la scelta dei Grünen

La scelta tutta cuori dei Verdi tedeschi. Lui, lei e la cancelleria

Non c'è una foto in cui i due si guardino di traverso, manifestino una smorfia, un'alzata di occhi al cielo, un ghigno educato di risentimento. Nulla, soltanto affiatamento, soltanto affetto, soltanto stima l'uno per l'altra.

Micol Flammini

Robert Habeck è un trascinatore, è carismatico, spesso istintivo. Annalena Baerbock è competente, moderata, più politica di lui. Tutti e due fanno parte dell’ala realista dei Verdi e sarannno loro a decidere chi cercherà di diventare cancelliere alle elezioni di settembre, le prime post Merkel

Non c’è una foto in cui i due si guardino di traverso, manifestino una smorfia, un’alzata di occhi al cielo, un ghigno educato di risentimento. Nulla, soltanto affiatamento, soltanto affetto, soltanto stima l’uno per l’altra. Robert Habeck e Annalena Baerbock sono i leader che dal 2018 guidano i Verdi in Germania, sono riusciti ad accompagnare il partito nella scalata in questi anni che lo ha portato quasi al 30 per cento. Ma adesso è arrivato il momento di prepararsi alle elezioni di settembre e se i due hanno condiviso sempre tutto, persino la scrivania nel quartier generale del partito, bisogna ora scegliere chi  debba essere il candidato per la cancelleria, obiettivo ormai raggiungibile per il secondo partito dietro alla Cdu di Angela Merkel. La decisione dei Verdi verrà comunicata lunedì e nel frattempo i due continuano a farsi complimenti a vicenda, a fare il tifo l’uno per l’altra, a sponsorizzarsi ovunque,  anche su Instagram. 

 

Le differenze esistono e sembra quasi impossibile che due persone tanto diverse vadano così d’accordo. Robert Habeck è un trascinatore, è carismatico, spesso istintivo. Annalena Baerbock è competente, moderata, più politica di lui. Tutti e due fanno parte dell’ala realista dei Verdi, dello spirito meno fondamentalista che ha permesso a questo partito di crescere negli ultimi anni: dimostrandosi attento a trovare un compromesso tra le battaglie di sempre e gli interessi della nazione. Le differenze sono più caratteriali che di visione, ma a seconda di chi dei due verrà scelto, la campagna elettorale in Germania potrebbe essere molto diversa.  

 

In un’intervista Habeck ha detto che a volte “la decisione giusta è quella che apre le porte ad altri” e le sue parole sono sembrate già una dichiarazione. La Baerbock ha invece  accennato a un piccolo colpo al cuore qualora non dovesse essere la candidata alla cancelleria. Quasi un anno fa non c’erano dubbi che sarebbe toccato a Habeck rappresentare il partito. Filosofo e poeta, ha anche il sostegno di Daniel Cohn-Bendit, che di tutti i verdi è il precursore. Il leader rappresenterebbe una novità nella politica tedesca, ha un modo di parlare che poco assomiglia a quello degli altri politici: è schietto, poco tecnico e anche molto vanitoso. Annalena Baerbock ha dalla sua parte una maggior comprensione della politica, è pragmatica, tecnica,  preparata.  Al fianco dei possibili candidati degli altri partiti non si farebbe fatica a immaginarla. E’ quello il suo ambiente, è quello il suo linguaggio. E probabilmente Habeck di tutto questo è conscio ed è pronto a lasciare la porta aperta per la sua compagna di leadership. Lei è la sicurezza, lui è la novità. Lei è la continuità, lui la rottura. Un membro del partito ha detto alla Zeit che con lei il punteggio andrebbe dal 17 e al 19 per cento, con lui dal 14 e al 24.   

 

Ma Baerbock è anche una donna, e potrebbe essere questo il fattore decisivo. L’unica a correre tra candidati uomini e appartenente a un partito che tiene molto alla questione di genere. Dopo sedici anni di merkelismo, immaginare un uomo alla guida della Germania e una campagna elettorale tra soli uomini stona un po’. Tra i sostenitori di Baerbock c’è anche chi azzarda paragoni: vedete com’è sicura? vedete com’è preparata? non vi ricorda qualcuno?

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.