La Csu continua a criticare la politica d'accoglienza varata lo scorso agosto dalla cancelliera Merkel (LaPresse)

Le spine nel fianco di Merkel, sulla questione immigrazione, arrivano tutte dai suoi alleati

Matteo Matzuzzi
La Csu ancora contro le politiche d’accoglienza della cancelliera: “Rimpatriare chi delinque. Senza processo”

Roma. Il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas, socialdemocratico quasi cinquantenne, dice che “il punto non è la politica di immigrazione”: quanto accaduto la sera dell’ultimo dell’anno a Colonia, insomma, è una mera questione di criminalità. E punire i criminali è un dovere – dice – “anche davanti ai molti profughi che non hanno commesso alcun reato”. La ricetta proposta è quella cara ad Angela Merkel: più istruzione e integrazione per far sì che violenze, scippi e palpeggiamenti a due passi dalla cattedrale che domina il Reno non si ripetano in futuro. Ne va anche del consenso nelle urne, quando sarà il momento di votare. Ma proprio nel grande Land del Nord Reno-Vestfalia (il più popolato di tutta la Germania) la spina nel fianco della cancelliera viene messa non tanto dagli storici avversari della sinistra o dell’estrema destra pronta a organizzare ronde per la difesa degli autoctoni, ma dal suo stesso partito, la Cdu. Al landtag di Düsseldorf (il Parlamento dello stato), l’opposizione cristiano-democratica e i liberali hanno chiesto che sia realizzato una sorta di censimento su tutti i rifugiati presenti sul territorio, un “controllo di sicurezza che coinvolga tutti i richiedenti asilo, al fine di fornire alle autorità locali informazioni affidabili su individui che hanno già subìto condanne penali o che possono destare sospetti”, ha detto al quotidiano Rheinischen Post Gregor Golland, della Cdu. Richiesta subito appoggiata dal collega liberale Mark Lürbke: “C’è la necessità di prendere contromisure immediate. I comuni e il paese hanno bisogno di sapere quali crimini sono stati commessi dai singoli rifugiati. Per questo abbiamo bisogno di compiere gli accertamenti del caso, che riguardano una questione di sicurezza nazionale”. Anche il cristiano-democratico Peter Biesenbach appoggia la linea, benché si dica scettico sulla possibilità che un censimento di tale portata possa essere effettuato in ogni comune tedesco: un’impresa titanica per la quale non vi sono forze numeriche necessarie e di certo non bastano le nuove assunzioni (tremila agenti incaricati di vagliare le richieste d’asilo presentate dai profughi) promesse dal ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, all’indomani delle violenze di Colonia.

 

 

Un sistema che fa acqua da tutte le parti

 

Ad alzare il tiro verso le politiche d’accoglienza federali sono ora le forze di polizia. Arnold Plickert, presidente del sindacato di polizia del Nord Reno-Vestfalia: “Non si deve sospettare di tutti i rifugiati, ma quanto accaduto non può essere trascurato. Bisogna anche considerare se vogliamo avere queste persone nel nostro paese, anche in qualità di ospiti. La mia risposta è chiara: no”. Il problema è ben più grave, sostiene Plickert: “Se un treno che parte da Monaco di Baviera ha a bordo mille profughi e a Dortmund ne scendono solo quattrocento, significa che gli altri seicento sono da qualche parte. Ecco, chi sono? Dove sono? Cosa fanno?”. I dati, insomma, dimostrano che la strategia delle porte spalancate messa in atto da Merkel lo scorso agosto è sempre più insostenibile, come rilevato a più riprese anche dal leader della Csu, Horst Seehofer, che ha ribadito la necessità di limitare a duecentomila gli ingressi annui sul suolo tedesco, visto che “di più è impossibile”. La richiesta delle opposizioni nel Nord Reno-Vestfalia è stata in qualche modo già respinta dalla maggioranza socialdemocratica, con la motivazione che “ora non esiste alcun database comune al quale tutte le agenzie competenti possano accedere”, ha spiegato – tramite il suo portavoce – il ministro dell’Interno del Land, Ralf Jäger. A ogni modo, ha aggiunto, “è in fase di preparazione un disegno di legge che consentirà di facilitare lo scambio dei dati” e quindi anche la “rilevazione delle impronte digitali dei richiedenti asilo”.

 

[**Video_box_2**]Intanto, il segretario generale della Csu, Andreas Scheuer, ha chiesto che i rifugiati il cui coinvolgimento nelle violenze di Capodanno sia evidente, il rimpatrio nei paesi d’origine avvenga subito, e senza processo: “Se ci sono le prove, non ci deve essere alcuna tolleranza”. Parole che hanno determinato la reazione della Spd, che attraverso il vicepresidente del partito in Assia, Thorsten Schäfer-Gümbel, ha osservato come “Scheuer abbia urgente bisogno di un corso di integrazione, per imparare qualcosa circa la nostra Costituzione. La sua proposta è del tutto irresponsabile, visto che proviene da un partito di governo”. Eppure, la posizione del segretario generale bavarese inizia a farsi largo anche in altri settori della coalizione di centrodestra, se è vero che il ministro dell’Interno dell’Assia, Peter Beuth, auspicando che i “delinquenti” siano puniti in modo più rapido ha detto al Frankfurter Allgemeine Zeitung che “non si deve dare l’impressione che la società sia indifesa”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.