Angela Merkel. Foto LaPresse

A Berlino si aprono i negoziati con l'Spd (no, la Merkel non è finita)

Daniel Mosseri

Molti tormenti tra i socialdemocratici tedeschi, ma intanto il dialogo con la cancelliera è aperto. Alcune ipotesi di governo

Berlino. In molti, in Italia e nel mondo, l’avevano data per spacciata, leggendo nella fine del negoziato per la coalizione Giamaica la fine della carriera politica di Angela Merkel. La cancelliera sta invece dimostrando di essere ancora al centro della politica tedesca. Complice la ferma volontà del presidente federale Frank-Walter Steinmeier di evitare elezioni anticipate a tutti i costi, e complice il senso di responsabilità del Partito socialdemocratico (Spd) di cui, per inciso, anche Steinmeier è espressione, Merkel ha ancora alcune frecce al suo arco. La cancelliera uscente (e in pectore) deve ringraziare il capo dello stato che ha convocato al palazzo di Bellevue il leader socialdemocratico Martin Schulz, convincendolo in 70 minuti a gettare alle ortiche la linea dell’opposizione-a-tutti-i-costi scelta dalla Spd due mesi fa. Venerdì Schulz si è detto disponibile a colloqui con la Cdu della cancelliera alla presenza di Steinmeier. Una circostanza “del tutto inusuale per la tradizione tedesca”, osserva al Foglio Christoph Butterwegge, politologo dell’Università di Colonia, “ma se il Bundestag non trova soluzioni da solo, sta al presidente dare una mano. Tanto più che starà a lui incaricare un nuovo cancelliere”. Lo prescrive la Costituzione sia per dare vita a un nuovo governo sia per andare verso nuove elezioni. Steinmeier si incontrerà con i rappresentanti dei partiti a partire da giovedì prossimo.

 

Per Butterwegge il cambio di linea della Spd è l’indicazione che la Germania si sta muovendo verso il quarto governo Merkel, “ma è evidente che la Spd imporrà un prezzo alla cancelliera prima di darle aiuto”. Il che dà il senso di una politica tedesca pragmatica, non giocata sui personalismi ma legata agli obiettivi. I socialdemocratici in altre parole non odiano aprioristicamente la cancelliera che pure li ha sconfitti alle urne nel 2009, 2013 e 2017, ma valutano quale linea imporle adesso che più ha bisogno di loro. In questo sono facilitati da una cancelliera che un po’ alla volta si è spostata da destra verso il centro chiudendo le centrali nucleari, dicendo di sì a reddito minimo e nozze gay, e aprendo ai profughi mediorientali. La patata bollente torna adesso nelle mani di Martin Schulz. “Se l’Spd si limiterà a dare un appoggio esterno alla Cdu, Schulz non ci perderà la faccia”, riprende Butterwegge, ma “non è neppure escluso che alla fine debba dimettersi dalla guida del partito”.

 

Le pressioni per una piena partecipazione dei socialdemocratici al governo non sono poche: Sigmar Gabriel sarebbe lieto di restare alla Farnesina tedesca così come Heiko Maas vorrebbe la riconferma alla Giustizia. Per Butterwegge la soluzione ideale è il governo di minoranza, “certo una novità per la Germania”, sebbene il sistema sia già stato sperimentato in Assia e nel Nord Reno-Westfalia, osserva il professore. “Il suo pregio è che obbliga i partiti alla massima trasparenza e parlamentarizzazione delle decisioni”, mentre le grosse coalizioni finiscono sempre per decidere dietro le quinte e rafforzare l’estrema destra.

 

D’accordo sul senso di responsabilità dimostrato dalla Spd – “è nostra tradizione discutere con tutti” –, l’ex deputata socialdemocratica Ulrike Burchardt, punta invece a una nuova GroKo. “Non vedo perché dovremmo appoggiare Merkel senza ottenere nulla in cambio”, dice al Foglio. Burchardt conviene che l’ultima Grosse Koalition ha fatto elettoralmente male al partito. Con Merkel, dice, “abbiamo ottenuto ottimi risultati politici, senza tuttavia riscuotere alle urne il merito della nostra azione”. Con Butterwegge è d’accordo invece su un altro punto: “La grande coalizione non fa necessariamente male alla Spd: la prima GroKo (1966-1969) si concluse con la vittoria di Willy Brandt alle elezioni”. Il punto per Burchardt è un altro: “Occorre negoziare meglio le condizioni di ingresso e rivendicare ancora meglio i risultati in uscita”. Risultati che si possono ottenere governando ancora con Angela Merkel.

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