Bannon kamikaze. L'ideologo trumpiano rischia il carcere per difendere l'insurrezione del 6 gennaio

Daniele Raineri

La Camera dei rappresentanti vota sull’incriminazione del consigliere dell'ex presidente che spinge la Big Lie (Trump ha vinto!) con un podcast da 1.348 ore

Oggi in America la Camera dei rappresentanti voterà sull’incriminazione di Steve Bannon, consigliere dell’ex presidente Donald Trump, architetto della sua vittoria elettorale nel 2016 e ideologo della destra trumpiana post repubblicana. Bannon è accusato di avere ignorato l’ingiunzione a testimoniare arrivata dalla commissione d’inchiesta della Camera che indaga sull’insurrezione del 6 gennaio, quando una folla di sostenitori di Trump fece irruzione al Congresso. Trump ha chiesto al suo ex consigliere di non andare a testimoniare per fare ostruzionismo contro il lavoro della commissione d’inchiesta e anche per creare un caso. Però così Bannon rischia un anno di carcere.

 

L’ideologo è coinvolto da vicino nei fatti del 6 gennaio, faceva parte di una squadra di consiglieri di Trump che in quei giorni aiutava il presidente da una sala del Willard Hotel di Washington, vicino alla Casa Bianca, e potrebbe provare con la sua testimonianza che Trump “è coinvolto di persona nell’insurrezione” – secondo la relazione pubblicata martedì dalla commissione d’inchiesta che spiega i motivi per i quali dovrebbe essere obbligato a presentarsi e a parlare (oppure essere incriminato in caso di rifiuto). Da allora e per tutto questo tempo Bannon ha continuato a ripetere che il 6 gennaio non è stata la fine dell’insurrezione contro Biden, ma l’inizio. Ha creato un podcast che si chiama “War Room” e ripete questo concetto in modo ossessivo – al momento è arrivato alla puntata 1.348, certi giorni ne produce tre edizioni e spesso invita i personaggi più estremi del fronte trumpiano, inclusi simpatizzanti della setta di QAnon e anti vaccinisti. Bannon è un sostenitore fortissimo della Big Lie (la bugia che vorrebbe Trump vincitore delle elezioni 2020) e della necessità di trattare il presidente in carica come un usurpatore. Quando non è impegnato nella registrazione del podcast, partecipa a riunioni del movimento in tutto il paese. Sembrava che la sua parabola politica fosse finita e invece è più viva che maie questo non vale soltanto per lui, ma per tutto il clan Trump. 

 

L’idea alla base di questa resistenza da parte dei trumpiani alle indagini sul 6 gennaio è che l’insurrezione di quel giorno non sia stata il momento che ha seppellito per sempre la storia politica di Trump, ma il momento fondativo della riscossa di Trump in vista delle elezioni nel 2024. Il 6 gennaio non è più qualcosa di cui ci si vergogna, nella propaganda dell’ex presidente, ma è un episodio solenne: le bandiere che erano presenti quel giorno sono adesso esposte con compunta partecipazione ai raduni dei post repubblicani, come fossero reliquie. A gennaio il presidente era colpevole di avere scatenato una massa di creduloni contro il vicepresidente Mike Pence e il resto del Congresso per impedire l’elezione di Joe Biden, a ottobre i repubblicani che non celebrano quel giorno sono mal visti e sospettati di tradimento – al punto che i candidati alle elezioni di metà mandato nel 2022 hanno in stragrande maggioranza posizioni a favore della Big Lie. Tra i repubblicani che invece sono anti insurrezione c’è Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente, che tra le altre cose è anche schierata contro QAnon e ha votato a favore dell’impeachment di Trump. Cheney rappresenta la vecchia guardia dei repubblicani e fa parte della commissione d’inchiesta che vuole costringere Bannon a testimoniare. Il duello fra Cheney e Bannon è la rappresentazione più chiara della lotta interna al partito. 

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)