Zac Goldsmith

Imbarazzo Labour

Paola Peduzzi
L’antisemitismo entra nella campagna elettorale di Londra. Così i Tory provano a recuperare

Milano. “Ho tenuto molti incontri a Londra e in alcuni casi l’unica domanda che mi è stata posta è stata: cosa farai per contrastare l’antisemitismo? C’è un senso di paura e di ansia, è assolutamente sbagliato il fatto che il Labour tolleri l’antisemitismo. Deve affrontare la questione in modo più serio e mostrare che sta facendo qualcosa”. Così Zac Goldsmith, candidato sindaco di Londra dei conservatori alle elezioni di giovedì prossimo, ha commentato la “guerra civile” dentro al Labour sull’antisemitismo, dopo che è stato sospeso l’ex sindaco di Londra laburista Ken Livingstone, che due giorni fa ha dichiarato che Hitler “prima di impazzire sosteneva il sionismo”. Dopo una campagna elettorale senza troppi guizzi, con i sondaggi che lo danno in svantaggio (ma si basano su stime di affluenza poco realistiche, dicono gli esperti), Goldsmith si è ritrovato tra le mani un tema rilevante per rilanciarsi in vista del voto. L’imbarazzo è tutto nel campo del Labour, con il suo leader Jeremy Corbyn che, pur avendo sospeso Livingstone, ne condivide il pensiero (stanno uscendo sue dichiarazioni passate senza appello, con testimonianze video), e con il rivale di Goldsmith, Sadiq Khan, di orgini pachistane e musulmano, che rischia di pagare da solo il prezzo di tale imbarazzo. E infatti Khan è stato il primo a chiedere la testa di Livingstone.

 

Di recente Goldsmith ha detto che Kahn è “unfit” a fare il sindaco perché non saprebbe difendere la città da un attacco islamista, avendo “dato visibilità, ossigeno, copertura e scuse” agli estremisti. Il Telegraph, che fa una campagna serrata contro l’islamico Kahn, aveva messo in fila gli incontri “pericolosi” del candidato laburista – tra gli altri, i dibattiti con un sostenitore di Hamas e con un predicatore filo Stato islamico – e le frasi malinterpretabili (come quella sulla “morte onorevole” di Osama bin Laden), fornendo molti argomenti a Goldsmith. Kahn dice di non aver mai negato i suoi contatti con un certo mondo quando faceva l’attivista per i diritti umani, ma “gli dispiace” che non sia risultato chiaro che non ha “mai condiviso le opinioni di questi personaggi”, e che anzi le trova “orrende”. La risposta non è sembrata molto convincente, ma nelle ultime ore Kahn è stato deciso nel condannare un partito che “non ha affrontato” la questione dell’antisemitismo “in modo sufficientemente robusto”. Nel frattempo si sono inseriti nel dibattito gli araldi di questo laburismo di nuova specie a dare una mano al loro candidato londinese. Owen Jones, che scrive sul Guardian e ha idee molto chiare, ieri ha detto: va bene, il Labour deve reagire contro l’antisemitismo, ma i Tory facciano lo stesso con l’islamofobia.

 

Nel numero dell’Economist in edicola ieri, si spiegava che nella campagna elettorale londinese non ci sono stati grandi guizzi perché sui temi che di solito dividono la destra dalla sinistra i due candidati non hanno mostrato differenze enormi. In quest’ultima settimana tutto può cambiare.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi