Il presidente degli Stat Uniti, Donald Trump (foto LaPresse)

Tra Weinstein e Trump, il tramonto della sfumatura

Giuliano Ferrara

Le linee rette delle ideologie sono in conflitto. I maschi avranno meno potere verso le femmine, i cittadini saranno riconfortati dal grande disgelo dell'imposta e dello stato Re: ma per fare cosa?

Tempi interessanti, non conoscono sfumature. Una banda di putiniani che circonda un tipaccio incapace di credere in alcunché tranne sé stesso si impadronisce della Casa Bianca con i voti giusti di gente sbagliata, un pugno di forgotten men. Fallisce in tutto (immigrazione, nucleare, clima, muro, stile, Twitter) tranne che sulla Corte Suprema e sulle tasse, questioni non secondarie su cui si gioca un possibile nuovo boom economico e finanziario (è la stessa cosa, mio Dio), la riduzione del potere dello stato sulla vita dei cittadini, la scommessa neoliberale sul lavoro e il benessere, un minimo aggiustamento delle pretese opprimenti dei libertari che fanno i froci con la libertà degli altri. Era dai tempi di Reagan che non accadeva. Chapeau. Si è sempre saputo tra noi immoralisti machiavelliani che dai banditi narcisisti devi aspettarti il peggio e prendere il meglio, e il meglio di Trump, questo Castruccio Castracani del Grande Fratello, si chiama Goldman Sachs e Pentagono. Speriamo che la doppia filiera duri abbastanza, e che Muller riesca a finire in pace il suo lavoro di disinfestazione nazionale.

 

Parte da Hollywood una nuova rivoluzione femminista, la parola liberata. La dignità della donna (Weinstein) e quella del maschio (Spacey) è incapsulata nella libertà delle loro chiappe dai palpeggiamenti indesiderati. Straordinaria rivoluzione che deve ora procedere con la censura: che ne facciamo di Ultimo Tango a Parigi, di Goldfinger e di una quantità di testimonianze dell’arte in cinema e letteratura, forse solo la musica si salva, che parlano dell’amore e del sesso come scortico e conflitto tra adulti dissenzienti, salvo i reati penali? La liberazione della parola, nella versione degli anti-Barney, degli ultrà liberal, si trasforma in cattura della parola e della libertà d’espressione: d’ora in poi si cancellano dallo schermo le sigarette, d’accordo, gli attori e gli anchor unwanted, spesso campioni liberal, unwanted come le loro profferte abusive, e un tripudio di censura, come la vecchia, cara ghigliottina, corona una stagione di terrore on the record (i media sono da tempo il nuovo tribunale che accusa e condanna), stagione chiamata da David Remnick del New Yorker, senza grande fantasia, l’autunno del patriarca. Si passa da Woody Allen, che della sfumatura e della caccia alle streghe sessuali è il re e la vittima, a Ron Farrow, il figlio di Mia che ha incastrato il porco in nome della mamma. Non so quanto sia un guadagno, vedremo.

 

Intanto che la disonestà produce un magnifico taglio fiscale e l’onestà molto dignitosa decreta la fine della coquetterie, della cavalleria e della litigiosa seduzione, intanto bisogna dire che il tramonto della sfumatura è in sé un grave male morale e psicologico, per non dire altro. Per chi sia innamorato delle donne, degli outsider e in genere degli esseri umani ritrovarsi tra Trump e Weinstein nell’autunno del patriarca e nella variante newyorkese del putinismo è sconfortante. Non si può escludere che i risultati siano paradossalmente buoni, che le spennatrici di polli del Kentucky possano obbligare il loro boss con la Terreur a tenere le mani a posto, ecco una eventuale buona notizia, e che il fiscalmente corretto si prenda una bella stangata, anche. Ma ognuno vede che le linee rette delle ideologie sono in conflitto, i maschi avranno meno potere verso le femmine e verso altri maschi, i cittadini saranno riconfortati dal grande disgelo dell’imposta e dello stato Re: ma per fare cosa, autoerotismo a parte?

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.