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Perché Abu Bakr al Baghdadi si fa sentire più ora di quando aveva un Califfato

Daniele Raineri

Il capo dello Stato islamico ha diffuso un nuovo messaggio audio a soli cinque mesi dalla sua ultima apparizione. E tenta di convincere i delusi che il jihad è la sola soluzione possibile

Roma. Il capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, ha diffuso un messaggio audio a soli cinque mesi dalla sua ultima apparizione – in video. E’ come se in questo momento di crisi del gruppo volesse farsi sentire di più e da poco sappiamo che questa è una richiesta molto diffusa tra i suoi sottoposti. La settimana scorsa dotti e leader dissidenti dello Stato islamico che mandano messaggi attraverso un canale Telegram hanno pubblicato alcuni dei consigli inascoltati che avevano mandato ad al Baghdadi quasi un anno fa. E’ un testo che risale alla fine del 2018, quando lo Stato islamico era assediato in una striscia di terra in Siria, ed è stato pubblicato ora perché i dissidenti vogliono dimostrare che loro tentavano di dare buoni consigli al capo, ma che lui non li accoglieva. La richiesta numero uno era: mostrati di più, quando sparisci per dieci mesi di seguito senza dare cenni tutto lo Stato islamico rimane senza indicazioni chiare e senza il suo collante e ha l’impressione che tu sia fuggito, abbandonando tutti al loro destino (e in effetti Baghdadi in quei giorni non era più in quella striscia di terra circondata dai nemici, era già al sicuro altrove). Il capo dello Stato islamico non prende in considerazione questi consigli, ma potrebbe pensare che non sono infondati e questo spiegherebbe perché è tornato a farsi sentire così presto. Prima incideva un solo messaggio all’anno, adesso siamo già a due in pochi mesi – e va considerato che ogni produzione di questo tipo da parte della casa madre al Furqan che si occupa delle produzioni più importanti del gruppo terroristico viola la bolla di sicurezza del capo, perché è necessario che un corriere prenda in consegna l’audio, e quindi anche se soltanto per poco espone Baghdadi ai suoi inseguitori. Inclusi i servizi di sicurezza di mezzo mondo.

 


La locandina del comunicato che annunciava il messaggio di al Baghdadi sui social 


 

Il discorso non presenta novità sostanziali e risponde indirettamente anche a un’altra lamentela dei detrattori interni, che accusano Baghdadi di avere abbandonato i prigionieri, uomini e soprattutto donne. Il capo dello Stato islamico chiede che siano liberati, se necessario anche pagando un riscatto.

 

Il recupero dei prigionieri e l’onore delle donne è un tema molto ricorrente nello Stato islamico e del resto la seconda, massiccia campagna di cui si occupò Baghdadi quando divenne capo del gruppo nel 2010 fu proprio quella per liberare centinaia di membri del gruppo dalle carceri irachene, a volte con assalti armati e a volte con mazzette (la prima invece consistette in una serie di attacchi multipli che avevano la caratteristica di consumarsi nel giro di poche ore ma in tante città diverse). Per il resto Baghdadi tenta di convincere i delusi creati dalle mille crisi mediorientali, dalla repressione in Egitto alla sconfitta militare in Siria fino alla giunta militare in Sudan e al conflitto eterno in Yemen, che il jihad è la sola soluzione possibile. Quindi, dice, se persone che fino a ieri combattevano in altre fazioni o addirittura per i governi comprendono di avere sbagliato e vengono ad arruolarsi nello Stato islamico, accettateli. E’ l’istituto della tawba, il pentimento, molto usato per ingrossare i ranghi del gruppo – molto degradati rispetto a qualche anno fa.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)