(foto LaPresse)

Economista liberale contro il “negazionismo” di sinistra. Intervista

Mauro Zanon
Il pamphlet di Pierre Cahuc e André Zylberberg attacca quell’“intelligentsia économique” che passa il suo tempo a proporre ricette miracolose non sottomesse a una valutazione empirica.

Parigi. “Da una decina di anni è in corso una grande evoluzione nelle scienze economiche, al punto da potere dire che l’economia ha raggiunto il rango delle scienze sperimentali, come la medicina e la biologia. Sperimentali non significa che si debbano mettere delle persone in un laboratorio, ma ci sono molte questioni economiche che possono essere trattate da un gruppo di esperti nello stesso modo in cui si testa una medicina. Questo approccio è messo oggi in discussione da una frangia di esperti autoproclamati, di economisti che si definiscono ‘eterodossi’, denigrano quotidianamente i lavori pubblicati nelle riviste scientifiche, si presentano nei media come i difensori del bene comune, associano l’economia all’‘ortodossia liberale’ e con metodi non scientifici negano i risultati ottenuti da specialisti delle questioni economiche. Si tratta di una strategia ben precisa che io e Pierre Cahuc abbiamo definito strategia di ‘negazionismo economico’”.

 

Il pamphlet di Pierre Cahuc e André Zylberberg, “Le négationnisme économique” (Flammarion), è l’opera più chiacchierata del momento in Francia. Perché i due autori, il primo professore all’Ecole polytechnique, il secondo direttore emerito del prestigioso Cnrs, attaccano quell’“intelligentsia économique” – su tutti gli Economistes atterrés e l’Association française d’économie politique (Afep) – che passa il suo tempo a negare i risultati di riviste scientifiche e economisti considerati “neoliberisti”, dunque infrequentabili, proponendo ricette miracolose non sottomesse a una valutazione empirica, e dimenticandosi che la scienza economica impone il rigore delle sue dimostrazioni basate sul metodo sperimentale.

 

Gli economisti eterodossi si considerano dei “Jean-Paul Sartre dell’economia”, dice al Foglio Zylberberg, dei militanti e intellettuali dalla parte del Bene, che combattono chi è “al servizio dei potenti e della finanza internazionale”, ossia gli economisti liberali. Sui fogli della gauche radicale, da qualche settimana, è in azione un quotidiano tiro a bersaglio contro i due autori. Libération ha parlato di “zemmourisation de l’economie”, accusando Cahuc e Zylberberg di utilizzare lo stesso metodo del polemista del Figaro Eric Zemmour. Mediapart parla di “pamphlet abietto” scritto da due esponenti della “pseudo-razionalità neoliberale” che producono “burkini mentali”. Gli economisti anti liberali increspano i sopraccigli e gli editorialisti della s

 

Eppure lì fuori, oltre i quattro arrondissement parigini che credono di detenere la Verità su tutto, compresa la Verità economica, c’è una Francia che condivide le posizioni di questi economisti che si presentano semplicemente come “liberali” e favorevoli all’economia di mercato. Uno studio pubblicato due settimane fa dall’Ifop, l’Istat francese, ha evidenziato che il 60 per cento dei francesi considera le imprese più utili dello stato, e l’88 per cento individua nell’imprenditore la figura più utile della società. Studio che fa eco a un’inchiesta pubblicata recentemente da due universitari francesi, intitolata “Que pensent les penseurs”, che dimostra con la freddezza dei dati lo iato esistente tra il mondo accademico, dominato dal pensiero unico anti liberale, e la maggioranza dei francesi, favorevole all’economia di mercato, alla concorrenza, alla libertà d’iniziativa e alla riduzione del peso dello stato.

 

“La Francia è il paese più recalcitrante all’economia di mercato e al liberalismo”, dice al Foglio Zylberberg. “Questo pensiero unico anti liberale e anti mercato viene da lontano. Viene dalla storia della Francia, da un paese in cui la cultura marxista è stata ed è tutt’ora molto forte. Il mondo accademico è dominato da intellettuali che bollano chi non la pensa allo stesso modo come ‘ultraliberista’, considerandolo come il peggiore degli insulti. Nel dibattito politico-intellettuale francese il termine ‘liberale’ è ancora malvisto. In questo libro, e nelle nostre opere precedenti, abbiamo voluto parlare di ‘liberalismo’, di ‘economia di mercato’ perché questi termini hanno un significato, nonostante la maggior parte dei pensatori faccia come se non esistessero”.

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