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stallo alla messicana

È scontro tra Biden e Musk: Joe ce l'ha con l'Autopilot di Tesla

Pietro Minto

Sotto la lente di Washington c'è la funzionalità che permette “una guida completamente autonoma”. La nomina di Mary Cummings alla guida dell’ente per la sicurezza stradale, i rapporti tra il ceo e il presidente e una questione di sussidi e collaborazioni

Perché Biden ce l’ha con un optional di un’automobile? È una domanda che serpeggia nei forum degli appassionati di Tesla e del suo Autopilot, che sembra essere finito nel mirino dell’Amministrazione, proprio mentre Biden cerca di far approvare il suo piano di riforme dal Congresso. È una strana storia di tecno-politica al cui centro c’è Autopilot, una funzionalità che permette “una guida completamente autonoma” grazie a continui aggiornamenti di sistema

    
Peccato che YouTube sia piena di due tipi di video: quelli in cui qualcuno sta dormendo a bordo della sua Tesla “autonoma” e quelli in cui una Tesla con l’Autopilot fa manovre e curve inspiegabili, in preda ai suoi bug. Uno spettacolo poco rassicurante. Anche per questo, nel settembre del 2017, un anno dopo un incidente mortale che aveva interessato una Model S con Autopilot, il National Transportation Safety Board ordinò a Tesla (e altre cinque aziende) di limitare questo tipo di sistema, chiedendo che il guidatore rimanesse all’erta in ogni caso. Sono passati quattro anni: da allora il titolo in borsa di Tesla è aumentato di circa il 1.000 per cento ma nulla è stato fatto per correggere l’Autopilot. Anzi, Musk con l’introduzione di FSD (“Full Self Driving”), ha raddoppiato un servizio sperimentale ancora più controverso del precedente.

   

    

A questo punto è entrata in campo la politica americana, che in questi giorni sta discutendo il monumentale piano di investimenti da 550 miliardi di dollari voluto da Biden. La scorsa settimana, la stessa amministrazione ha confermato la nomina di Mary Cummings alla National Highway Traffic Safety Administration, l’ente per la sicurezza stradale. Cummings ha un curriculum notevole: ex pilota di jet, docente di ingegneria presso la Duke University, dove ha guidato lo “Humans and Autonomy Lab”, specializzandosi proprio nello sviluppo di sistemi di guida assistita. E non è una fan di Tesla. 

    
A preoccupare i fan della casa automobilistica sono alcuni suoi tweet in cui sosteneva che l’Autopilot “non era nemmeno vicino all’essere pronto” (il suo account è stato cancellato). Nei forum d’appassionati si parla già dello scontro tra Biden e l’Autopilot, e c’è chi giura di voler difendere l’amato optional fino alla fine. A questo punto c’è chi si aspetta una contromossa politica da parte di Elon Musk. Tra il Ceo e Joe Biden, del resto, non pare scorrere buon sangue. Dopo la recente missione di SpaceX che ha portato per la prima volta dei civili in orbita, Musk si è lamentato di non aver ricevuto i complimenti della Casa Bianca e ha ipotizzato che il suo inquilino stesse “dormendo” (una battuta che ricorda il soprannome “Sleepy Joe” usato da Trump contro Biden). Lo stesso Biden, quest’estate, ha organizzato un vertice sulle auto elettriche senza invitare Musk, che con Tesla controlla il 74 per cento delle vendite del settore.

    

Musk potrebbe essere tentato dal cercare la sponda repubblicana ma è anche costretto a mantenere rapporti cordiali con il governo, da cui le sue aziende ricevono importanti sussidi e commissioni. Una situazione resa ancora più delicata dalle riforme in discussione in questi giorni, da cui dipendono nuove risorse per la transizione ecologica. 

   
Secondo un report del Los Angeles Times, infatti, l’azienda avrebbe ricevuto 4,9 miliardi di dollari in sussidi governativi, di cui 2,3 miliardi solo per gli incentivi alla costruzione della Gigafactory in Nevada (a conferma di quanto i legami con i governatori locali siano cruciali). Quanto a SpaceX, inevitabili gli accordi con la Nasa, e quindi, ancora una volta, con il governo, come il bando da 900 milioni per portare connessioni satellitari nelle regioni più rurali del paese.

   

Siamo allo stallo alla messicana: mentre Biden vede il proprio ambizioso piano di rilancio venire smussato dal Congresso, Tesla può festeggiare una crescita del 26 per cento rispetto l’anno precedente. Ma Biden rischia di farsi nemico una persona capace di far fluttuare il valore dei Bitcoin con un tweet, mentre Musk potrebbe giocarsi il suo migliore cliente. O forse no: proprio questa settimana Tesla ha ricevuto dalla Hertz un ordine da 100 mila vetture, per un totale di 4,2 miliardi di dollari. Chi ha più bisogno di chi?
 

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