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Le elezioni locali in Inghilterra puniscono conservatori e laburisti

Gregorio Sorgi

I due partiti penalizzati dall’impasse sulla Brexit, mentre i Lib-dems guadagnano molti seggi

Dalle elezioni locali in Inghilterra arrivano pessime notizie per i conservatori e per i laburisti. Sia il partito di governo sia quello di opposizione registrano perdite enormi, mentre i Liberal-democratici e i Verdi guadagnano seggi in tutto il paese.

 

Le ultime stime parlano di un aumento di 293 consiglieri per i Lib-dems, ma lo scrutinio prosegue e i numeri aumenteranno nel corso della giornata. Nella maggior parte delle città inglesi non è prevista l’elezione diretta del sindaco: ogni circoscrizione elegge il proprio consigliere, e il partito con il maggior numero di rappresentati elegge il council leader (il capo del consiglio comunale), che corrisponde a grandi linee al nostro sindaco. Per la deputata lib-dem Layla Moran “questi sono i (nostri) risultati migliori alle elezioni locali dal 2003”. Il partito di Vince Cable, apertamente schierato per un secondo referendum sulla Brexit, ha rubato voti soprattutto nelle roccaforti dei conservatori. Ad esempio, ha conquistato 37 seggi a Bath e North East Somerset, una zona storicamente filo-Tory, dove risiede Jacob Rees-Mogg, il deputato conservatore falco della Brexit.

 

L’ex leader del consiglio comunale, il conservatore Tim Warren, si è affrettato ad accusare la Brexit per la debacle elettorale. “Ho l’impressione che abbiamo ricevuto una batosta per qualcosa che non è stata colpa nostra”, ha detto Warren: “Non mi piace dare la colpa a qualcun altro, però la Brexit non ha aiutato”. I conservatori sono stati sconfitti 463 seggi (ne hanno guadagnati solo 37).

 

Anche sul fronte laburista, i risultati deludenti (un saldo negativo di 58 consiglieri) hanno innescato un processo sulla Brexit. La corrente euroscettica del partito, che non ha visto di buon occhio l’apertura di Corbyn a un secondo referendum, è stata rinvigorita dai risultati delle urne. Il Labour è stato sconfitto nelle storiche roccaforti a nord dell’Inghilterra che nel 2016 avevano votato per uscire dall’Ue. Un esempio emblematico è Sunderland, una città euroscettica ma tradizionalmente filo-laburista, dove il partito di Jeremy Corbyn ha perso dieci seggi . Anche l’ex leader del consiglio comunale di Sunderland, Graeme Miller del Labour, ha dato la colpa alla Brexit. “Ci ha indebolito la nostra posizione sul secondo referendum. I cittadini di Sunderland ci hanno detto ‘non lo accettiamo’. Stasera c’è stato un grande voto di protesta”. L’ambiguità di Corbyn sul secondo referendum ha penalizzato i laburisti alle urne. Ora avrà un mese di tempo per nuove tattiche in vista delle elezioni europee del 26 maggio.

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