Viola Carofalo (foto LaPresse)

Il Venezuela sognato da Viola Carofalo non esiste

Maurizio Stefanini

La leader di Potere al popolo spiega: “Non vogliamo il modello Maduro, ma il modello politico venezuelano idealmente costituito da piccole comunità”. La filosofa Yoris: “Venga a stare per qualche giorno qua senza dollari”

Giovedì sul Foglio avevamo raccontato la simpatia della leader di “Potere al Popolo”, Viola Carofalo, per il “modello Venezuela”. Un “punto molto controverso”, come lo ha definito salto.bz, sito web locale di Bolzano che, prima di un comizio in città, ha chiesto a Carofalo se intendesse smentire le sue dichiarazioni. “Non smentisco ma chiarifico”, è stata la risposta. “Quello che ho detto al giornalista argentino - ha spiegato - non è che avrei voluto portare il 'Modello Venezuela' in Italia con tutte le sue conseguenze: ovviamente no! Si stava discutendo di modelli politici e quello venezuelano, che idealmente è costituito da piccole comunità, piccoli centri di rappresentanza, potrebbe essere un modello esportabile in un paese come il nostro. Così si costruire la democrazia dal basso, non chiediamo i clic ma la partecipazione delle comunità. Insomma, nessun 'Modello Maduro'”.

 

In realtà, anche quando parla di “piccoli centri di rappresentanza” le cose non stanno esattamente come spiegato dalla leader di “Potere al Popolo”. Per Carlos Blanco, ex-ministro venezuelano negli anni '90 e oggi docente di Scienze Politiche alla Boston University, “lo Stato Comunale stava nel progetto di riforma costituzionale presentato Hugo Chávez nel 2007 e sconfitto al referendum”. Quell'idea di una serie di consigli comunali, operai, contadini e studenteschi, non eletti e titolari di una “proprietà sociale diretta”, ha sedotto molti. Secondo Blanco, però, aveva il solo scopo di esautorare le amministrazioni locali in mano all'opposizione. Con Maduro ci sono invece le Clap: Comitati Locali di Fornitura e Produzione cui si accede attraverso il cosiddetto Carnet della Patria. Cioè, un tesserino che nell'affamato Venezuela dà accesso a un minimo di generi di prima necessità. “Questa relazione tra Potere Comunale, Carnet della Patria e Clap costituisce il meccanismo di controllo politico da parte del regime di Maduro”.

 

“Peraltro in un paese dove il salario minimo è di 350.000 bolivares al mese e un chilo di carne ne costa 380.000”, puntualizza Corina Yoris, presidente della Società Venezuelana di Filosofia e già direttrice della Scuola di Filosofia della prestigiosa Università Cattolica Andrés Bello. Lei al dibattito venezuelano a proposito della democrazia diretta ha dedicato un libro. Per questo cita Norberto Bobbio e il Marx degli scritti sulla Comune di Parigi. “Ma in Venezuela - aggiunge - la democrazia assembleare è pura propaganda! A meno di non vivere sulla Luna, dove pare viva la signora Carofolo, dovrebbe essere chiaro che qui il potere è sequestrato da una cricca che governa con metodi da Stato totalitario”.

 

La professoressa Yoris ci racconta che, prima di parlare con noi, ha trascorso un'intera mattinata a cercare medicine introvabili, e a casa sua ci sono state una ventina di interruzioni di elettricità nelle ultime 24 ore. “La signora Carofalo - conclude - se vuole veramente sperimentare il modello venezuelano venga a stare per qualche giorno qua senza dollari: in un paese completamente dollarizzato, dove un professore guadagna 5 dollari al mese. Provi ad avere un problema di salute: non le auguro niente di grave, basta una febbriciattola. Cerchi di procurarsi un'aspirina, o una qualsiasi altra medicina. E vediamo poi se ha ancora il coraggio di parlare di democrazia dal basso e Modello Venezuela!”.