La nuova normalità epidemica dell'Ue: record di casi e di riaperture
L’aumento delle infezioni e l’elevata circolazione del virus non si traducono in ricoveri in ospedale la pandemia di coronavirus viene sempre più trattata come una endemia
Bruxelles. In Danimarca il numero di positivi ha superato tutti i record. Malgrado il fatto che il paese sia stato il primo in Europa a essere colpito da Omicron, con quasi un quinto della popolazione infettata negli ultimi due mesi, il picco non sembra essere ancora stato raggiunto. La Danimarca è in testa alla classifica dell’Ue per incidenza: 6.836 casi al giorno ogni milione di abitanti contro i 2.865 dell’Italia. Eppure il governo di Mette Frederiksen ieri ha annunciato la fine di gran parte delle restrizioni dal primo febbraio. La decisione è stata adottata su indicazione degli esperti, che ritengono che la Danimarca sia entrata in “una nuova situazione epidemica”, nella quale l’aumento delle infezioni e l’elevata circolazione del virus non si traducono “in ricoveri in ospedale come in precedenza”. In effetti, a fronte di un milione di contagi dalla fine novembre, i ricoveri sono rimasti stabili e i posti occupati in terapia intensiva sono calati. La Danimarca ha preso un’altra decisione importante: il Covid-19 non sarà più considerato come una malattia che minaccia la società. Il declassamento significa che il governo non avrà più poteri emergenziali. Benvenuti nella nuova normalità epidemica dell’Unione europea: la pandemia di coronavirus viene sempre più trattata come una endemia.
L’Irlanda sembra essere l’unico paese dell’Ue ad aver superato il picco dell’ondata Omicron. Venerdì il governo di Dublino ha deciso di togliere tutte le restrizioni con entrata in vigore la mattina successiva. Nel resto dell’Ue i contagi continuano a salire. Ma le curve che contano sono quelle che impattano sul sistema sanitario. I lockdown e le restrizioni hanno come obiettivo di proteggere gli ospedali. Nei paesi con alti tassi di vaccinazione e terze dosi, i dati su ricoveri e terapie intensive sono ben al di sotto di quelli registrati nella prima e seconda ondata del 2020. Secondo uno studio del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie americano, Omicron è meno severa di Delta grazie ai tassi di vaccinazione elevati, ai booster e alle infezioni precedenti che garantiscono un minimo di immunità. In questo contesto, molti governi europei stanno passando alla strategia della convivenza con il virus. Il vaccino resta il pilastro centrale. I green pass rimangono nell’arsenale dei paesi che lo hanno introdotto. Alcuni paesi hanno introdotto forme varie di obblighi vaccinali. Ma quasi ovunque vengono ridotti i tempi di isolamento per contagiati e di quarantena per i casi contatto (in particolare se sono vaccinati). Anche l’Ue ha rinunciato alla prudenza estrema: una nuova Raccomandazione prevede che le persone vaccinate siano libere di viaggiare con il Certificato Covid senza obblighi di test e quarantene a prescindere dal colore del paese di provenienza.
Martedì i Paesi Bassi sono usciti dal mini-lockdown, che era stato introdotto in dicembre per fronteggiare la variante e guadagnare tempo per i richiami. I numeri dei contagi non sono mai stati così alti come oggi: in media oltre 52 mila al giorno. Ma nel frattempo il 56,6 per cento degli adulti ha ricevuto il booster. Gli ingressi in terapia intensiva sono crollati dell’80 per cento da dicembre. Il 14 gennaio, il governo olandese aveva già riaperto i negozi non essenziali, ora anche bar e ristoranti. “Stiamo prendendo un rischio”, ha ammesso il premier, Mark Rutte: “Stiamo facendo un grande passo per sbloccare i Paesi Bassi nel momento in cui il numero di infezioni stanno sfondando il tetto”. Ma il rischio è calcolato.
Ieri il governo in Austria ha annunciato la fine del lockdown per le persone non vaccinate che era in vigore da novembre. I casi hanno superato quota 30 mila, ma “siamo giunti alla conclusione che il lockdown per le persone non vaccinate in Austria sia giustificabile solo in caso di minaccia di imminente sovraccarico della capacità delle terapie intensive”, ha detto il ministro della Sanità, Wolfgang Mückstein.
La Francia ha sfondato quota 500 mila positivi in un giorno, i ricoveri aumentano, ma le terapie intensive sono stabili. La scorsa settimana, il primo ministro, Jean Castex, ha annunciato la fine dell’obbligo di mascherine all’aperto e dei limiti per stadi, teatri e cinema (dal 2 febbraio) e il via libera a discoteche e caffè al banco (dal 16 febbraio). In Finlandia, la premier Sanna Marin vuole anticipare la riapertura degli eventi culturali e sportivi e allungare gli orari per i ristoranti. Il Belgio è appena dietro alla Danimarca per incidenza dei contagi, ma il governo ha prolungato l’orario dei ristoranti e riaperto stadi e teatri. Da oggi le classi nelle scuole non chiuderanno più.
L'editoriale dell'elefantino