La make-up artist delle attrici hard conferma che il porno è una sospensione dell'incredulità

Antonio Gurrado
Perché la rete periodicamente rigurgita la notizia della truccatrice le cui foto dimostrano che in realtà, acqua e sapone, le pornostar americane sono brutte? Sai che sorpresa, sai che sconvolgimento.

Perché la rete periodicamente rigurgita la notizia della truccatrice le cui foto dimostrano che in realtà, acqua e sapone, le pornostar americane sono brutte? Sai che sorpresa, sai che sconvolgimento: il porno è per adulti e gli adulti sanno che, su cento pornostar di splendore volgare e schiantante, ci sono novantotto ragazze bruttine che accondiscendono ad aprirsi in pubblico per pagare il mutuo o la droga oltre a due signorine finto-perverse che, struccate, troveremmo graziose inseguendole fra le corsie di un supermercato. Melissa Murphy, la make-up artist ormai invisa all’industria hard, voleva forse vantare la propria bravura, forse vendicare qualche torto, forse farsi paladina della trasparenza malintesa per verità; di certo è una che, durante un bel sogno, ci sveglia apposta per spiegarci che stiamo dormendo. Di fronte all’irreale bellezza standard delle pornostar il pessimismo della ragione sa di cedere il passo all’ottimismo della libido; il porno è una sospensione dell’incredulità, in cui brevemente ci si illude che la donna che ci lascia studiare i suoi più reconditi anfratti non sia un’impalcatura di correttivi né un ipnotico gioco di specchi. C’era bisogno di internet? Lo sapevamo già, dalla prima volta in cui ci siamo alzati da un letto altrui: tutto il sesso è sempre un tentativo di farci passare per migliori di quel che siamo per ricavarne pochi istanti di piacere; e invece.

 

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