Pedro Sánchez (foto LaPresse)

La deriva anti tutto della sinistra spagnola

Redazione

Il Psoe vuole astenersi sul Ceta e gettarsi tra le braccia di Podemos

Il Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada, da tempo ormai non dovrebbe più creare controversie. Dopo gli episodi patetici dello scorso ottobre, quando un partitucolo oltranzista belga fu sul punto di far crollare un’intesa raggiunta dopo sette anni di negoziati, dovrebbe essere chiaro che l’accordo con il Canada non solo è portatore di più commerci, più posti di lavoro e più investimenti, ma è anche dotato di tutta una serie di garanzie che dovrebbero renderlo digeribile anche ai più scettici. In un momento di resurrezione del senso comune europeo, intralciare il Ceta sembra una dichiarazione d’intenti anti europea, una follia che nessun partito moderato si azzarderebbe a fare. Ma ecco che arriva Pedro Sánchez, da poco rieletto leader del Partito socialista spagnolo, che ha annunciato che nel voto di questa settimana in cui le Cortes dovranno ratificare definitivamente il trattato i suoi socialisti potrebbero astenersi. Le ragioni sono sempre le stesse: proteste insensate contro il turbocapitalismo e la globalizzazione, contrarietà ideologica al libero commercio e altri orpelli classici del conservatorismo sinistrorso. L’astensione dei socialisti non è dirimente: il governo conservatore di Mariano Rajoy dovrebbe avere comunque la maggioranza, ma è un segnale della deriva oltranzista che ha ormai preso il partito storico del centrosinistra spagnolo, deriva che lo porta tra le braccia di Podemos. Perfino il País, giornale-faro della sinistra, ieri ha ospitato un op-ed in cui condanna la decisione di astenersi, dicendo che opporsi oggi al Ceta significa opporsi all’Europa intera, proprio in un momento in cui questa sta risorgendo. C’è ancora qualche possibilità: il Psoe è combattuto e potrebbe ancora cambiare idea. Ma ormai la figuraccia è fatta.

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