Un bambino gioca tra i carriarmati ucraini schierati per la parata di Kiev per celebrare l'indipendenza dall'Urss del 1991 (foto LaPresse)

Putin è come Hitler, dice Kiev che chiede altre armi agli americani

Luca Gambardella

Domani inizia il cessate il fuoco nel Donbass ma Poroshenko tiene alta la tensione con una retorica da Guerra Fredda. E nel giorno delle celebrazioni per l'indipendenza dall'Urss, una bomba nella capitale ferisce due persone

Roma. A Kiev un'esplosione vicino al palazzo del governo ha ferito due persone nel giorno delle celebrazioni per l'indipendenza dell'Ucraina dall'Unione sovietica. Un episodio dalla dinamica ancora poco chiara ma che aumenta la tensione nella capitale dove, fino a quel momento, l'attenzione era stata catalizzata piuttosto dalle parole del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, James Mattis, che ha lanciato proprio da Kiev accuse pesanti nei confronti della Russia.

 

Invitato per partecipare alla sfilata delle forze armate – insieme ad altri paesi chiave in orbita Nato come Polonia, Moldavia, Lituania, Estonia – Mattis ha definito l'aggressione russa in Crimea una minaccia deliberata per "ridisegnare i confini internazionali con la forza". "Stiamo con l'Ucraina su tutto e senza alcun dubbio", ha aggiunto il segretario americano che però non ha dato a Kiev le risposte che il governo attendeva. In particolare, la richiesta di installare nel paese un sistema missilistico Patriot, un'ipotesi che al momento resta congelata. "Un paio di settimane fa abbiamo approvato la fornitura di equipaggiamenti pari a 175 milioni di dollari per aiutare a difendere il paese", ha spiegato Mattis, "portando il totale a quasi 750 milioni di dollari negli ultimi anni".

 

 

Solo qualche settimana fa, il vicepresidente Mike Pence in visita nel paese aveva rassicurato il presidente ucraino Petro Poroshenko sul fatto che la questione degli armamenti sarebbe stata presa seriamente in considerazione. Ma a bloccare tutto sono le perplessità del presidente americano, Donald Trump, che non intende aumentare le tensioni con i russi, in un momento in cui le provocazioni reciproche – tra truppe Nato dispiegate nel Baltico e inseguimenti di caccia russi tra i cieli dell'Europa dell'est – sono già all'ordine del giorno. "Bisogna evitare qualunque tipo di azione che possa provocare un altro aumento della tensione", ha fatto eco oggi il Cremlino.

 

Ma Kiev conta di piegare le ultime resistenze di Washington. "Restiamo in attesa di ricevere armi letali, ma non dipende da noi", ha detto il ministro della Difesa ucraino Stepan Poltorak al termine dell'incontro con Mattis. Venerdì intanto inizierà il cessate il fuoco nel Donbass tra i separatisti filorussi e l'esercito ucraino. Un risultato notevole, senza limiti di tempo e raggiunto grazie al Gruppo di contatto composto da rappresentati ucraini, russi e dell'Osce. Ma già oggi, nel discorso rivolto per celebrare l'indipendenza del paese, Poroshenko ha continuato a tenere alta la tensione usando toni da Guerra Fredda, da una parte per non distogliere l'attenzione degli alleati dall'Ucraina, dall'altra per ricordare che quella russa in Crimea è stata a tutti gli effetti un'annessione: "Con dolore ricordiamo gli eroi di Ilovaisk (una battaglia combattuta 3 anni fa, nei pressi di Donetsk, ndr). Sono stati attaccati da unità regolari dell'esercito russo – ha detto Poroshenko – che aveva invaso la nostra terra senza dichiarare guerra, così come una volta ha fatto Hitler. Non dimenticate e non perdonate".

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.