Decisioni strategiche
O compari con la Cina o alleati Aukus, l'Europa scelga ora
Fine dell’illusione che Pechino sia soltanto un partner d’affari, l’Ue non può isolarsi dagli Stati Uniti. “Pugnalata alla schiena”
L’Amministrazione Biden ieri ha cercato di calmare la rabbia della Francia per la partnership Aukus con Australia e Regno Unito e la rottura del contratto per la fornitura di sommergibili francesi a Canberra. Parigi rimane un “partner vitale”, ha detto il segretario di Stato, Antony Blinken: “Collaboriamo in modo incredibilmente stretto con la Francia su molte priorità condivise nell’Indo-Pacifico, ma anche nel resto del mondo. Continueremo a farlo. Diamo un valore fondamentale a quella relazione”. La rabbia francese è stata espressa dal ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, che ha denunciato una “pugnalata alla schiena” e accusato gli Stati Uniti di “mancanza di coerenza”. L’ambasciata di Francia a Washington ha cancellato una cena per commemorare il 240esimo anniversario della Battaglia di Chesapeake, quando la flotta francese sconfisse quella britannica durante la Guerra di indipendenza americana. A Bruxelles l’Alto rappresentante, Josep Borrell, è tornato a parlare di cooperazione con la Cina nell’Indo-Pacifico. E’ come se l’Ue fosse rimasta a venti anni fa, quando il centro del mondo era l’Atlantico, e la Cina solo una grande occasione per fare affari. Come se non dovesse scegliere da che parte stare nella nuova guerra fredda tra Washington e Pechino.
Al di là delle ripicche, l’Aukus ha svelato l’inconsistenza dei sogni di autonomia strategica franco-europei di una politica estera e di difesa autonoma dagli Stati Uniti. Gli anni di Trump sono stati trascorsi dai ventisette a discutere come rafforzare la Difesa dell’Ue e nella primavera del 2022 ci sarà un altro Vertice sotto la presidenza di Emmanuel Macron per decidere cosa fare sulla Difesa dell’Ue. Per l’Australia è meglio affidarsi alla protezione di una superpotenza che ha scelto di contenere la Cina che a un aspirante attore geopolitico che strizza l'occhio a Pechino. Una delle lezioni dell’Aukus - ha scritto il Monde - è “l'Ue che ha mancato di coerenza e colonna vertebrale nella gestione dell’ascesa della Cina, in particolare per l’influenza di Berlino. E oggi paga un caro prezzo”.
I capi di stato e di governo dell’Ue discuteranno di Cina in un vertice all’inizio del prossimo mese. L’ultima volta era stato a ottobre 2020, quando il Consiglio europeo aveva salutato gli impegni climatici di Pechino ed evocato un summit dei ventisette con Xi Jinping nel 2021. A fine dicembre, su insistenza della Germania, la Commissione ha concluso l’accordo sugli investimenti Ue-Cina, malgrado i dubbi di alcuni stati membri e la contrarietà dell’entrante Amministrazione Biden. A marzo Pechino ha sanzionato deputati e diplomatici dell’Ue per rispondere a sanzioni sugli uiguri. Nonostante Hong Kong, le minacce a Taiwan, l’espansionismo regionale, l’aggressività diplomatica in Europa, le sanzioni commerciali contro l’Australia, l’Ue ha mantenuto la sua politica di ambiguità: la Cina è un rivale sui valori, un concorrente economico e un partner con cui cooperare. L’11 settembre, in una telefonata con Angela Merkel, Xi Jinping ha chiesto di “correggere” l’attitudine dell’Ue sulla Cina e lodato la cooperazione con la Germania. Merkel ha risposto che l’accordo sugli investimenti con l’Ue può essere ratificato. Quella di ottobre sulla Cina sarà “una delle discussioni più importanti” tra i leader, spiega al Foglio un diplomatico dell’Ue, lasciando intendere che serve un chiarimento. Ma avverrà pochi giorni dopo le elezioni in Germania, quando ci sarà ancora Merkel, forse si saprà il nome del successore, ma non la prossima coalizione.
Incastrata tra mercantilismo tedesco e riflesso gollista francese, l’Ue vuole la botte piena di buone relazioni economiche con la Cina e la moglie ubriaca dell’Australia che compra sottomarini. Ma non è possibile senza la forza militare e la volontà politica di difendere l’Australia, Taiwan o il Mar cinese meridionale. Nell’Indo-Pacifico l’Ue può esserci come partner junior degli Stati Uniti. Alcuni europei lo hanno compreso e sono pronti a un Aukus allargato. Il premier olandese, Mark Rutte, ieri ha invitato il britannico Boris Johnson a fare un accordo sulla difesa con l’Ue.
Isteria migratoria