Erdogan vince le elezioni in Turchia e conquista nuovi poteri presidenziali

Enrico Cicchetti

Il presidente uscente avrebbe vinto al primo turno un nuovo mandato di cinque anni, assicurandosi il potere fino al 2023. Per i risultati ufficiali bisogna aspettare venerdì

Aveva già dato per certa la sua vittoria ieri sera, a urne chiuse da poche ore e nonostante la Commissione elettorale suprema della Turchia (YSK) non avesse ancora annunciato i risultati ufficiali. Il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato che la sua Alleanza si è assicurata la maggioranza in Parlamento. Ma i funzionari del principale partito di opposizione, il Chp, continuavano a sostenere che non era così, che molto probabilmente si sarebbe andati al secondo turno anche nelle elezioni presidenziali e che le notizie diffuse dall'agenzia di stato AA servivano solo a manipolare l'opinione pubblica e demoralizzare gli scrutinatori. Per la prima volta nella storia della Turchia, infatti, le elezioni presidenziali si sono svolte contemporaneamente a quelle legislative.

 

Oggi invece arriva la conferma: Erdogan ha vinto un nuovo mandato di cinque anni, assicurandosi il potere fino al 2023, dopo aver ottenuto la vittoria assoluta nel primo turno. Il presidente 64enne, alla guida del paese da 15 anni, ha pronunciato il classico discorso trionfale dal balcone del quartier generale del suo partito nella capitale, Ankara, alle tre del mattino: "Il vincitore è ciascuno degli 81 milioni dei miei cittadini", ha detto, mentre una folla inneggiava ad Allah, le auto facevano caroselli per la centrale piazza Taksim a Istanbul e la lira turca impennava dello 0,55 su dollaro ed euro.

    

I risultati finali saranno annunciati venerdì ma intanto il capo della Commissione elettorale Sadi Guven ha detto che il presidente "ha ricevuto la maggioranza assoluta di tutti i voti validi": con il 99 per cento dei voti contati Erdogan sarebbe al 53 per cento e il suo rivale più vicino, Muharrem Ince del Chp, al 31 per cento. L'opposizione deve ancora riconoscere ufficialmente la sconfitta, ma ha detto che continuerà la sua lotta democratica "qualunque sia il risultato". Erdogan vince quindi la sua scommessa e il successo elettorale gli consente la definitiva trasformazione del sistema politico del paese: le elezioni completano la transizione verso la repubblica presidenziale di stampo autoritario. Il nuovo sistema, che nell'aprile 2017 è stato approvato con un margine ristretto in un referendum costituzionale, abolisce la figura del primo ministro, per assegnare al presidente il doppio ruolo di capo di stato e di governo.

     

Alle elezioni parlamentari è sempre l’Akp, il partito di Erdogan, ad assicurarsi la maggioranza, raccogliendo il 42,5 per cento dei consensi, secondo i risultati parziali. In coalizione con l'Akp, i nazionalisti dell'Mhp sarebbero oltre l'11,3 per cento per un totale che sfora il 54 per cento. Un risultato che garantisce a questa coalizione 342 voti, molto oltre la maggioranza assoluta di 301 seggi nel nuovo parlamento turco, che in virtù della riforma costituzionale passa da 550 a 600 parlamentari. Ma la maggioranza assoluta è garantita solo in virtù dell'alleanza Akp-Mhp, e il partito di Erdogan è comunque in lieve caduta. Sfiorerebbe il 40 per cento la coalizione formata dai repubblicani del Chp, al 22,5 per cento, l'ultra nazionalista Iyi parti di Meral Aksener al 10 mentre i conservatori di Saadet superano di poco l'1 per cento. A questa seconda coalizione saranno assegnati 192 seggi. Sopra la soglia del 10 per cento, oltre al neonato Iyi parti, anche i filo curdi dell'Hdp, che con il 10,84 per cento delle preferenze si sono garantiti 66 seggi, nonostante il loro leader e numerosi parlamentari abbiano fatto campagna dalle celle delle prigioni turche.