(foto EPA)

il foglio del weekend

Bye Bye Duca di York. La "scomunica" del principe Andrea

Cristina Marconi

Losche frequentazioni e scandali. La regina scarica il suo figlio prediletto. Cronaca di un disastro annunciato

La botola reale si è spalancata intorno all’ora del tè, in un giovedì pomeriggio in cui l’attenzione del pubblico era contesa dalle notizie, non molto più edificanti, provenienti da Downing Street. A essere risucchiato questa volta è stato il diletto principe Andrew, motivo di assoluto, irredimibile imbarazzo per l’augusta madre sovrana, che con colpo secco, ancorché tardivo, ha reciso un cordone ombelicale capace di soffocare tutta la famiglia, dai vecchi arnesi alle giovani promesse, proprio nel momento glorioso del Giubileo di Platino, celebrazione di settanta impeccabili anni su un trono da lei trasformato in una navicella spaziale in grado di attraversare i tempi e le mode. Ma qualcosa manca. 

O vergogna, dov’è il tuo rossore?”, sembra chiedersi un’opinione pubblica che dall’inizio del coinvolgimento del terzogenito di Elisabetta nella squallida vicenda del giro di ragazze minorenni del finanziere Jeffrey Epstein e della sua “madame” Ghislaine Maxwell non ha sentito particolari folate di contrizione provenire da Buckingham Palace. Solo imbarazzo. Le dichiarazioni pubbliche di Andrew sono state terribili – nessuna simpatia per le vittime di molestie, tentativi goffi di difendersi con scuse ai limiti della credibilità – e l’ostinazione con la quale lo si è tenuto lontano sia dall’Fbi e dai tribunali americani, sebbene assolutamente saggia da un punto di vista di strategia legale, parla di opacità, di desiderio di insabbiare, di negare, di nascondere, di non dare una versione dei fatti né trasparente né accompagnata da un eventuale mea culpa. Un disastro di comunicazione calcolato e inevitabile, che tradisce il nervosismo e l’imbarazzo per una vicenda da cui non può venire nulla di buono.

Solo che il tentativo di far dimenticare all’opinione pubblica le accuse di pedofilia rivolte a un membro di spicco della famiglia reale si sono scontrate contro il sistema giudiziario americano, che ha acceso un faro su una zona d’ombra di una monarchia che al momento si vorrebbe luminosa, soddisfatta della sua capacità di resistere a numerosi attacchi. Le colpe dei figli non devono ricadere sulle madri novantacinquenni, certo, tanto più nell’anno in cui sono rimaste vedove, ma il fatto stesso che titoli e cariche, onorificenze e patrocini di Andrew siano stati resi alla regina solo adesso, a due anni e mezzo dal momento in cui le accuse mosse nel 2015 da Virginia Roberts Giuffre sono uscite allo scoperto, ventiquattr’ore dopo la decisione del giudice federale di Manhattan di andare avanti con il caso e nel giorno in cui dagli ambienti militari antimonarchici è giunta una lettera firmata da 150 veterani per chiedere di togliere a Andrew i suoi otto gradi militari, ha fatto storcere il naso a molti: perché aveva ancora qualcosa, non era già stato radiato nel 2019? 

E’ anche il primo segno di vita degno di nota di un’associazione repubblicana britannica da molto tempo a questa parte, sebbene il sollievo degli ambienti militari (e non solo) per la decisione presa sembra aver raggiunto tutti. Elementi di cui prendere nota, in un Regno Unito in cui gli umori politici negli ultimi anni si sono fatti estremamente volatili. “Con l’accordo e l’approvazione della regina, le affiliazioni militari e i patrocini reali del duca di York sono stati restituiti alla regina. Il duca di York continuerà a non prendere parte a nessun impegno pubblico e si difenderà da privato cittadino”, si legge nel comunicato di Buckingham Palace, uscito in favolosa sincronia con un altro in cui Kensington Palace annunciava lieto l’imminente visita di William e Kate al Museo dei Trovatelli. Così si procederà nei prossimi anni, con le notizie bruttissime coperte dalle notizie bellissime o anche solo da quelle normali, nella speranza che l’equilibrio tenga e che al pubblico non venga in mente di rifugiarsi esclusivamente tra le braccia di una classe politica che al momento, per fortuna, sta dando uno spettacolo ben poco accattivante. 

