Il “velo islamico Day” fa flop alla superscuola d'élite di Parigi

Mauro Zanon
Un collettivo femminista di Sciences Po propone “Tutti in hijab per un giorno contro le discriminazioni!”. Abboccano in pochi.

Parigi. Nel 2009 usciva nelle sale un film delizioso e malinconico con Isabelle Adjani nei panni di una professoressa di francese in un liceo di periferia, che esasperata dal machismo dei suoi studenti nei confronti delle ragazze, decide di prenderli in ostaggio, chiedendo in cambio l’instaurazione di una giornata della gonna. Era diretto da Jean-Paul Lilienfeld, si chiamava “La journée de la jupe”, e ispirò molte iniziative negli anni a venire, molte “giornate della gonna”, per sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne e difendere la libertà di vestirsi come pare e piace anche nelle banlieue dell’immigrazione di massa arabo-musulmana dove la misoginia è più diffusa.

 

Ma siamo nel 2016, e oggi ciò che fa invece muovere le studentesse e le giovani femministe francesi non è la jupe, ma l’hijab. Per vietarlo all’università, come ha proposto il premier Valls, unico difensore convinto della laicità in seno al governo socialista? No, per indossarlo. Ieri mattina, a Sciences Po, la superscuola delle élite, è andato infatti in scena l’“Hijab Day”, che sulla scia del “World Hijab Day” tenutosi il primo febbraio scorso, ha assunto i contorni di una festa celebrativa del velo islamico. Le organizzatrici, un collettivo di studentesse senza nome e senza affiliazioni con associazioni o movimenti politici, hanno invitato tutti gli iscritti di Sciences Po, femmine e maschi, a indossare il velo per un giorno, al fine di “sostenere le donne discriminate soltanto perché decidono di indossarlo”. Nell’appello si parla di necessità di “sensibilizzare sul tema del velo in Francia” e di “demistificare il tessuto”, per “capire meglio l’esperienza di stigmatizzazione vissuta da numerose donne velate”, mentre nello stand posto nella hall d’ingresso erano a disposizione numerosi hijab per coloro i quali desideravano manifestare la loro “solidarietà”, con una citazione del rapper americano Jay-Z in bella vista: “France got 99 problems but Hijab ain’t one!”.

 

In realtà, all’appello del collettivo di studentesse di Sciences Po, hanno riposto in pochi, nonostante il grande baccano mediatico. E molte studentesse hanno espresso il loro turbamento: “Siamo in una scuola repubblicana e in quanto donna mi sento aggredita da una manifestazione di questo tipo”, ha dichiarato Victoire, ventitreenne. “Se dò un’occhiata alla storia che la Francia ha avuto con il femminismo, francamente, mi fa piangere il cuore di assistere a tutto ciò nel 2016”. Il cortocircuito tra femminismo e islam è pazzotico – non a caso, la questione del velo e del discorso da tenere sul ruolo della donna nell’islam, ha provocato poco tempo fa una scissione all’interno dell’associazione Osez le féminisme!, tra islamofile oltranziste e avversarie del velo “perché nasconde e mortifica il corpo della donna” – ma le più convinte sostenitrici della “journée de l’hijab” erano proprio le femministe di Sciences Po. Sotto l’etichetta dell’associazione Politiqu’elles, le suffragette dell’école di rue Saint-Guillaume hanno dato il loro appoggio al rassemblement pro hijab tramite un comunicato stampa: l’evento, hanno scritto le studentesse femministe, mira a “concedere la parola a quelle di cui si parla sempre ma che non sono mai ascoltate”.

 

L’Uni, associazione studentesca vicina alla destra, ha invece denunciato il carattere “comunitarista” dell’iniziativa, “in totale contraddizione con i valori della République e i diritti delle donne”. Bruno Le Maire, candidato alle primarie dei Républicains nonché professore a Sciences Po, ha twittato: “In quanto professore a Sciences Po, voglio esprimere la mia disapprovazione nei confronti dell’Hijab Day. In Francia le donne sono visibili. No al proselitismo!”. In un comunicato ufficiale, la direzione della scuola ha giudicato “legittima” l’idea di portare questo dibattito in seno all’istituto. E pensare che nel giugno scorso era stata la stessa Sciences Po che ieri ha autorizzato l’“Hijab Day” a organizzare una tavola rotonda dal titolo: “Università: la laicità in pericolo?”.

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