Il premier maltese Joseph Muscat (foto LaPresse)

Scandali, zampino russo, economia da capogiro. Si vota a Malta

Maurizio Stefanini

Il premier Muscat cerca la rielezione, i rivali fanno i giustizialisti: sei simbolo di corruzione. Il filo rosso dei Panama Papers

Roma. Ma che Panama Papers e Panama Papers: “Questa storia è stata creata ad arte dopo che il governo maltese ha rifiutato di rifornire di carburante le navi da guerra russe in rotta verso la Siria!”. Così alla fine è sbottato Joseph Muscat: primo ministro laburista maltese, classe 1974, artefice di un modello di sinistra in grado non solo di vincere le elezioni, ma anche di far crescere il paese a livelli che nel 2015 sono arrivati al 6,3 per cento. Anche il voto anticipato che si tiene a Malta oggi è così entrato nel sempre più nutrito dossier delle manovre con cui i servizi di Putin sono stati accusati di voler interferire nelle elezioni in occidente.

 

I numeri economici
di Malta sono straordinari e quest'isola che ha qualche abitante in più di Bologna
è strategica per molte ragioni, non soltanto
per l'immigrazione.
La querelle
sul carburante alle navi russe dirette in Siria
ha spostato (ancora
una volta) l'attenzione sull'ingerenza di Mosca in occidente

Si dirà: ma cosa importa al Cremlino di un piccolo arcipelago i cui 316 chilometri quadrati di superficie non oltrepassano le dimensioni di Elba e Lipari messe assieme, e che con i suoi 427 mila abitanti è poco più grande di Bologna? Oltre ad avere per altre tre settimane la presidenza di turno dell’Ue, Malta ha una posizione al centro del Mediterraneo che la rende di un interesse strategico molto superiore alle proprie dimensioni. A Malta la resistenza degli omonimi Cavalieri all’assedio ottomano contribuì a spezzare l’offensiva islamica verso l’Europa cristiana quasi allo stesso modo di Lepanto. Era Malta uno dei quattro capisaldi che assieme a Gibilterra, Cipro e Suez bastavano all’Impero britannico per tenere sotto controllo l’intero Mediterraneo. Non essendo riusciti a togliere di mezzo l’ostacolo di Malta lungo le rotte dei convogli, Mussolini e Hitler persero il nord Africa, e di lì probabilmente la guerra. Più tardi Malta si trovò in prima linea negli scontri tra Reagan e Gheddafi, da Malta vari servizi hanno tenuto d’occhio e anche eterodiretto le recenti vicende libiche, e Malta è ovviamente al centro dell’attuale emergenza migranti.

 

Se è vero quel che dice Muscat, la base di Malta è utile anche nel quadro dell’attuale vicenda siriana. Senza contare che, strategia a parte, anche il modello di una sinistra di governo che grazie a liberalizzazioni energetiche e tagli delle tasse è riuscita a ridurre la disoccupazione e anche ad abbassare le bollette di un quarto risulta pericoloso per chi scommette su insoddisfazione e populismo. La disoccupazione è del 4,9 per cento, che è la metà del 6 medio della zona euro, mentre la crescita del pil è più del doppio: 3,7 contro l’1,6. “Sono qui per chiedervi se volete continuare a camminare con me”, è l’appello elettorale di Muscat.

 

 

Lo scandalo investe la moglie del premier Michelle e il suo capo di gabinetto. Keith Schembri. Entrambi, secondo i fascicoli riservati dello studio legale Mossack Fonseca resi pubblici da un consorzio giornalistico internazionale, deterrebbero quote della Engrant Inc.: una compagnia offshore con sede nelle Isole Vergini britanniche e inclusa nei Panama Papers, che avrebbe ricevuto dalla figlia del presidente dell’Azerbaigian un milione di dollari, versati in un conto nella banca maltese Pilatus Bank. Schembri, che per comprare quelle azioni avrebbe usato il nome di Konrad Mizzi, risulterebbe inoltre coinvolto nella vendita di passaporti maltesi. Fonte delle accuse è una contabile russa, di nome Maria, che lavora a Malta per una società che fa capo a un altro cittadino russo di nome Alex Zavlasvky. Alla cittadina russa è stato ritirato il passaporto dalle autorità maltesi, cosa per cui l’ambasciata ha protestato. “Non abbiamo ancora prove che la persona dietro la storia sia legata ai servizi di sicurezza russi” ammette Muscat. Se “la storia non è stata divulgata dai servizi segreti maltesi”, però, questi sono “stati informati da servizi alleati”. “Si menzionano i servizi di sicurezza di due paesi alleati: siamo stati avvertiti che alcuni individui potrebbero aver avuto dispiaceri dalla presidenza maltese dell’Ue, che ha accelerato i lavori sulla liberalizzazione dei visti per l’Ucraina e che ci sarebbe stato un qualche tipo di vendetta”. Stando a un report pubblicato dal sito specializzato Intelligence Online, potrebbero essere la Cia e l’MI6 i due servizi che hanno segnalato l’ingerenza russa.

 

Muscat contro Mosca, dunque. Per ora, sembra vincere Muscat. Con indicazioni di preferenza di voto che a maggio sono state tra il 50,6 e il 53,1 per cento, infatti, il suo Partito laburista perderebbe qualcosa rispetto al 54,84 per cento del 2013, ma conserverebbe comunque la maggioranza assoluta. Sebbene siano in lizza sei partiti (record elettorale isolano dal 1962), presumibilmente come da tradizione solo i nazionalisti oltre ai laburisti entreranno in Parlamento. In origine favorevole all’annessione all’Italia, poi nel 1964 fautore dell’indipendenza contro un progetto laburista di integrare l’arcipelago nel Regno Unito cui peraltro la Camera dei Comuni di Londra non aveva dato l’assenso, il Partito nazionalista dopo l’ingresso nell’Ue si è affiliato al Partito popolare europeo. Nel 2013 aveva ottenuto il 43,34 per cento, adesso si posiziona tra il 46 e il 48.

 

Anticomunista militante e molto legato alla potente Chiesa cattolica locale, il Partito nazionalista durante la Guerra fredda era certamente pro occidentale, e semmai era allora il Partito laburista a essere tentato da un terzomondismo filo-Gheddafi. Ma in questa campagna elettorale i nazionalisti si sono giocati soprattutto la carta giustizialista: “Muscat è la macchia di quattro anni di corruzione”, è lo slogan del leader nazionalista Simon Busuttil.

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