La regina, nonostante Andrew e Meghan e Harry e il fantasma di Diana e l’alluce di Fergie e la bottiglia di Margaret e le amiche di Philip, è un elemento di stabilità da riverire tanto più quando il quadro si fa confuso. L’importante è che sia ben circondata e che i successori siano presentabili. E proprio per questo è la seconda volta in due anni che la botola reale viene aperta per inghiottire qualche parente, solo che questa volta le parole del comunicato di Buckingham Palace sono state scelte con cura, esprimono consapevolezza e polso fermo, senza tutte quelle ripetizioni e sciatterie editoriali che tradivano la stizza per la ribellione di Meghan e Harry, altrettanto dannosa per le sorti della corona in quanto, rispetto al caso Andrew, più proiettata verso il futuro e verso la percezione che le giovani generazioni hanno della casa reale.

La decisione di sganciare il duca di York dalla Royal Family sarebbe stata presa in modo collegiale, ma Carlo e William si sarebbero dimostrati più decisi nel pretendere che Andrew andasse ad affrontare la causa legale che lo aspetta da “privato cittadino”, in modo del tutto indipendente, da un punto di vista formale, rispetto alla Corona. “Comunque vada, noi non c’entriamo niente, non è più uno dei nostri”, secondo l’antica regola con la quale si gestiscono le pecore nere nelle grandi famiglie. Solo che Andrew, si sa, è una pecora nera a cui la regina vuole molto bene. E poi la prospettiva di vedere il duca di York testimoniare sotto giuramento davanti a un giudice, sia pure in teleconferenza, è di quelle da far tremare forte anche il più navigato degli avvocati. Imbarazzo e vergogna sono doppiamente in agguato, quale che sia la decisione finale dei giudici sulla colpevolezza o meno di Andrew rispetto ad accuse per le quali lui si professa innocente: l’uomo è uno dei peggiori comunicatori della storia, arrogante e ingenuo, come dimostra un’intervista del 2019 alla Bbc che rimarrà negli annali per la quantità impressionante di danni fatti in appena 49 minuti. 

Le sue dichiarazioni davanti alla giornalista di Bbc Emily Maitlis ora potrebbero passare al vaglio di un processo dove il duca di York dovrà dimostrare, tra le altre cose, di non essere fisicamente in grado di sudare per ragioni mediche, di essere stato a una festa per bambini da Pizza Express nel sobborgo di Woking il 10 marzo del 2001, e di non aver mai incontrato Giuffre. Oltre a questo, dall’aula usciranno dettagli sordidi, ci saranno testimonianze e il mondo osserverà e giudicherà ogni aspetto di una vicenda al momento tutta riassunta nella famosa foto dell’infame serata londinese nella casetta bianca e rossa di Ghislaine Maxwell: Virginia Roberts Giuffre carina, sorridente, vestita da ragazzina normale – dettaglio inquietante, niente stile Pretty Baby, rossetti e tentativi di farla sembrare grande, ma ingenuità esibita e jeans un po’ metallizzato come unica concessione a un’età adulta visibilmente non ancora raggiunta – con il braccio del principe sulla vita e l’ereditiera britannica sorniona e soddisfatta sullo sfondo. “Fai per Andrew quello che fai per Jeffrey” è l’indicazione che la ragazza, adescata a 16 anni, avrebbe ricevuto da Maxwell, e quella foto racconta proprio quello, si prova vergogna solo a guardarla.

E per evitare nuova vergogna, nuovo imbarazzo – un sentimento che gli inglesi sentono spesso e per ragioni spesso indecifrabili – l’unica sarebbe tenere Andrew fuori dal tribunale, risolvere tutto con un accordo economico, come avviene così spesso negli Stati Uniti, ma non solo il giudice federale di Manhattan Lewis Kaplan ha respinto l’idea che l’accordo raggiunto nel 2009 da Jeffrey Epstein con Virginia Giuffre non copre anche la situazione del principe Andrea, ma la stessa Giuffre ha fatto sapere attraverso il suo avvocato di non puntare ai soldi. “Credo che sia molto importante per Virginia Giuffre risolvere la faccenda in una maniera che renda giustizia a lei e alle sue accuse”, ha spiegato il suo legale David Boies, e pazienza se Andrew e la fedele ex moglie Sarah Ferguson hanno venduto il loro meraviglioso chalet svizzero risolvendo un contenzioso con una nobildonna francese a cui dovevano sei milioni e mezzo di sterline, in modo da avere liquidità sufficiente per pagare i legali e mettere sul piatto dieci milioni di sterline per chiudere la vicenda (intanto ci è scappata pure una nuova Range Rover da 80 mila sterline, ma tant’è). La somma è alta, ma la vittima vuole altro e sa di avere dalla sua parte Zeitgeist e opinione pubblica. La donna ha avviato una causa civile nei confronti del duca di York lo scorso agosto sfruttando il fatto che uno dei rapporti con il principe sarebbe avvenuto a New York, parlando anche di percosse e di stress emotivo causato intenzionalmente nei suoi confronti, oltre che dei tre rapporti sessuali che sono avvenuti a Londra e sull’isola privata di Epstein. 

