François Hollande (foto LaPresse)

Il passo indietro di Hollande

Redazione
Polemiche anche a gauche sulla rinuncia a una misura antiterrorismo

Il progetto di legge per riformare la Costituzione, annunciato dall’esecutivo socialista all’indomani degli attentati del 13 novembre a Parigi, sarà presentato oggi in Consiglio dei ministri, ma nel testo finale non ci sarà l’articolo 2 relativo alla revoca della nazionalità francese ai foreign fighters con doppia cittadinanza. Lo ha confermato ieri una fonte del governo al Monde e salvo un coup de théâtre ci sarà oggi l’ufficialità del rocambolesco passo indietro del presidente Hollande sulla “déchéance de nationalité”. Annunciata lo scorso 16 novembre, la soppressione della nazionalità francese per i condannati per terrorismo con doppia cittadinanza doveva essere iscritta nella Costituzione assieme allo stato d’emergenza, ma sotto il peso delle critiche provenienti dall’ala giacobina del Partito socialista è stata scartata.

 

Ha vinto l’oltranzismo ideologico di chi non poteva tollerare che una misura di destra, difesa anche dall’arcinemico Sarkozy, potesse essere votata da un governo di sinistra. Ha perso la realpolitik di quelli che, anche in seno alla gauche, individuavano nel ritiro della nazionalità un’efficace arma per contrastare il terrorismo. La rinuncia di Hollande, oltre a scatenare le ire dei Républicains, ha fatto storcere il naso anche ad alcuni suoi ministri. Ségolène Royal su tutti, che lunedì, su Europe 1, tesseva le lodi della misura, affermando che “non bisogna rinunciare” all’inserimento nel progetto di riforma costituzionale. Il Figaro sostiene che il presidente “si è fregato da solo”. Dopo l’annuncio, la revoca della nazionalità si era trasformata nell’ultimo grattacapo per la gauche, che ora deve affrontare, ancora una volta, focoali interni.

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