Luigi Di Maio (foto LaPresse)

L'altro Ping Pong di Giggino sulla Cina

Redazione

Il Mise pubblica un’intervista a un ambasciatore, ma dimentica una risposta

Secondo la Treccani, l’intervista è “un colloquio che un giornalista, un corrispondente di agenzia, un radiocronista o altra persona appositamente incaricata ha con una personalità politica, con rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte, dello sport, o in genere con persone legate a fatti di cronaca, per averne dichiarazioni, opinioni, notizie su determinati argomenti che sono pubblicate poi su un giornale o trasmesse per radio o televisione”. E’ trascorsa una settimana da quando il ministero dello Sviluppo economico, il dicastero guidato dal vicepremier Luigi Di Maio, ha pubblicato sul suo sito istituzionale “un’intervista” all’ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu. E’ passata una settimana e nonostante il Foglio abbia interpellato, tra gli altri, anche Giorgio Chiesa, capo ufficio stampa del ministero dello Sviluppo economico per capirci qualcosa, ancora nessun chiarimento ufficiale è arrivato rispetto a una vicenda passata inosservata, ma piuttosto tragicomica. Perché un’intervista non firmata – e il ministro, che è giornalista pubblicista, dovrebbe saperlo – è tecnicamente attribuibile a una cosiddetta “fonte primaria”, cioè al ministero stesso. In pratica è come se Di Maio, dopo la figura fatta davanti al “presidente Ping”, avesse intervistato l’ambasciatore cinese per sapere se ha fatto una bella figura. Il testo è composto da tre domande, in cui viene chiesto all’ambasciatore di commentare la recente visita di Di Maio a Shanghai – della serie: siamo stati bravi? Ma quanto bravi? E le risposte dell’ambasciatore sono entusiaste, ça va sans dire. Ma è mai capitato che un ministero intervistasse l’ambasciatore di un paese straniero per commentare la politica italiana? L’ambasciatore americano in Italia ha mai commentato una visita di un ministro in America, per esempio, sul sito della Farnesina? No, non è mai successo. Né succede in altri paesi, parliamo di quelli sviluppati e democratici, dove in genere i ministeri rispondono alle richieste di chiarimento della stampa, soprattutto se riguardano la genesi e le motivazioni di un fatto così insolito. Nei paesi normali i ministeri rispondono ai giornali, da noi fanno le interviste al posto loro.

 

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