La modernità della monarchia si vedrà anche nel modo in cui verrà gestito un problema vecchio come il mondo nell’epoca in cui le fanciulle sono finalmente pronte e decise a difendersi dalle molestie subite per mano di rampolli incapaci di tenere a bada le proprie perversioni, e questo Buckingham Palace lo sa bene: la comunicazione di casa sembra essere tornata comunque in mani più capaci dopo il grande vuoto lasciato dall’uscita di scena di Christopher Geidt, segretario privato della regina dal 2007 al 2017 con un passato accanto a Carl Bildt a caccia di criminali di guerra nei Balcani e un presente a Downing Street alle prese con l’annoso problema degli standard ministeriali e della fastosa ristrutturazione di Downing Street da parte di Carrie Johnson. Il suo era stato, a ripensarci, un decennio d’oro, con un Royal Wedding perfetto come quello di William e Kate e pochi scandali rispetto alla media di una famiglia numerosa come i Windsor. Poi è arrivata Meghan con le sue contraddizioni ma anche con le sue potenzialità, e sul momento storico del primo matrimonio misto della monarchia britannica ha pesato l’ombra della gestione inesistente della famiglia di lei e di una sposa lasciata a piede libero ad accumulare scontento. 

Vecchi problemi con gestione nuova, è questo che i britannici vogliono dalla monarchia, in adorazione davanti a una sovrana che li ha rappresentati in modo eccellente e che ora si ritrova a dover condividere il palcoscenico del suo anno di gloria con una vicenda sordida, con un tempismo micidiale. Il processo dovrebbe svolgersi tra il settembre e il dicembre del 2022, ma la deposizione giurata del duca di York dovrà essere presentata entro il prossimo 14 luglio e questo è un passaggio delicatissimo, perché Andrew si è esposto molto nell’intervista alla Bbc, dando versioni ben precise dei fatti. Cambiandole, potrebbe accrescere la frattura che si è creata con l’opinione pubblica e quella spiacevole sensazione che Buckingham Palace sia frequentata da persone fuori dal mondo, dal tempo e da qualunque capacità di ragionare.  Sono state inoltre chiamate a testimoniare tra le 16 e le 24 persone, citate da entrambe le parti, e questo definisce bene l’entità del circo che si creerà proprio nel momento in cui il Regno Unito celebrerà Elisabetta, diventata regina il 6 febbraio del 1952, giorno della morte del padre Giorgio VI. 

I festeggiamenti culmineranno in una fila di 4 giornate non lavorative extra nell’intero Regno Unito, dal 2 al 5 giugno, e, Covid permettendo, ci dovrebbero essere concerti e eventi alla presenza di alcune delle “più grandi star mondiali”: certo è che ci vorrà molto impegno per evitare che quel lungo ponte non diventi un’occasione per una frenetica lettura dei tabloid alla ricerca dell’ultimo scandalo e del dettaglio piccante.  “Non commentiamo una questione legale in corso”, ha detto un portavoce di Buckingham Palace dopo la decisione del giudice Kaplan, articolata in 46 pagine e giunta quasi una settimana dopo essere stata annunciata. Il profilo deve restare basso, la questione va isolata, la vergogna va messa da parte come tutti i sentimenti forti. Accanto a Andrew rimane Sarah Ferguson, con cui forma “la coppia divorziata più felice del mondo”. Vivono insieme nella Royal Lodge, lei lo ha difeso alla grande – “so tutto di lui, è una persona straordinaria”, ma non si risposano perché sono felici così, “ci sosteniamo come pilastri di forza con l’onore e l’integrità della verità”, come ha spiegato al Financial Times. 

Un tempo, poco più di dieci anni fa, lei si faceva pagare da personaggi loschi per concedere l’accesso al marito quando lui aveva il ruolo di inviato commerciale per il Regno Unito. Iniziato nel 2001 dopo l’uscita dalla Royal Navy, Andrew dovette rinunciare alla sua prestigiosa posizione nel 2011 tra le polemiche e le controversie per il suo stile ruvido e per le sue frequentazioni discutibili: mercanti d’armi, dittatori, Jeffrey Epstein.  A riprova che quello di oggi era un disastro annunciato, cresciuto al rallentatore sotto gli occhi di un’opinione pubblica che proprio per questo potrebbe ignorarlo, in quella sorta di mitridatizzazione agli scandali che si finisce con l’avere verso certe istituzioni, oppure decidere che enough is enough, ora è abbastanza.