Personale medico indiano (Ansa)

Censura e superstizione sono all'origine del disastro indiano

Greta Privitera

"Mancano letti, ventilatori e ossigeno", dice al Foglio un medico di Patna. Ma sono in pochi ad avanzare critiche al governo: "Hanno tutti paura di essere perseguitati come dissidenti". E anche la campagna vaccinale arranca, tra fake news e lavaggi del cervello

Pratik Singh dice di aver cercato di rianimarla per due ore, senza mai fermarsi. Le ha provate tutte per tenerla in vita, ma la ragazza è morta davanti a lui. Ci sono dei momenti che ti segnano più di altri, e tra tutti i pazienti che in queste ultime settimane sono passati nel reparto di rianimazione dell’India Institute of Medical Sciences, di Patna, in India, il dottor Singh ricorda lei. “Aveva solo 28 anni e una vita davanti”, ci dice al telefono. L’inglese che parla è ottimo, così come quello di tutte le persone che in questi giorni ci rispondono dall’inferno indiano. Le loro parole ricordano il nostro marzo 2020, quando eravamo noi il paese con più   morti di Covid, il paese coi riflettori del mondo puntati contro. Questi racconti aggiungono alle nostre immagini chili di povertà, di polvere sulle strade di villaggi a centinaia di chilometri dal primo ospedale, di decine di uomini  e donne cremati a cielo aperto, nei parcheggi, di repressione e censura, quella del governo populista di Narendra Modi promotore “dell'induismo politico”, e di superstizione.

 

Giovedì, il ministero della Salute indiano ha comunicato più di 375.000 casi e 3.600 decessi, segnando un nuovo record negativo. “Nei nostri ospedali mancano i letti, i ventilatori, l’ossigeno, i medicinali. Abbiamo i corridoi pieni, cerchiamo di non rifiutare nessun paziente, ma consigliamo dove è possibile di curarsi a casa”, dice Singh. Singh sembra avere una grande fiducia nell’operato di Modi, così come quasi tutte le persone con cui parliamo. Anche Mukesh Gupta, che lavora nel turismo e non guadagna da un anno, dice cose tipo “Modi è un grande. Modi è bravissimo”. Non si capisce se si tratti di vera fiducia o di timore, visto la fine che fa chi non la pensa come il partito al potere. L’unico a criticare il primo ministro è Asim Ali, politologo e ricercatore del Center for Policy Research, un think tank di Nuova Delhi: “Il governo non era pronto ad affrontare la seconda ondata. Quando migliaia di persone muoiono per la mancanza di qualcosa di basilare come l’ossigeno, si tratta di un enorme fallimento della politica”. 

 

Ali imputa alla cattiva gestione di Modi il basso tasso di vaccinazione della popolazione dovuto a un ritardo negli ordini, a una riluttanza ad approvare vaccini stranieri e a un tentativo zelante di diplomazia estera per cui l’India, grande produttore di vaccini con il suo Serum Institute, ne ha esportati molti di più di quanti ne somministrasse a casa. “Modi ha fatto passare il messaggio che il virus era stato sconfitto. Gode di molta fiducia, soprattutto tra gli induisti, qualunque cosa dica viene eseguita. I comizi elettorali, le feste religiose come il Kumbh Mela da milioni di persone hanno dato il via a questa catastrofe”, dice Ali. Lo fa molto arrabbiare che in pochi abbiano il coraggio di criticare quello che sta succedendo: “Né gli attori, né i giocatori di cricket riescono a esprime cordoglio, hanno tutti paura di essere perseguitati come dissidenti. Questo silenzio spiega bene come si vive qui”.

 

 

Secondo Kusumji, capo infermieri dell’Umaid Hospital di Jodhpur, nel Rajasthan, ora a capo della task force vaccini, pensa che un altro problema sia la superstizione. “In troppi non volevano vaccinarsi. Un po’ per le cose che sentivano in tv, un po’ perché si facevano fare il lavaggio del cervello dai santoni che consigliano di leggere il testo sacro induista, il Bhagavad Geeta, per trovare l’energia contro il virus, oppure di bere la pipì delle vacche, animali sacri per noi”. Ora, racconta, le cose sembrano andare meglio: “Oggi, solo in un ambulatorio, abbiamo vaccinato 400 persone”.

 

Per Asim Ali la superstizione c’entra, “ma la colpa di questo disastro sta nello stile di governo di Modi: i suoi ministri sono stati scelti per lealtà, non per competenza, la segretezza, la censura e la gestione dell’immagine sono privilegiate rispetto alla trasparenza e alla comunicazione”. Tra governo centrale e statale ci sono molti attriti. “Faccio un esempio: improvvisamente, dal primo maggio, è stata data ai governi statali la responsabilità di vaccinare le persone tra i 18 e i 45 anni. Avendo avuto poco preavviso, i governi statali non hanno i vaccini e questa campagna rischia di saltare. L’unica salvezza che abbiamo è la vaccinazione di massa”. In questo disastro umanitario e politico però Ali vede una novità: “Sembra che per la prima volta non ci siano differenze di classe, di caste, si soffre e si muore tutti allo stesso modo. Le ambulanze non ci sono per nessuno. Impareremo che siamo tutti uguali?”.

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