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Quello che Pompeo e Rep. non capiscono alla voce “predatori cinesi” in Italia

Massimo Mucchetti

Per gli Usa il Vaticano non deve trattare con la Cina e le aziende italiane, da Pirelli al gruppo Ferretti, non devono avere soci cinesi. Ma i due paesi su molte cose parlano la stessa lingua e Trump pretende la leadership dell'Occidente senza meritarsela 

Al direttore,

Massimo Franco racconta da par suo sul Corriere di come le pressioni USA sul Vaticano per fermare i negoziati con la Cina si siano risolte in un aiuto involontario alla Ostpolitik di Francesco. L’indiscrezione, fatta filtrare a seguito dell’intervista di Mike Pompeo a “Repubblica”, non solo svela la gesuitica perfidia della Chiesa millenaria di fronte a un provvisorio segretario di Stato, aderente per di più alla setta dei Sionisti Cristiani, ma suggerisce una riflessione più ampia ai trumpiani di casa nostra. Ridurre la Cina al mero Partito comunista, come fa Pompeo, non aiuta a capire quel Mandarinato 4.0 che, fra l’altro, evita gli effetti di un’implosione del gigante asiatico a un Occidente immemore dei disastri geopolitici delle primavere arabe o del Far West eltsiniano. D’altra parte, se gli USA non si preoccupano del loro debito pubblico (1,1 trilioni di dollari) in mano alla People’s Bank of China e aprono i loro mercati finanziari alle grandi società cinesi, perché mai dovremmo chiuderci a riccio, noi europei?

 

Pompeo paventa investimenti predatori. Giusto. Ma la Ue ci ha già pensato. E l’Italia ha il golden power. Senonché il segretario di Stato denuncia gli “investimenti predatori del Partito comunista cinese in Italia”. Ha ragione o sta dicendo sciocchezze? Vediamo. Chem China ha il 45 per cento di Pirelli e ha accettato uno statuto che riserva i principali poteri a Marco Tronchetti Provera; State Grid Corporation of China ha il 35% di Cdp Reti; Weichai Power l’87% dei gruppo Ferretti; Shangai Electric il 12% di Ansaldo Energia. In Ansaldo la partnership non ha funzionato e il socio cinese ha ridotto la sua quota. Amen. Il resto marcia. Ma per Pompeo dovremmo impedire al gruppo Ferretti di aprire un cantiere per navi da diporto in un’area industriale dismessa a Taranto dopo aver consentito ai fondi di private equity Candover e Permira di spremere come un limone questo gioiello del Made in Italy, il cui fallimento è stato evitato solo grazie all’iniziativa cinese. E’ legittimo preoccuparsi di quanto potrà accadere in Pirelli dopo Tronchetti, pur avendo taciuto quando l’investimento è stato fatto. Bene. Ma potremo pur scegliere se affidarci ai veti o se affiancare nuovi soci a Tronchetti così da trattenere il buono di Chem China evitando predazioni, possibili con Chem China ma anche con altri. Cdp Reti? Zero pericoli. Certo, vedremo se e come State Grid aprirà il mercato cinese a Snam e Terna, ma questo è business as usual.

 

Gli USA manifestano grandi timori per gli investimenti cinesi nel porto di Taranto e le forniture di apparati Huawei alle telecomunicazioni europee. E tuttavia non spiegano quali rischi misurabili corra l’Italia affidando alla società turca Ylport la concessione del porto pugliese. Ylport ha un partner di minoranza cinese? Il Copasir controllerà se i cinesi hanno speciali diritti di governance e progetti pericolosi in questa società, che peraltro appartiene a una colonna della Nato. Se fosse, si provvederà. Altrimenti, perché no? Telecomunicazioni. Gli USA non chiariscono come il fornitore americano di apparati 5G, che dovremmo scegliere al posto di Huawei, garantisca di non succhiare informazioni dalle reti europee, potendolo fare al pari del cinese. Se invece la questione vera non è la privacy ma la scelta di campo in una nuova Guerra Fredda, allora se ne dovrebbe discutere apertamente non solo tra USA e Italia, ma sopratutto tra USA e Ue. Giusto per evitare che, se tutto resta sul piano bilaterale, il Pompeo di turno se la prenda con i cantieri Ferretti e non con la Volkswagen che investe altri 15 miliardi in Cina sulla trazione elettrica.

 

Il presidente Trump pretende la leadership dell’Occidente, dopo aver cancellato il Trattato transatlantico ed essersi ritirato dagli Accordi di Parigi sul clima e mentre, beffa delle beffe, in sede Ocse boicotta i negoziati sulle molteplici questioni democratiche, fiscali e commerciali aperte dall’unica, vera e selvaggia acquisizione di dati personali in atto su scala planetaria, che è quella operata da Google e dagli altri Over The Top. Ma siccome le maggiori multinazionali del web sono americane e cinesi, ecco che in queste materie USA e Cina parlano la stessa lingua, al di là della procedura appena avviata contro Google sul piano domestico in odor di elezioni. Di fronte a tale spregiudicatezza, perché mai l’Italia dovrebbe essere più timida della Chiesa? La leadership dell’Occidente, per la quale gli USA vantano meriti storici, va comunque meritata. Anche oggi.

 

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