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Non solo Brexit. Una mappa dell'euroscetticismo, sondaggi alla mano

Redazione
La fiducia in Bruxelles cala in tutta Europa: a pesare sono le componenti anagrafica (i giovani sono più favorevoli all'Ue dei vecchi) e geografica: la politica conta meno di quello che si è portati a pensare. I dati del Pew Research e una considerazione: euroscettici sì, ma la Brexit non la vuole nessuno.

Il Regno Unito si avvicina al referendum del 23 giugno nel quale gli elettori dovranno decidere con il voto se rimanere nell'Unione europea oppure andarsene. A due settimane dal voto i sondaggi danno un sostanziale pareggio: secondo il Financial Times il 45 per cento degli inglesi sono a favore del rimanere nell'Ue, il 43 sono per il leave, il 13 per cento sono ancora indecisi. Il caso britannico è però solo uno dei tanti casi, sebbene forse il più emblematico, di un diffuso malcontento europeo per le autorità di Bruxelles. Come rilevato da un sondaggio del Pew Research Center – effettuato su cittadini provenienti 10 paesi dell'Unione – l'euroscetticismo cresce in tutti gli stati membri e ha raggiunto ormai il 47 per cento degli intervistati.

 

Un sentimento condiviso da quasi la metà dei cittadini europei ma che si scontra con la realtà dei fatti e che crolla con l'evidenza che l'uscita dall'Eurozona possa essere difficile, se non deleteria sia per il paese che se ne va, sia per quelli che restano: se infatti il Regno Unito votasse per il leave, il 70 per cento degli intervistati considererebbe questo un problema, una notizia negativa. Quello che chiedono in sostanza e che mascherano dietro la bandiera dell'euroscetticismo è che l'Ue affidi più potere e possibilità di manovra agli stati nazionali (il 42 per cento ha chiesto più poteri agli stati, il 27 ritiene che sarebbe meglio se le cose rimanessero come sono, il 19 per cento invece vorrebbe trasferire più potere all'Unione europea).

 

 

La geografia dell'Euroscetticismo

 

 

 

Secondo i dati raccolti dal Pew Research Center a essere più favorevoli all'Unione europea sono i giovani – quelli di età compresa tra i 18 e 34 –, mentre nelle persone che hanno superato i cinquant'anni il giudizio sull'Ue cala vistosamente. In Francia il gap generazionale è più marcato che altrove. La distanza è di 25 punti percentuali: dal 56 per cento di giovani a favore dell'Europa si passa al 31 degli ultracinquantenni. Nel nostro paese la situazione è equilibrata, anzi registra una leggera inversione di tendenza: il 56 per cento degli intervistati che hanno superato i 50 anni sono favorevoli, contro il 55 degli unger 34.

 



 

Una distanza tra favorevoli e scettici molto più anagrafica che legata all'ideologia politica. Le divisioni tra destra e sinistra sul giudizio a proposito dell'unione europea è molto marcato in sei paesi su dieci, ma se l'euroscettismo è un'arma dei partiti di destra in Gran Bretagna, Italia, Olanda, lo è di sinistra in Svezia, Grecia e Spagna.

 

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