Difesa dei volenterosi

L'Ue vuole fare un balzo in avanti sulla difesa

David Carretta

Anche i più scettici iniziano a capire la necessità di un esercito europeo, ma rimane un problema: l’unanimità. La proposta tedesca

L’Unione europea vuole fare un balzo in avanti sulla difesa comune per rafforzare la propria autonomia strategica dopo lo choc della decisione unilaterale degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Afghanistan e la caotica evacuazione dall’aeroporto di Kabul. “A volte ci sono eventi che catalizzano la storia: qualcosa che accade e provoca una svolta. Penso che gli eventi in Afghanistan siano uno di questi”, ha detto oggi l’Alto rappresentante, Josep Borrell, all’inizio di due giorni di riunioni informali dei ministri della Difesa e degli Esteri in Slovenia.

La necessità di più difesa europea non è mai stata così evidente come oggi”, ha spiegato Borrell, annunciando la nuova dottrina – la cosiddetta “Bussola strategica” – il 16 novembre. Anche gli stati membri più scettici sull’autonomia strategica dell’Ue – l’est e la Germania, che hanno fatto della Nato e dell’ombrello americano l’architrave della loro sicurezza – appaiono meno prudenti. “E’ necessario cambiare il meccanismo dell’unanimità e sostituirlo con la maggioranza per approvare interventi militari dell’Ue”, ha detto Matej Tonin, il ministro della Difesa della Slovenia, che ha la presidenza di turno dell’Ue. La tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer ha proposto di usare l’articolo 44 del trattato per lanciare “coalizioni di volenterosi” dentro l’Ue. Ma tra i 27 rimangono divergenze sulla “Bussola strategica”. “Non abbiamo ancora un’unanimità completa”, ha ammesso Borrell dopo la discussione dei ministri della Difesa.

Tra gli stati membri c’è una lettura convergente dell’impotenza dell’Ue in Afghanistan e delle conseguenze del ritiro degli Stati Uniti dal mondo. Secondo il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, dopo Kabul “è il momento di accelerare sull’autonomia strategica dell’Europa”. Per Kramp-Karrenbauer, “la sobria verità sull’Afghanistan è (che) noi europei non abbiamo fatto quasi nessuna resistenza alla decisione degli Stati Uniti di ritirarci perché non potevamo permettercelo” sul piano militare. “Joe Biden è il terzo presidente consecutivo che ci avverte che gli Stati Uniti si stanno disimpegnando dalle guerre del mondo”, ha spiegato Borrell. “I cambiamenti geostrategici mostrano che abbiamo bisogno di un’Europa più forte. Le situazioni in Afghanistan, Libia, medio oriente e Sahel mostrano che è il momento di agire”, ha detto il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue. La “Bussola strategica” dovrebbe diventare la nuova dottrina per il prossimo decennio. Il primo passo concreto è il lancio, previsto a marzo 2022, di una Joint entry force: una forza di 5 mila soldati da poter dispiegare rapidamente in situazioni come quella di Kabul.

Come spesso con l’Ue messa di fronte a una svolta maggiore, il problema sono i piccoli distinguo tra stati membri su posizionamenti e dettagli. La Francia ha costruito sull’Afghanistan la narrazione del trauma che aveva vissuto nel 1956 con il canale di Suez (il tradimento americano degli alleati) per spingere gli altri ad accettare una difesa europea autonoma dagli Stati Uniti. Ma non sono solo i paesi dell’est a fare resistenza: nemmeno Germania e Italia sono pronti ad allontanarsi troppo da Washington. Secondo Kramp-Karrenbauer, diventare “più forti in Europa” è un modo “per rendere l’alleanza occidentale più forte nel suo insieme”. Per Guerini, la “Bussola strategica” deve “definire un’azione concreta Ue in sinergia con la Nato”. Le difficoltà per trovare un accordo sui dettagli della “Bussola strategica” hanno spinto la presidenza slovena a convocare una nuova riunione informale dei ministri della Difesa a ottobre, prima del via libera atteso per il 16 novembre. Inoltre, le promesse fatte in passato dai leader dell’Ue alimentano lo scetticismo. Borrell oggi ha ammesso che l’obiettivo che era stato fissato dal Consiglio europeo di Helsinki nel 1999 di 50-60 mila soldati da mobilitare sotto la bandiera dell’Ue “non è stato raggiunto”. L’Alto rappresentante ha anche spiegato che, con i 5 mila soldati della Joint entry force, “oggi siamo molto più modesti perché pensiamo a operazioni come rendere sicuro un aeroporto o gestire crisi che richiedono meno uomini”. Tradotto: l’Ue non si sostituirà agli Stati Uniti come poliziotto del mondo o del suo vicinato. Borrell ha riconosciuto che il problema non sono le capacità. “Abbiamo gli eserciti, insieme abbiamo le risorse. Il problema è la volontà di mobilitarle”. Nell’Ue “siamo 27 e non tutti condividono lo stessa visione del mondo e cultura strategica”. Per Borrell, è necessario “rafforzare non solo la nostra capacità, ma anche la volontà di agire”. Con la “Bussola strategica” dovrebbero essere superate le difficoltà nel processo decisionale. La proposta della Germania per le “coalizioni di volenterosi” dentro l’Ue servirebbe ad aggirare almeno in parte il problema dell’unanimità: le missioni verrebbero decise per consenso, ma l’esecuzione sarebbe lasciata ai paesi che ne fanno parte. Ma, a parte lo scenario improbabile di una nuova evacuazione stile aeroporto di Kabul, nessuno ha chiarito cosa dovrebbe fare con la difesa europea. Dall’Iran allo Yemen, dalla Siria alla Libia, finora l’Ue ha scelto come sua dottrina il mantra del “dialogo” e della “soluzione politica”.

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