Nicolás Maduro (foto LaPresse)

I dittatori al tempo del Covid-19

Maurizio Stefanini

Togliere le sanzioni per la pandemia? L’analisi del segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro, che pensa soprattutto alla vulnerabilità dei popoli

“Togliere le sanzioni al Venezuela per aiutare la lotta al coronavirus? Ma la sanzione più grave che il popolo venezuelano sta soffrendo è quella dovuta all’inefficienza e alla corruzione del proprio stesso governo”, spiega Luis Almagro: ex-ministro degli Esteri uruguayano, nel governo di sinistra di Pepe Mujica, e dal 2015 segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa). “C’è il coronavirus, ma ciò non cambia che paesi come Cuba, Venezuela e Nicaragua siano sotto una dittatura. E proprio queste dittature rendono i popoli più vulnerabili, per una cattiva gestione economica che fa mancare cibo e medicinali”, aggiunge Dita Charanzová: eurodeputata ceca e vicepresidente del Parlamento Europeo con l’incarico per l’America Latina.

 

I due hanno parlato a un evento organizzato dal Cato Institute a Washington (non ospitato, relatori e pubblico erano in teleconferenza via Zoom) rispondendo alla richiesta dei governi di Venezuela e Cuba che vorrebbero la rimozione delle sanzioni durante la pandemia. Con Almagro e la Charanzová c’era anche Diego Arria, ex-rappresentante del Venezula all’Onu, che nel 1992, da presidente del Consiglio di Sicurezza, inventò una “Formula Arria”. Cioè la possibilità dei membri del Consiglio di organizzare riunioni informali per approfondire questioni internazionali attraverso il confronto con esperti. Non solo, nel 2011, da esponente dell’opposizione fu lui a denunciare Hugo Chávez presso la Corte Penale Internazionale. Come ha ricordato la Charanzová, “quei regimi, mentre chiedono la revoca di sanzioni, vogliono approfittare della pandemia per concentrare ancora di più il potere nelle proprio mani”. Tuttavia dal punto di vista dell’Unione europea solo il Venezuela è sotto sanzioni.

 

Secondo la vicepresidente del Parlamento europeo, “l’Ue ha puntato sul dialogo, ma il regime di Nicolás Maduro ha dimostrato chiaramente di non avere alcuna intenzione di dialogare sul serio. La situazione dei diritti umani è anzi peggiorata”. Quindi secondo lei le sanzioni dovrebbero essere semmai aumentate colpendo anche “l’export dell'oro, che è diventato il salvavita del regime”. Nicaragua e Cuba invece non sono sotto sanzioni Ue, anche se il regime dell’Avana è sotto embargo Usa.

 

Con il Nicaragua c'è comunque un accordo di associazione economica tra Ue e Centroamerica che contiene una clausola che prevede la sospensione in caso di gravi violazioni dei diritti umani. E anche con Cuba c’è un accordo di dialogo politico e cooperazione economica che il Parlamento europeo aveva ratificato chiedendo una road map sulla costruzione di uno stato di diritto. Invece sono aumentati i prigionieri politici. Secondo Charanzová sarebbe il caso di sospendere entrambi gli accordi.   

 

“Vogliamo un emisfero libero da dittature” proclama Almagro, parlando di “imperativo morale che però a volte è stato diluito in funzione di precisi interessi”. E ha ricordato i petroldollari e il greggio che Chávez distribuiva a destra e a manca all’epoca delle vacche grasse. Anche lui ritiene che il negoziato sia stato utilizzato dal regime venezuelano “solo per guadagnare tempo e legittimarsi. Al regime non sembra importare il costo politico della repressione e del disastro in cui ha condotto il paese”. In questo contesto, e considerato che gli Usa che hanno posto una taglia su Maduro e hanno mandato navi nei Caraibi, “la proposta di aumentare le sanzioni è necessaria ed è un imperativo: non possiamo permettere che un regime si nasconda dietro al coronavirus per fare la vittima”. 

“Il negoziato può essere l’oppio del diplomatico”, concorda Arria, che ricorda il suo lavoro nella ex-Jugoslavia: “Durò cinque anni, e alla fine ci vollero le bombe su Belgrado”.     

 

Ovvio che se il coronavirus non deve far dimenticare le dittature, neanche le dittature devono far dimenticare il coronavirus. Almagro ricorda che in America Latina i due terzi dei lavori sono in nero e un terzo delle donne sono vittime di violenza domestica, per spiegare “la difficoltà di imporre il lockdown in una regione dove la gente deve letteralmente uscire di casa per guadagnarsi il pane e le vittime possono trovarsi chiuse assieme al loro persecutore. Nessuna delle organizzazioni internazionali era preparata a questa crisi. Tutto quando dovrà essere completamente ridisegnato in futuro”.