Chi è “Mujer Maravilla”, la guerriera-icona della ribellione a Maduro

Parla Caterina Ciarcielluti, la modella venezuelana che sfida la repressione con casco e shorts

Maurizio Stefanini

“Non vogliamo questa riforma della Costituzione: vogliamo che si rispetti la legge! Siamo arrivati al limite: la gente è stanca, il Venezuela non ne può più!”. A parlare è un simbolo, Caterina Ciarcielluti, la modella e insegnante di fitness 44enne che è diventata per tutto il mondo l’icona della protesta venezuelana, a partire da una foto in cui appare in shorts, casco e bocca coperta mentre tira un sasso. “Ero in una manifestazione, non sapevo che mi stavano fotografando”, racconta al Foglio. “Ma va bene così. Vedo che la mia immagine sta dando forza alla gente. E di forza ce ne vuole, perché ormai andiamo in piazza tutti i giorni”. In motocicletta? “A volte in moto, a volte a piedi. Ma il casco bisogna portarlo sempre. La Guardia nazionale spara i lacrimogeni in modo da farli ricadere sulla testa della gente. Se non si porta il casco o qualche altra forma di protezione, si rischia di essere uccisi”.

   

“Mujer Maravilla” l’hanno ribattezzata, in spagnolo sta per Wonder Woman. Ma forse il riferimento dovrebbe essere piuttosto alla “Libertà che guida il popolo” di Delacroix. La sensuale immagine di una donna discinta con fucile, bandiera tricolore e berretto che incita sulle barricate la folla. Corsi e ricorsi storici. Anche nel 1830 Carlo X stava cercando di togliere il potere ai deputati attraverso un processo costituente fraudolento. “Ormai non possiamo più fermarci: sfidando la repressione, dobbiamo andare avanti fino a quando il paese non sarà riuscito a risolvere i suoi problemi”.

Il Venezuela è comunque un paese dove miss e reginette di bellezza hanno fatto la storia. Nel paese le finali di Miss Mondo e Miss Universo hanno la stessa popolarità che da noi hanno i Mondiali di calcio. Irene Lailin Sáez Conde, Miss Venezuela e Miss Universo 1981, dopo essere divenuta nel 1993 popolarissima sindaco del municipio di Chacao, zona elegante della Grande Caracas, nel 1998 si candidò alla presidenza del paese e fu per gran parte della campagna elettorale in testa ai sondaggi. Ci fosse rimasta fino alla fine, Chávez non sarebbe mai diventato presidente, ma le cose andarono diversamente. Sempre nel 1981, Miss Mondo era stata Carmen Josefina “Pilín” León. A lei fu dedicata una petroliera che divenne un simbolo della protesta anti-chavista del 2002, mentre la stessa Pilín partecipava alle manifestazioni. Miss chaviste sono state invece Alejandra Benítez, campionessa di scherma e modella che Maduro fece ministro dello Sport. Per lo stesso Maduro sono state testimonial delle campagne elettorali la Miss Mondo 2011, Ivian Lunasol Sarcos Colmenares, e la Miss Venezuela 2013, Migbelis Lynette Castellanos Romero. Ma il 6 gennaio del 2014 fu l’omicidio di Mónica Spear Mootz, Miss Venezuela 2004, la goccia che agli occhi dell’opinione fece traboccare il vaso della inefficienza del regime nella lotta alla delinquenza. In qualche modo, la rivolta contro Maduro iniziò da lei.

     

“In Venezuela le donne belle sono in sovrannumero”, conviene Caterina Ciarcielluti. “Ma non è solo un paese di donne belle: è un paese di donne forti. Siamo guerriere e sono contenta di essere diventata una loro bandiera”. Non solo in Venezuela, peraltro. Dalle Madres de Plaza de Mayo in Argentina alle Damas de Blanco di Cuba le donne sono state al centro della protesta un po’ in tutta l’America latina, sotto i più svariati tipi di regime. Sono state le donne a inventare i cacerolazos, le proteste battendo le casseruole. “Sì’, noi donne latinoamericane siamo così. Io però sono anche italiana. Tutta la mia famiglia è di origine italiana, abruzzese per la precisione. Conservo la cittadinanza e sono stati i miei familiari a educarmi come sono. In particolare sono cresciuta sentendo i racconti di mio nonno, che aveva fatto sia la Prima sia la Seconda Guerra mondiale. È stato grazie all’esempio suo e di mio padre che sono cresciuta come una combattente”.