La Francia del sessualmente corretto inasprisce le pene contro i clienti delle prostitute

Mauro Zanon
I clienti colti in flagrante mentre provvedono all''"acquisto di un atto sessuale" saranno sanzionati con un'ammenda di 1.500 euro. Alla fine hanno vinto le Belkacem e i genderisti. Ma sia la destra sia la sinistra si sollevano contro il "neofemminismo poliziesco" che colpevolizza gli uomini.

Parigi. Dopo due anni e mezzo di dibattiti, appelli, contromanifestazioni e avvisi contrari provenienti sia da destra sia da sinistra, la penalizzazione dei clienti delle prostitute, misura faro del progetto di legge socialista che mira a "inasprire la lotta contro la prostituzione", sarà oggi adottata definitivamente dai deputati dell'Assemblea nazionale. Si tratta del quarto e ultimo passaggio di uno dei testi legislativi più controversi degli ultimi anni, testo che è stato respinto per ben tre volte dal Senato - dove la maggioranza è a destra - fatto che non ha però impedito ai giacobini di vincere la loro battaglia.

 

Il Parlamento francese, dove il Partito socialista e l'ultrasinistra hanno la maggioranza dei seggi, ha da sempre l'ultima parola sui progetti di legge, e così da questa sera i clienti che verranno colti in flagrante mentre provvedono all''"acquisto di un atto sessuale", come scritto nel testo di legge, saranno sanzionati con un'ammenda di 1.500 euro, che può salire fino a 3.500 in caso di recidiva. Ha vinto la logica punitiva, ha vinto la gauche giacobina, hanno vinto i sostenitori di una repressione puritana mascherata da battaglia femminista contro "la mercificazione del corpo", hanno vinto le Belkacem e le genderiste, quelle ossessionate dall'imporre a tutti una sessualità democratica, trasparente, egualitarista, quelle che vogliono cambiare le regole dei rapporti tra uomo e donna, colpevolizzare il maschio e istituzionalizzare il sessualmente corretto.

 

"La follia di questa misura è che si vuole normare il desiderio, soffocarlo entro delle regole ben precise, ficcare il naso nel rapporto tra due adulti consenzienti", dice al Foglio Elisabeth Lévy, direttrice del magazine Causeur e promotrice del manifesto dei "343 salauds", i 343 "porci" - intellettuali, scrittori, giornalisti, star della televisione - che nel 2013 firmarono un appello per rivendicare la liberté di andare con le prostitute contro l'imboscata abolizionista dei neopuritani del Ps. "I promotori e le promotrici di questa legge, imbevuti di ideologia sessantottina e ossessionati dall'égalité, vogliono 'democratizzare la sessualità', il che significa negarla, ucciderla. Ma queste persone hanno letto qualche romanzo? Parlano di lotta all'alienazione di queste donne che si prostituiscono, ma ci sono tanti tipi di alienazione. Le donne che portano il velo, per esempio, entrano anch'esse in un tipo di alienazione, ma le accettiamo. Chi è lo stato per decidere come queste donne devono disporre del loro corpo?".

 


Il manifesto dei "343 salauds", promosso da Elisabeth Lévy, direttrice del magazine Causeur


 

Pierre-André Taguieff, politologo e storico delle idee, giudica l'approvazione del progetto di legge che sanziona i clienti delle prostitute come una "deriva dell'antisessismo di stato", "segno di un neofemminismo poliziesco vettore di odio degli uomini". "Le neofemministe hanno imposto la loro visione negativa dell'uomo, del maschio, come un essere violento, dominatore e potenziale stupratore. Se i clienti devono essere penalizzati, è anzitutto perché sono degli uomini. Questa visione androfobica, questa misandria, si iscrivono in una vera e propria concezione del mondo, secondo cui la 'dominazione maschile' o il 'patriarcato' spiegano la maggior parte delle disgrazie del mondo", dice al Figaro Taguieff, autore di "Des Putes et des hommes. Vers un ordre moral androphobe" (Ring).

 

"Questa visione - aggiunge Taguieff - implica di classificare tutti gli esseri umani in dominanti e dominati, colpevoli (uomini) e vittime (donne), alimentando così la guerra dei sessi. L'alibi degli abolizionisti è la decriminalizzazione delle prostitute, che passano dallo statuto di delinquenti al quello di vittime innocenti. I clienti, invece, sono colpevoli per natura, perché fanno parte del sesso dominante e sfruttatore. Possono dunque essere criminalizzati e assimilati più o meno ai prosseneti. Questa visione manichea, derivante da un femminismo punitivo e androfobico, è all'origine di questo progetto di legge".

 

L'entrata in vigore della legge, salutata dal deputato socialista all'origine del testo Maud Olivier come un "evento storico" che "farà evolvere le menti", in realtà scontenta tutti, anche a sinistra. Sull'Huffington Post francese, il senatore socialista Jean-Claude Boulard parla di "penalizzazione incostituzionale", mentre per Sarah-Marie Maffesoli di Médecins du monde, la penalizzazione dei clienti "metterà in pericolo le lavoratrici del sesso". Sulla stessa linea, Tim Leicester, coordinatore di Lotus Bus, associazioni di medici e volontari che nell'Île-de France effettuano un lavoro di prevenzione sanitaria con le prostitute: "La legge non farà scomparire la prostituzione, che continuerà invece a diffondersi in un crescente clandestinità".

 

L'approvazione della legge, infine, ha fatto infuriare anche numerose associazioni di prostitute - in totale in Francia le lavoratrici del sesso sono tra le 30mila e le 40mila - che definiscono la loro attività come volontaria e che temono una perdita dei loro introiti, come ha detto il Syndicat du travail sexuel (Strass): "Le conseguenze, le vediamo già", constata Morgane Merteuil. "Quelle che possono permetterselo, vanno a lavorare nei paesi frontalieri, le altre cercano lavoro nelle agenzie, nei saloni, o si rivolgono a degli intermediari, che svolgono il ruolo di prosseneti, al fine di metterle in contatto con dei clienti".

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