Heiko Mass

Come è un maschio anti alfa che fa il leader? Ecco il tedesco Heiko Maas

Paola Peduzzi

Il nuovo ministro degli Esteri dell'Spd nella mischia

La battaglia è finita, i morti sono stati sepolti, l’abito della parata è stato stirato, ci si gode il momento: non è tornata la pace, ma la tregua per ora basta. Il Partito socialdemocratico tedesco (Spd) ieri ha presentato i suoi ministri, la settimana prossima – il 14 marzo – si insedia il nuovo governo, il quarto mandato della cancelliera Angela Merkel, un’altra coabitazione, sofferta ma inevitabile. Il potere dell’Spd, questa volta, sembra sulla carta più alto rispetto al passato, grazie al negoziato guidato dall’ex leader Martin Schulz, che nel frattempo è stato fatto fuori: per la bassa popolarità, per un cambio di idea che non è stato perdonato (aveva detto mai più con la Merkel, ha fatto il contrario), per una cattiveria che esplode così, incontenibile, soltanto nei partiti che non conquistano i risultati elettorali sperati. Sette ministri, tre uomini e tre donne, Olaf Scholz alle Finanze, Heiko Maas agli Esteri, Katarina Barley alla Giustizia, Hubertus Heil al Lavoro, Franziska Giffey alla Famiglia, Svenja Sculze all’Ambiente, e una grande aspettativa da parte del resto dell’Europa, che spera al contempo che si facciano le riforme e si attenui il rigore, perché si procede anche così, tra noi europei: per contraddizioni.

 

La sorpresa più grande è arrivata dal ministero degli Esteri: il designato è il cinquantunenne Heiko Maas, già ministro della Giustizia dal 2013, e sintesi della volontà di collaborazione grancoalizionista. Maas viene dal Saarland, dove ha battagliato, perdendo, con la ex governatrice Annegret Kramp-Karrenbauer, che è appena stata nominata nuova guida della Cdu ed è considerata la prossima Merkel. Maas non ha grande esperienza in politica estera, “ma non ce l’avevano nemmeno i suoi predecessori, Steinmeier e Gabriel – dice al Foglio Thomas Wieder, corrispondente a Berlino del Monde – se la sono fatta facendo i ministri. Ma è stato molto critico con Recep Tayyip Erdogan, e sarà interessante vedere come reagirà la Turchia a questa nomina, visto che i rapporti sono già tesi”. Ha fatto molto parlare di sé per una legge controversa contro l’hate speech sui social media, in vigore dal primo gennaio scorso. “E’ un uomo molto impegnato – dice Wieder – con convinzioni forti, soprattutto contro l’estrema destra e l’Afd”. Ma è anche la tipologia di politico che fa discutere, in tempi di leader-macho e di fascinazione per gli uomini forti: qualche anno fa la Zeit definì Maas “il politico anti alfa”. Era il 2015 e Maas incappò in uno scontro con un procuratore generale molto aggressivo: patì lo scontro, i suoi modi più delicati e dialoganti furono interpretati come mancanza di forza, finì per licenziare il procuratore ma gli restò attaccata l’etichetta del maschio anti alfa, molto elegante e molto fragile.

 

Ora Maas si troverà di nuovo a difendere il suo approccio visionario e tranquillo, in un ruolo che è un po’ il simbolo dello scontro “alfa” nell’Spd. Buona parte degli ultimi tormenti della sinistra tedesca è precipitata su questo dicastero, lo specchio dei sopravvissuti al conflitto interno al partito. Quando a febbraio si è chiuso il primo negoziato di grande coalizione, Schulz disse che avrebbe voluto fare il ministro degli Esteri – il suo sogno, dopo quello di essere premier, che già era irrealizzabile. Il tenutario del ministero, nonché ex leader dell’Spd, Sigmar Gabriel, non la prese bene: parlò di tradimento, fece intendere di aver ricevuto garanzie che non erano state mantenute e mise in bocca alla figlioletta Marie, felice di aver di nuovo il papà a casa tutto per sé, un’espressione rivolta a Schulz – “l’uomo con i capelli in faccia” – che divenne in poco tempo lo slogan dello scontro. Poi Gabriel si scusò, e Schulz fu conciliante, siamo irosi allo stesso modo io e te, ma tanto ormai la resa di Schulz era stata notificata, e non era nemmeno più necessario sbertucciarsi a vicenda.

 

Gabriel aveva vinto, poteva continuare ad ambire alla propria riconferma, che però due giorni fa non è arrivata: mi dedicherò alla famiglia (Marie tornerà a sorridere, ma per ora non ha rilasciato commenti), ha detto Gabriel. I nuovi leader dell’Spd – la grintosa Andrea Nahles e il prossimo ministro delle Finanze, Olaf Scholz, misterioso ma, si dice, spietato – non lo hanno più voluto: troppo individualista e troppo imprevedibile, han fatto sapere. E così ieri, alla parata dei sette, orgoglio della Nahles che ha voluto con molta forza questa grande coalizione, è tornato Maas, il maschio beta, che negli scontri con Gabriel – ne ha avuti tre – ha sempre perduto, rimettendosi al potere del più forte, e continuando a mostrargli rispetto. Ma, diceva lo Spiegel ieri, non bisogna sottostimare Maas: il maschio beta è un po’ come le mogli, fa credere al maschio alfa che le decisioni siano le sue, e fa come vuole lui.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi