Per capire i sospetti sulla morte di Vitali Shishov guardate i cappi alla tv di Minsk

Micol Flammini

E' stato trovato morto un attivista bielorusso in Ucraina. Era a capo di un'associazione che si occupava di aiutare i dissidenti che fuggivano dal regime di Lukashenka. La scena simulava un suicidio, ma le autorità indagano per omicidio

C’è un programma della televisione di stato in Bielorussia dedicata ai “traditori”. La trasmissione dura da un anno e continua ancora oggi, in studio ci sono soltanto il conduttore, Gregori Azarenok, e un cappio e sullo sfondo scorrono le fotografie di chi avrebbe voltato le spalle alla Bielorussia: Svjatlana Tikanovskaya, Maria Kaleshnikava, Pavel Letushka, Viktar Babaryka e altri oppositori al regime di Aljaksandr Lukashenka.

Quando ieri è stato ritrovato fuori Kiev il corpo dell’attivista Vitali Shishov impiccato a un albero, il pensiero è tornato a quel cappio e anche alle parole che gli allenatori della velocista Krystyna Timanovskaya le hanno detto dopo il suo rifiuto di tornare forzatamente a Minsk: “Tanto finirai per suicidarti”. L’atleta oggi lascerà Tokyo per la Polonia, è scampata al rimpatrio forzato per aver contestato l’organizzazione del Comitato olimpico bielorusso, ma quella frase è sicuro che le risuonerà in testa, soprattutto dopo la notizia della morte di Shishov. Tanto più che a tanti, tra quelli che hanno preso la via dell’esilio – spesso dopo essere stati posti davanti alla scelta: o lasci la Bielorussia o vai in carcere –  se l’hanno sentita ripetere, quasi che il suicidio potesse essere un incidente, una maledizione per chi lascia la patria, per i “traditori”. La minaccia oggi è ancora più forte, dopo che un cittadino bielorusso è stato trovato morto in un paese terzo: l’Ucraina. 

Shishov era un ragazzo  di ventisei anni, trasferitosi a Kiev dopo aver partecipato alle proteste contro Lukashenka  a Homel’, la sua città. In Ucraina gestiva una ong, Casa bielorussa (Bdu), che aiutava i dissidenti a fuggire dal regime di Minsk ed era uno dei punti di riferimento della diaspora. Vitali era scomparso lunedì, era andato a correre la mattina ma non era più tornato, ed è stato ritrovato ieri in un parco. I suoi amici hanno raccontato che aveva il naso rotto, la notizia non è stata confermata dalle autorità ucraine che però hanno aperto un’indagine per omicidio. Shishov aveva notato da un po’ che qualcuno lo pedinava e aveva allertato i servizi di sicurezza. 

Christo Grozev, direttore del sito di inchiesta Bellingcat, poco dopo la morte del ragazzo ha detto che anche la sua squadra sta indagando, perché giusto qualche giorno prima aveva ricevuto informazioni su operazioni del Fsb, i servizi di sicurezza russi, in Ucraina. Grozev non ha spiegato cosa possa mettere in relazione la morte di Shishov a Mosca, ma la notizia è bastata per far capire quanto il caso sia diventato importante. Oltre a gestire l’ong, il ragazzo aveva da poco aperto un canale telegram per raccontare le operazioni degli uomini del Kdb bielorusso, l’agenzia per la sicurezza di Minsk, in Ucraina. Voleva smascherarli, rendere le loro operazioni più eclatanti, visto che ormai è chiaro che il loro raggio di azione è molto più ampio di quello che si pensa, come ha dimostrato il dirottamento dell’aereo Ryanair a maggio. Poco prima di essere sequestrato dal regime, Roman Protasevich, il giornalista a bordo del Boeing 737-800  che voleva da Atene a Vilnius, aveva scritto ai suoi amici che c’erano degli uomini che lo seguivano all’aeroporto greco, e poche ore dopo il suo aereo è stato costretto a un atterraggio di emergenza per volere del regime di Lukashenka.

La capillarità dei servizi bielorussi è molto estesa e nel caso di Protasevich ha mostrato anche quanto può essere pericolosa. Se davvero dietro la morte di Shishov ci sono gli uomini del Kdb, che agiscono sotto la stessa sigla dei tempi sovietici e in un apparato rimasto identico, allora la pericolosità delle loro azioni fuori dal territorio bielorusso diventa una questione da risolvere urgentemente a livello internazionale. La Bdu, l’organizzazione di Shishov, ha scritto in un comunicato: “Non c’è dubbio che questa fosse un’operazione pianificata per liquidare un bielorusso pericoloso per il regime. Continueremo a cercare la verità nella morte di Vitali!”.   

Ieri la leader dell’opposizione Tikhanovskaya era a Londra, ha ringraziato le autorità ucraine per aver aperto un’indagine per omicidio e ha sottolineato che chi fugge dalla Bielorussia non riesce più a sentirsi al sicuro neppure fuori, neppure lontano dal dittatore. Molti dissidenti, che ormai vivono in Europa, hanno scritto su Twitter: se mi trovate morto non credete al suicidio, non ho alcuna intenzione di uccidermi. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.