Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Editoriali

Cartoline da Tripoli firmate Lamorgese

Redazione

Le foto con il premier libico zittiscono Salvini, ma ci sono 810 persone in mare

Che il dossier dei migranti avrebbe contribuito a rendere più scomoda l’estate di Mario Draghi era chiaro da mesi. “Sarà il tema, lo sappiamo già”, dicevano dalle parti di Enrico Letta un paio di mesi fa. E così è stato. Le cronache del Mediterraneo si ripetono sempre sullo stesso copione. Cambiano semmai i numeri, in aumento quest’anno secondo il Viminale con 15 mila persone in più arrivate sulle nostre coste rispetto allo stesso periodo del 2020, 25 mila in più rispetto al 2019. Ma palesemente distanti rispetto ai 180 mila delle crisi degli anni scorsi. Succede però che da 5 giorni ci siano 810 persone a bordo di due navi umanitarie – la Sea Watch e la Ocean Viking – in attesa di un porto dove sbarcare.

 

Come spesso è accaduto in questi anni, i messaggi di aiuto inviati a terra non hanno portato a nulla. Se Malta ha già fatto sapere di non volerne sapere, l’Italia non ha nemmeno risposto. “Tempo necessario a negoziare con gli altri paesi europei la ricollocazione”, ripeteva Matteo Salvini, che ora è a processo per sequestro di persona. Lo stesso dicono oggi dal Viminale. I numeri dei ricollocamenti dei migranti recuperati dalle navi delle ong restano però bassissimi e l’unico risultato di queste attese estenuanti è quello di allungare le sofferenze dei naufraghi a bordo, costretti a temperature molto alte, in condizioni psicofisiche estenuanti.

 

Domani a bordo della Ocean Viking termineranno le scorte di cibo. Poi chissà che cosa deciderà il Viminale. La titolare intanto, Luciana Lamorgese ha cercato di rispondere a Salvini, che si lamentava dei troppi sbarchi. “Non sa fare il suo lavoro”, aveva detto il leader della Lega. Ed ecco allora che Lamorgese si è vista costretta a precipitarsi a Tripoli, scattare una foto con il premier libico e telefonare al commissario europeo per gli Affari interni perché “bisogna fare qualcosa”. Mosse stanche, che somigliano più a tentativi di parare i colpi sconnessi di Salvini che a dare una svolta alle partenze dalla Libia. Le cartoline da Tripoli non bastano se non a fare campagna elettorale.

 

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