La cancelliera tedesca Angela Merkel (LaPresse)

La Germania alle urne

Chi sono gli elettori che votavano Merkel ma oggi non votano la Cdu

Paola Peduzzi

Secondo alcune rilevazioni, un elettore su tre ha scelto i conservatori tedeschi grazie alla cancelliera. In particolare tra le donne e nell'elettorato più anziano

I conservatori tedeschi stanno sperimentando in questi ultimi giorni di campagna elettorale – si vota il 26 settembre – la mancanza di Angela Merkel. Mentre tutti i partiti sperano di conquistare scampoli della sua eredità, la Cdu (assieme alla Csu, i conservatori bavaresi) deve fare i conti già adesso con il fatto che la cancelliera non è candidata. Il politologo Marcel Dirsus, parlando con Politico Europe, ha detto: “L’asset politico più grande della Merkel è formato dalle persone che non avrebbero mai votato per la Cdu ma hanno sostenuto lei. La cancelliera è per molti versi la centrista perfetta: difficilmente offende qualcuno, ed è altrettanto difficile non apprezzarla personalmente”. 

 

Elezioni Germania, per chi voteranno gli elettori della Merkel?

 

Secondo alcune rilevazioni, un elettore su tre ha votato per la Cdu perché votava Angela Merkel. Sarebbe forse il caso di dire “elettrici”: nelle ultime elezioni federali, la Cdu ha ottenuto più consenso nel voto femminile rispetto a tutti gli altri partiti: nel 2017, il partito ha ottenuto il 29,8 per cento del voto delle donne e il 23,5 del voto degli uomini. Questo è ancora più vero nell’elettorato più anziano (il 60 per cento degli elettori tedeschi ha più di 50 anni: le elezioni in Germania si vincono o si perdono con i voti dei più anziani): tra le donne che hanno 70 anni o più, la Cdu ha ottenuto il 40 per cento. Il cosiddetto “bonus donna”, cioè il fatto che una leader riceva più sostegni tra le donne (in sintesi: le donne votano le donne), si è consolidato soprattutto all’ultima tornata elettorale, nel 2017. Prima esisteva, ma in misura inferiore. 
 

 

C’è anche il problema della mobilitazione. Molti coinvolti nella campagna elettorale dei conservatori si sono lamentati nelle ultime settimane del fatto che senza la Merkel gli incontri e le iniziative con i cittadini vanno deserti. Inizialmente si diceva che la colpa era della cancelliera stessa, che era stata freddina nei confronti del suo successore, Armin Laschet, e non si era spesa a sufficienza per lui. Ma poi la Merkel si è spesa, è arrivata anche a dire che l’avversario della Spd, Olaf Scholz (che è anche ministro delle Finanze del suo governo), non deve nemmeno sognarsi di creare una continuità con lei: le loro offerte sono diverse, il loro modo di vedere il mondo è diverso, lui non è una “cancelliera”, come invece ha tentato di dire. In parte è sicuramente vero, ma certo la politica tedesca è merkelizzata: se hai un centrista perfetto al comando, tutti finiscono per assomigliarsi, ancor più i socialdemocratici, che da tempo fanno i partner di minoranza nei governi Merkel. 

 

In ogni caso, la cancelliera si è spesa da ultimo per il suo partito e lo stesso Laschet, che si sentiva un po’ un predestinato nelle prime fasi della campagna, quando la Cdu era in vantaggio sugli altri, ha cambiato atteggiamento: ha detto che la cancelleria non passa in eredità assieme alle idee e alle politiche, per averla bisogna saperla conquistare. In questi ultimi giorni, la Cdu registra un piccolo recupero nelle rilevazioni: un punto percentuale (dal 21 al 22 per cento) che non si sa se sia una nuova tendenza o soltanto un assestamento, anche perché l’Spd resta stabile al 25/26 per cento (o in crescita di un punto). C’è poi l’elemento personale: Scholz è più popolare di Laschet, di molto. 

 

In questa combinazione di fattori, il centrismo pragmatico della Merkel, la big tent di blairiana memoria costruita (nel Regno Unito da sinistra) dalla cancelliera con i governi di coalizione e con la sua arte del compromesso diventa contendibile da molte parti, anche se non replicabile. Ma la sua assenza si sente di più tra i conservatori, che forse hanno fatto un errore già commesso in passato: darla per scontata. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi