Angela Merkel alla prima riunione del Bundestag (foto LaPresse)

Merkel deve fare un po' d'ordine in casa per costruire un governo

Daniel Mosseri

A Berlino inizia la nuova legislatura: primi caos dell’Afd. Due esperti ci spiegano i negoziati per la coalizione Giamaica

Berlino. Ieri si è tenuta la seduta inaugurale della nuova legislatura tedesca. Come si sapeva, il 74enne ex ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, è stato eletto alla guida del Bundestag – ed è stato salutato dal suo staff con un enorme zero, lo zero del deficit tedesco – e come si sapeva il drappello di 90 deputati di Alternative für Deutschland ha causato un po’ di confusione in aula. Il vecchio regolamento parlamentare voleva che ad aprire la seduta fosse il parlamentare più anziano ma temendo l’elezione con AfD di deputati over 75, mesi fa i deputati hanno stabilito che l’incarico toccasse al deputato con maggiore anzianità di servizio. In aula, il capogruppo dei populisti Bernd Baumann ha paragonato la modifica del regolamento a quanto fatto dai nazisti di Göring nel 1933 per impedire che a inaugurare la seduta parlamentare fosse la comunista Clara Zetkin. “Frasi di cattivo gusto”, ha contestato qualche deputato liberale.

 

Schäuble diventa il presidente
del Bundestag, il suo staff
alle Finanze lo saluta con un enorme zero per celebrare il deficit zero.
La cancelliera deve gestire due pressioni: per una svolta conservatrice e per aprire a nuovi volti. La posizione di Verdi e Liberali, mentre i cugini della Csu
si tormentano

Se il Parlamento è operativo, il governo non c’è ancora. Mentre al Bundestag si litigava per l’assegnazione dei seggi – nessuno voleva sedere accanto all’AfD – la cancelliera, Angela Merkel, consultava i fratelli bavaresi, il partito liberale (Fdp) e i Verdi per lavorare all’unica maggioranza possibile dopo il ritorno dei socialdemocratici all’opposizione: la coalizione Giamaica. Invece che bozze di programma, Merkel ha collezionato uno zibaldone di distinguo. “Fra la Germania e la Giamaica ci sono 8.500 chilometri e per adesso abbiamo fatto solo i primi passi”, ha detto la segretaria generale dell’Fdp, Nicola Beer. E se la leader dei Verdi, Simone Peter, ha concesso che fra il suo partito e l’Unione Cdu-Csu esistono “punti di contatto”, il ministro dell’Interno del Meclemburgo, Lorenz Caffier (Cdu), ha invece messo in guardia da una coalizione “rischiosa per la sicurezza interna dello stato” con i Liberali contrari alla videosorveglianza quale strumento dell’antiterrorismo, i Verdi dubbiosi in materia, e il duo Cdu-Csu senza chiarezza in tema di politica di accoglienza. Mentre Merkel e il suo piccolo Zauberkreis trattano con il centro e la sinistra il programma del prossimo governo, la seconda fila della Cdu ricorda alla cancelleria che è tempo di buttarsi a destra prima di farsi travolgere dai populisti di Alternative für Deutschland. Lo sa bene il primo ministro della Sassonia: il cristianodemocratico Stanislaw Tillich si è dimesso da Ministerpräsident e da leader del partito in Sassonia; nel Land si vota nel 2019 e Tillich spera che il tempo permetta alla Cdu di ritrovare impeto e identità, possibilmente a destra.

 

Assumendosi la responsabilità del calo di consensi in Sassonia, “sul breve periodo Tillich riduce la pressione su Merkel”, spiega al Foglio Carsten Koschmeider, ricercatore all’Istituto Otto Suhr di Scienze Politiche della Freie Universität Berlin. I guai per la cancelliera potrebbero arrivare però più avanti, qualora il resto del partito si sposti su posizioni più conservatrici e la critichi perché troppo liberal. Successo o fallimento della Jamaika-Koalition dipendono molto dall’evoluzione interna alla Cdu. La ricerca di una nuova identità politica “rischia di rendere più difficile il negoziato soprattutto con i Verdi che, trovato un accordo con la cancelliera, dovranno poi chiedere alla base del partito di ratificare gli impegni assunti”. Ecco perché Merkel si muove cauta: deve tessere una tela capace di contenere gli ecologisti, che vogliono mettere fuori legge i motori diesel e imporre un freno agli affitti, i Liberali, contrari per principio agli interventi dello stato, e mediare fra Cdu e Csu ancora sotto choc per il brutto esito delle elezioni. Al pari del sassone Tillich, anche il governatore bavarese Seehofer auspica l’adozione di una piattaforma conservatrice. Questa linea trova conforto nel successo del vicino di casa, il leader popolare austriaco Sebastian Kurz, che ha vinto le elezioni rincorrendo l’ultradestra fra monti e valli. Anche Seehofer ha bisogno di tempo, e lo ha ottenuto con lo slittamento del congresso della Csu da novembre a dicembre: il governatore spera di portare in dote ai delegati un nuovo patto di coalizione, assicurandosi così una rielezione che non è più scontata.

 

Non sono solo le beghe interne ai moderati a complicare l’opera di Merkel: Koschmeider ricorda la diffidenza di verdi e liberali a legarsi a una leader che cannibalizza sistematicamente i soci di minoranza dei suoi governi. Dopo aver insistito per ottenere il ministero delle Finanze, il numero uno dell’Fpd Christian Lindner potrebbe decidere di lasciare l’incarico a un collega, per essere più libero di criticare il governo dall’esterno. Oppure continuerà a punzecchiare la cancelliera anche da ministro, come sta peraltro già facendo: alla rivista Stern, Lindner ha invitato la Cdu ad aprire il capitolo successione. Un appello accolto dal Ministerpräsident dello Schleswig-Holstein, Daniel Günther, sempre della Cdu. Forte dell’aver mandato a casa a maggio il governo regionale rosso-verde rimpiazzandolo con una coalizione Giamaica, Günther ha chiesto “nuovi volti in posizioni di comando” dentro al partito. Un’operazione che non si porta a termine nell’arco di una giornata. Anche Konstantin Vössing, docente di analisi dei sistemi politici alla Humboldt Universität zu Berlin, crede che Merkel abbia bisogno di tempo. “Al momento la base della Cdu, come quella della Csu, è troppo calma”, osserva. Prima di poter siglare un patto di coalizione, il partito di maggioranza relativa deve riposizionarsi. Se poi nella navigazione fra Mare del Nord e Mar dei Caraibi la Cdu dovesse virare troppo a destra e la coalizione naufragare prima di arrivare in porto, starà a Merkel trovare una soluzione creativa. Poiché l’AfD e la Linke (socialcomunisti) sono considerati “intoccabili” e i socialdemocratici sono tornati all’opposizione, l’unica alternativa sarebbe un governo Cdu di minoranza, un’opzione che la tradizione tedesca non contempla. “Ma anche la coalizione Giamaica era semplicemente inimmaginabile dieci anni fa”, ricorda Vössing.