutti”.

Terzo problema: non tutti i dettagli della dichiarazione del summit Ue-Unione Africana “sono stati finalizzati”, ci ha detto il diplomatico europeo. I negoziati potrebbero proseguire anche dopo l'incontro. Esistono divergenze sui vaccini, con i paesi africani che chiedono una donazione di 700 milioni di dosi contro le 450 promesse dall'Ue. “L'Europa è il numero uno per i vaccini sull'Africa, non solo vaccini, ma per cooperare sulla produzione di vaccini e sull'assistenza per la vaccinazione. Perché il collo di bottiglia non sono le dosi di vaccino, ma raggiungere le persone in Africa”, ci ha spiegato il diplomatico europeo. Anche sulla politica migratoria rimangono dei punti aperti. L'Ue chiede l'impegno a cooperare nei rimpatri e di accettare la presenza di Frontex. I paesi africani sono molto meno entusiasti.

Quarto problema: il contesto politico europeo e africano. Il summit è l'occasione di grandi annunci e slogan altisonanti. "I problemi dell'Africa sono i nostri problemi, quando risolviamo questi problemi risolviamo anche i nostri”, ha detto ieri l'Alto rappresentante, Josep Borrell, davanti al Parlamento europeo. Solo che i problemi in alcuni paesi africani si stanno moltiplicando. La missione militare dell'Ue in Mali potrebbe essere chiusa (Emmanuel Macron dovrebbe annunciare il ritiro questa sera). La Tunisia sta tornando all'autocrazia. In Etiopia è in corso una guerra da oltre un anno nel Tigrai. I colpi di stato si stanno moltiplicando (Guinea, Sudan e Burkina Faso negli ultimi sei mesi). “Non dobbiamo essere troppo paternalistici. Al contrario”, ci ha detto il diplomatico europeo. Effettivamente anche l'Ue ha i suoi problemi interni. Infatti ecco il quinto problema del summit Ue-Africa: la Polonia, che è in aperto conflitto con la Commissione sullo stato di diritto, ha minacciato di non firmare la dichiarazione finale.


Questo è un estratto di Europa Ore 7 di lunedì 14 febbraio, la newsletter di David Carretta che potete ricevere ogni mattina iscrivendovi qui

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