I tagli alla polizia americana vanno male. Una storia da Portland

Daniele Raineri

Il tasso di omicidi aumenta, i poliziotti rifiutano le riforme, la città vuole indietro un reparto tagliato l'anno scorso ma non ci sono più agenti

I repubblicani americani usano contro i democratici l’aumento del numero degli omicidi nelle città – perché i democratici sono tradizionalmente considerati più deboli in materia di lotta al crimine – e adesso da Portland, in Oregon, arriva una storia che sarà citata spesso nel dibattito. In generale la tendenza è vera e va avanti da un po’. Nel 2020 gli omicidi erano saliti del 25 per cento rispetto all’anno precedente. E nei primi tre mesi di quest’anno sono saliti ancora del 24 per cento in un campione di 32 grandi città, secondo dati pubblicati dal Council on Criminal Justice, un think tank che si occupa di crimini. L’accelerata forte c’è, ma siamo ancora lontani dai numeri record degli anni Novanta. Prendiamo New York come esempio: nel 2020 ci sono stati 462 omicidi, un aumento del 45 per cento rispetto all’anno prima. Ma nel 1990 gli omicidi erano stati 2.605, più di sette al giorno (dati Axios). 

 

A Portland, dove le manifestazioni contro la brutalità della polizia dopo l’omicidio di George Floyd sono state molto partecipate, ci sono stati finora 57 omicidi e questo vuol dire che quest’anno molto probabilmente  supererà il record storico di settanta omicidi del 1987. La città ha avuto per decenni uno dei tassi di omicidi più bassi d’America. Ma non è questa la notizia. Il Consiglio municipale durante le proteste dell’estate 2020 votò per tagliare di quindici milioni di dollari il budget della polizia e per eliminare per razzismo conclamato il reparto di 38 agenti che si occupava della violenza con armi da fuoco. 


Il reparto era accusato di fare molti più controlli sugli afroamericani che sui bianchi – cinquantadue per cento dei controlli su una popolazione afroamericana attorno al cinque per cento. Dopo lo scioglimento della squadra tuttavia il numero di omicidi a Portland è aumentato. A marzo, come racconta il Wall Street Journal, il dipartimento di polizia ha proposto di rifondare il reparto. Ma il Consiglio municipale ha voluto un comitato di sorveglianza di undici cittadini, incaricato di supervisionare i poliziotti. E inoltre ha specificato che gli agenti devono tra le altre cose “combattere il razzismo sistemico nella risposta del reparto al crimine”.

 

Sui quattordici posti offerti dal dipartimento per fare parte della nuova unità per ora si sono presentati in quattro. L’idea di dover rispondere anche a un comitato di cittadini e di essere esaminati “a un microscopio ancora più potente”, come dice il capo del sindacato di polizia, non piace. “Combattere il razzismo sistemico? Non ci riusciva Martin Luther King, dovrebbe farlo un poliziotto?”, dice un agente anonimo al Wsj. L’argomento tornerà spesso in campagna elettorale e i democratici hanno senz’altro notato il successo politico di Eric Adams, che ha lavorato in polizia per ventidue anni e ha  vinto le primarie per diventare a novembre il sindaco dem di New York.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)