Brasile, sostenitori di Bolsonaro scendono in strada (LaPresse)

Il punto di svolta

Maurizio Stefanini

Pronti per un altro impeachment? In Brasile si sta consumando la presidenza Bolsonaro. L’ascesa di Sérgio Moro

Roma. Sérgio Moro, il giudice della Mani Pulite brasiliana che era la star del governo di Jair Bolsonaro, si è dimesso da ministro della Giustizia e della Sicurezza pubblica. Dopo aver messo in minoranza il presidente ostile al lockdown, l’ultimo scontro è stato sulla destituzione del capo della Polizia federale. “E’ quello che gli inglesi chiamano ‘turning point’. A partire da questo momento, il governo Bolsonaro perde buona parte dell’appoggio che aveva. E già si inizia a parlare di un impeachment come di una cosa prossima”, dice al Foglio Rubens Ricupero, giurista e diplomatico, presidente onorario del think tank Instituto Fernand Braudel de Economia Mundial, ex ministro dell’Ambiente e delle Finanze negli anni Novanta, e in seguito ambasciatore in Italia. “La cosa impressionante è che la rottura tra Moro e Bolsonaro è stata accompagnata dal silenzio dei presidenti di Camera e Senato, in genere abituati a reazioni dure – dice Ricupero – Forse questo significa che si intende passare la mano al Supremo Tribunale federale, presso il quale erano già iniziate due indagini: sulle fake news contro lo stesso Tribunale e il Congresso, e sulla manifestazione davanti al quartier generale dell’esercito cui ha preso parte lo stesso Bolsonaro. Le due indagini sono gestite entrambe dal giudice Alexandre de Moraes, e sembra che la prima sia quasi terminata. Probabilmente indicherà come principale responsabile della rete di fake news Carlos Bolsonaro, il secondogenito del presidente”.

 

Alla testa della Polizia federale è stato designato Alxandre Ramagem, che è considerato uno stretto amico proprio di Carlos, mentre al posto di Moro come ministro è stato designato l’avvocato e pastore presbiteriano André de Almeida Mendonça. “Venerdì scorso, lo stesso giorno in cui il presidente ha destituito il capo della Polizia federale contro il parere di Moro, de Moraes ha blindato i quattro delegati della Polizia federale incaricati dell’indagine. Né il presidente né il nuovo capo della Polizia potranno rimuoverli”, continua Ricupero. “E una terza indagine è stata aperta ora, per la denuncia dello stesso Moro secondo cui Bolsonaro ha interferito nel lavoro della Polizia per motivi politici. Era stato chiamato a deciderne il decano della Corte José Celso de Mello, che è uno dalla condanna facile. Con la decisione di aprire anche questo procedimento, per la presidenza Bolsonaro inizia un conto alla rovescia”.

 

Ma come nascono l’incontro e la rottura tra Moro e Bolsonaro? “La verità è che Moro aveva già una statura prima di entrare nel governo, grazie al suo ruolo nell’indagine Lava Jato. Sulla stampa brasiliana è appena uscita un sondaggio che dimostra come la sua popolarità sia ulteriormente cresciuta, dopo l’uscita dal governo. La stessa indagine mostra il crollo di popolarità di Bolsonaro, e il fatto che per la prima volta la grande maggioranza dei brasiliani voglia il suo impeachment. Moro si propone come il più forte candidato del centro-destra alle prossime presidenziali, e nel discorso con cui ha dato le dimissioni da ministro ha fatto capire che intende candidarsi. Bisogna ricordare che la bandiera della lotta alla corruzione in realtà Bolsonaro l’ha impugnata molto tardi. E’ stato deputato federale per 28 anni, e più che altro chiedeva di aumentare lo stipendio ai militari”.

 

Bolsonaro sarebbe il terzo presidente eletto dal popolo e rimosso con impeachment da quando è tornata in Brasile l’elezione diretta del presidente, dopo Collor e Dilma Rousseff. E Lula è finito in galera. Solo Cardoso l’ha scampata. “Il sistema politico brasiliano è altamente disfunzionale perché permette una moltiplicazione eccessiva di partiti: ce ne sono oltre 30 al Congresso – dice Ricupero – Nessun presidente ha mai avuto una maggioranza, e così c’è necessità di negoziare appoggi in cambio di favori e cariche. Ovvio che si crea un clima favorevole alla corruzione. In più è un sistema rigido, essendo presidenziale. Quando si arriva a una crisi l’unica possibilità di soluzione è quella traumatica dell’impeachment. Personalmente credo che il Brasile funzionerebbe meglio con un sistema parlamentare, e comunque ci vorrebbe una clausola di sbarramento alla tedesca, per ridurre drasticamente il numero dei partiti. Ma la gran parte dei deputati e senatori con una tale riforma non verrebbe rieletto, e quindi non la voteranno mai”.

 

Anche la gestione del coronavirus ha riproposto l’immagine del “Trump brasiliano”, gli stati Uniti sono al primo posto mondiale come vittime, e il Brasile ha appena superato i morti della Cina. “Ma l’economia statunitense va bene, mentre quella brasiliana andava male anche prima del Coronavirus – ricorda Ricupero – Credo poi che Donald Trump sia più abile. Inoltre Bolsonaro ha un rapporto con i militari per cui più che a Trump assomiglia al venezuelano Maduro. Per fortuna in Brasile, a differenza del Venezuela, il potere giudiziario, la giustizia costituzionale e il Parlamento sono riusciti a salvaguardare la propria indipendenza”.

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