Una protesta lo scorso agosto contro l'Unrwa a Gaza (foto LaPresse)

Così i funzionari dell'Onu fomentano terrorismo e antisemitismo

Gabriele Carrer
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi continua ad accogliere tra le sue fila gente che inneggia all'Intifada dei coltelli e all'odio contro gli ebrei. Con i finanziamenti di Europa e America

Mentre a Parigi i leader mondiali benedetti da Papa Francesco e capitanati dal segretario generale Onu Ban Ki-moon discutono di quella che Hollande ha definito “sfida del nostro tempo assieme alla lotta a terrorismo”, un rapporto dell'ong UN Watch racconta il fallimento delle Nazioni Unite nei confronti dell'incitamento al terrore e all'odio anti-israeliano professato dai suoi funzionari e impiegati attraverso i social network. Il problema nasce dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, i cui impiegati esibiscono nei loro profili online immagini di ebrei come scimmie e maiali, coltelli, scritte inneggianti alla jihad e alla violenza.

 

Mohammed Al Jowhary, che su Facebook si descrive come insegnante presso l'Unrwa, il 27 ottobre 2015, lo stesso giorno in cui due soldati israeliani sono stati accoltellati e feriti da alcuni palestinesi, tra post inneggianti alla jihad e al martirio ha postato una foto che ritraeva una donna con due orecchini a forma di coltello. Sopra il commento “Nuovi accessori per i palestinesi”. Al Jowhary è stato anche insignito di alcuni riconoscimenti tra cui quello dell'organizzazione canadese Right to Play e quello del British Council come ambasciatore per il World Voice Programme. Ci sono anche gli insegnanti Mazen Abo Hady di Gaza, che celebra l'Intifada dei coltelli e festeggia i morti israeliani ed ebrei, e Suad Assi di Ramallah che, oltre a mostrare il certificato Unrwa per il corso di etica, descrive i sionisti e gli ebrei come “figli delle scimmie e dei maiali” e condivide video di attacchi con il coltello. E ancora medici che inneggiano al martirio, funzionari e insegnanti che celebrano la violenza e il terrorismo contro Israele commemorando i leader morti di Hamas.

 

UN Watch ha presentato questa settimana al segretario Ban Ki-moon e al capo dell'Unrwa Pierre Krähenbühl il suo rapporto annuale in cui si segnalano ventidue nuovi soggetti, di cui dieci tra insegnanti, presidi e personale dell'agenzia. Alla consegna erano presenti anche il commissario per gli Affari esteri dell'Unione europea Federica Mogherini e l'ambasciatrice americana all'Onu Samantha Power. Europa e America lo scorso anno hanno finanziato l’Unrwa con circa un miliardo di dollari. Lo scorso ottobre il portavoce del segretario Onu aveva promesso azioni disciplinari contro alcuni membri del personale già denunciati da UN Watch per antisemitismo e incitamento all'odio. Ma Hillel Neuer, direttore di UN Watch, ha detto che le sospensioni temporanee “chiaramente non funzionano”, aggiungendo che “chi incita al razzismo o al massacro dovrebbe essere licenziato”. Proprio come ha fatto recentemente il governo britannico, che ha cacciato a vita dalle scuole inglesi il trentaseienne insegnante Mahmudul Choudhury dopo che questi aveva condiviso su Facebook un'immagine di Hitler con un commento antisemita.

 

Ad aprile di quest'anno inoltre è arrivata direttamente dal Palazzo di Vetro la conferma di un acronimo dell'Unrwa assai diffuso in Israele: United Nations Rocket Warehousing Agency, agenzia Onu per il deposito di razzi: anche il segretario generale Ban Ki-moon ha confermato che Hamas e gli altri gruppi islamici hanno usato scuole ed altre strutture delle Nazioni Unite come deposito e base di lancio per i razzi durante la guerra di Gaza dell'estate 2014.

 

[**Video_box_2**]Intanto si è chiusa 20-3 la partita tra Israele e il resto del mondo al tavolo dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Nell'anno in corso, infatti, sono state venti le risoluzioni contro Israele e tre contro stati terroristici come Iran, Siria e Corea del nord. Nell'ultima Assemblea generale del 24 novembre sono state sei le bozze di risoluzione adottate contro Israele. Tra queste, l'annuale risoluzione redatta dalla Siria in cui, noncurante delle politiche di Assad che hanno minato ogni trattativa, Damasco lamenta la battuta d'arresto nel processo di pace aggiungendo che la questione del Golan “occupato” rappresenta “lo scoglio sulla via per raggiungere un pace giusta, globale e duratura nella regione”.