Ken Livingstone, storico sindaco di Londra, sospeso dal partito laburista (foto LaPresse)

Una bomba antisemita nel Labour

Redazione
La sospensione di Livingstone è tattica elettorale, non battaglia culturale.

Il Labour inglese ieri è stato costretto a dichiarare guerra alla propria corrente antisemita, che in queste settimane si è mostrata in tutta la sua potente bruttezza, e ha sospeso Ken Livingstone, storico sindaco di Londra, custode dei sogni di potere di una buona fetta del partito.

 

Il regolamento di conti, invero tardivo, è iniziato due giorni fa, quando a essere sospesa è stata la parlamentare Naz Shah, che ha rilanciato un post su Facebook di qualche anno fa in cui sosteneva di avere “la soluzione per il conflitto israelo-palestinese: ricollocare Israele negli Stati Uniti. I costi di trasporto sarebbero inferiori a tre anni di spesa per la difesa”. Shah ha cercato di scusarsi, il leader del Labour Corbyn ha prima detto che la parlamentare non pensava davvero quelle cose, poi su pressione dei compagni ha acconsentito alla sospensione. Ieri mattina Livingstone ha dichiarato che le parole di Shah erano fuori luogo ma non antisemite, “ricordiamoci che quando Hitler vinse le elezioni nel 1932 voleva che gli ebrei andassero in Israele. Sosteneva il sionismo – prima di impazzire e uccidere sei milioni di ebrei”.

 

A quel punto il panico nel Labour è diventato palpabile, e il candidato sindaco di Londra, il musulmano Sadiq Kahn, che si gioca le sue chance il 5 maggio, è stato il primo a capire che era necessario reagire – istinto di sopravvivenza elettorale. Il coro si è allargato e Corbyn è stato costretto, lui che condivide parecchie battaglie ideologiche con l’ex sindaco, a ordinarne la sospensione. Senza scendere nel merito: non è che da oggi difendere Israele è una priorità del Labour inglese, per Corbyn questo è soltanto un complotto per svilire la sua leadership.