Autoflagellazione con trivelle

Redazione
La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile uno dei quesiti del referendum proposto da nove regioni sull’estrazione di idrocarburi in Italia che va a “incentrarsi sulla previsione che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino all’esaurimento dei giacimenti”.

La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile uno dei quesiti del referendum proposto da nove regioni sull’estrazione di idrocarburi in Italia che va a “incentrarsi sulla previsione che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino all’esaurimento dei giacimenti”. Il referendum è voluto da regioni in maggioranza a guida Pd che insidiano un governo dello stesso partito che già aveva fatto una inattesa marcia indietro sulle perforazioni entro le dodici miglia dalla costa nella speranza di scongiurare la consultazione popolare che con tutta probabilità si terrà (tra il 15 aprile e il 15 giugno) in concomitanza con le elezioni amministrative.

 

In questa storia gli idrocarburi che potrebbero ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero sono il pretesto per una battaglia politica tra il governo Renzi e gli amministratori locali, maestri nel mettersi al vento dei movimenti No Triv e che non vogliono concedere all’amministrazione centrale il potere di superare i veti degli enti locali. I travagli delle aziende estrattive italiane e estere – al terzo o quarto cambio di legislazione in cinque anni – sono a quanto pare irrilevanti. Brutta china per un paese che vorrebbe attrarre investimenti.

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