Una mappa sull'antisemitismo

Redazione

Perché il governo polacco vuole cambiare la storia dell’Olocausto su Netflix

La legge sulla memoria dell’Olocausto, che vieta di accusare la Polonia di complicità con i nazisti o anche soltanto di alludere a una complicità attraverso l’uso dell’espressione “campi di concentramento polacchi”, riemerge di tanto in tanto nella vita politica e culturale di Varsavia. Come nel caso della lettera che il premier polacco Mateusz Morawiecki ha inviato al ceo di Netflix, Reed Hastings, per chiedere una correzione. Nel documentario “Solo il diavolo lo sa” compare una mappa con tutti i campi di sterminio dislocati sul territorio europeo, anche in Polonia.

  

   

Morawiecki ha chiesto di sostituire la mappa perché quella che nel documentario viene rappresentata come Polonia, all’epoca era occupata dalla Germania nazista. “E’ importante onorare la memoria e conservare la verità a proposito della Seconda guerra mondiale e dell’Olocausto”, ha scritto il premier, accusando la piattaforma di voler riscrivere la storia e di aver proposto un lavoro impreciso. La legge sulla memoria dell’Olocausto approvata a febbraio ha preoccupato molto gli storici: impone delle limitazioni nel linguaggio e anche nella ricerca e rende ancora più difficili approfondimenti su episodi ancora oscuri della storia nazionale. Come il massacro avvenuto nella cittadina di Jedwabne, dove nel 1941 i cittadini polacchi uccisero i loro vicini ebrei, vicenda chiarita soltanto nel 2000 grazie al libro pubblicato dallo storico Jan Gross, successivamente minacciato e insultato per “aver raccontato una storia che i polacchi non volevano sapere”.

   

Varsavia ha dei problemi con il suo passato e il governo nazionalista del PiS ha fatto una legge per non doverne più sentir parlare. Un tentativo infantile che porta ad atti infantili, come la lettera del premier al ceo di Netflix. Ogni 11 novembre in Polonia si celebra l’indipendenza con una marcia in cui da alcuni anni vengono fuori tutti i peggiori istinti del paese: cori da stadio, slogan dell’estrema destra e insulti antisemiti e razzisti. Il copione si è ripetuto anche quest’anno. Una legge per far finta che l’antisemitismo non sia mai esistito in Polonia non aiuta né a curare le ferite né a ragionare sugli errori, del passato e del futuro.

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