I soccorritori aiutano dei feriti a Hua Hin dopo un'esplosione (foto LaPresse)

Una serie di esplosioni in Thailandia prende di mira i turisti

Redazione
I morti al momento sono quattro, molti i feriti tra cui due italiani ora fuori pericolo. Per gli inquirenti è un gesto dei separatisti

Venerdì sera una serie di attacchi coordinati ha colpito diverse mete turistiche della Thailandia. Nella cittadina di Hua Hin sono esplose quattro bombe nel giro di poche ore in un resort, uccidendo due persone; altre due deflagrazioni hanno ucciso una persona a Surat Thani; a Patong, una spiaggia molto frequentata da turisti, le vittime sono state  due; un'altra si è verificata a Trang e infine una esplosione è stata riportata a Phang Nga, dove non ci sarebbero state vittime. Al momento nessuno ha rivendicato gli attacchi ma i sospetti degli inquirenti sono rivolti ai gruppi separatisti e le autorità escludono al momento il coinvolgimento del terrorismo islamico.

 

L'attacco più eclatante è quello nel resort di Hua Hin, dove tra i turisti molti erano stranieri. Anche due italiani sono rimasti feriti: si tratta di un 21enne, già dimesso dall'ospedale, e di un 51enne colpito da una scheggia alla schiena. Subito operato, ora sarebbe fuori pericolo.

 

 

Se fosse confermato che i responsabili degli attacchi siano i separatisti significherebbe un cambiamento radicale nelle loro tattiche: in 12 anni di conflitto hanno ucciso circa 6.000 persone ma mai avevano preso di mira turisti e stranieri. L'obiettivo è quello di colpire uno dei settori chiave dell'economia nazionale. Ma l'attacco di Hua Hin ha anche un significato simbolico: la città è la residenza preferita dal re della Thailandia oltre Bangkok e inoltre, gli attacchi coincidono con una importante festività nazionale che celebra il compleanno della regina.

 

Sebbene gli attacchi dinamitardi nel paese non siano una novità, quelli di venerdì sera sono i primi dal maggio 2014, quando i militari avevano preso il potere con un colpo di stato. "Le bombe sono state piazzate per creare caos e confusione", ha detto il primo ministro Prayuth Chan-ocha. "Non dobbiamo creare ulteriore panico tra la popolazione". Pochi giorni fa ricorreva il primo anniversario dell'attentato di Bangkok alla moschea di Erawan, dove 20 persone rimasero uccise. E la scorsa settimana, con un referendum, i thailandesi avevano votato a favore di una legge costituzionale che avrebbe permesso ai militari di aumentare la propria influenza negli affari politici del paese per gli anni a venire.

 


 

 

 

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