Putin durante il suo viaggio di caccia e di pesca nella Repubblica di Tyva in Siberia (foto LaPresse)

Come fa Putin a essere così popolare

Ha reso i russi un po’ più ricchi e orgogliosi della propria identità, scrive Stratfor

Come fa Vladimir Putin a essere così popolare in Russia?”. Si apre con questa domanda l’analisi pubblicata su Stratfor Worldview e firmata da Jay Ogilvy, ex professore di Yale e fondatore del Global Business Network, nota società di consulenza e “scenario planning” americana. “Dopo tutto, con il paese che a stento sta uscendo da una recessione di due anni causata da una combinazione di sanzioni e prezzi del petrolio bassi, verrebbe da pensare che la popolarità del presidente sia in picchiata. E invece no. I suoi indici di gradimento sono ancora piuttosto alti: a seconda del sondaggio e del periodo, sono spesso oltre l’ottanta per cento. Ma com’è possibile?”.

 

Ogilvy ripercorre dunque la storia russa dell’ultimo secolo, ricordando come, in termini meramente materiali, la transizione della Russia dal socialismo sovietico al capitalismo clientelare e oligarchico abbia peggiorato le condizioni di vita dei suoi cittadini. “E’ questo il contesto in cui Putin giunge al potere nel 2000: la Russia non era più una delle due superpotenze mondiali, e l’economia era un disastro. Ma poi Putin prese il comando. L’economia si è stabilizzata e, nei quattordici anni successivi, il reddito disponibile reale dei russi è aumentato di sette volte. Sotto l’egida di Putin, milioni di russi si sono aggiunti al ceto medio globale. Aiutata, ovviamente, dal prezzo alto del petrolio, l’economia russa è andata molto meglio di quella dei paesi del G7, tra il 2000 e il 2014. Ma c’è dell’altro, in questa storia, rispetto all’economia, che aiuta a spiegare perché la popolarità di Putin non è declinata granché nonostante la diminuzione del reddito reale dei russi negli ultimi anni”.

 

Ogilvy ricorda come Putin abbia anche risollevato l’orgoglio nazionale, in continuo declino dopo il crollo dell’Urss, riannettendo la Crimea, per poi concedere che “ci sarebbe molto da guadagnare, tramite una cooperazione con la Russia – sull’ambiente, contro il terrorismo, per l’economia globale – ma tutto dipende da quale narrativa si vuole legittimare sul leader russo. Se Putin è davvero il villano che dipingono i media occidentali, una relazione tra lui e Donald Trump (come si presagisce sin dalla campagna presidenziale americana, ndr) avrebbe poco senso. Dall’altro lato, se il presidente russo si merita il sostegno duraturo del suo popolo, forse la fascinazione di Trump, oltre alla sua accettazione di lui come partner politico, inizia ad avere più senso. (…) Se si dovesse scoprire che l’impero economico di Trump davvero galleggia su un mare di rubli, le accuse di un conflitto d’interesse pioverebbero a frotte. E quale sarà la risposta di Trump? Immagino qualcosa come: ‘Non c’è nessun conflitto d’interesse, al contrario, c’è una convergenza d’interessi: per i russi, per l’occidente e per Trump. Non sarebbe bello essere amici con la Russia’? Ci potete scommettere”.

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