Una messa in rito siriaco-ortodosso (LaPresse)

E' stato il silenzio dell'occidente a condannare a morte i cristiani d'oriente

Giulio Meotti
La sezione inglese dell’organizzazione non governativa Aiuto alla Chiesa che soffre ha appena consegnato un rapporto alla Camera dei Lord di Londra: “L’Isis può spazzare via il cristianesimo dall’Iraq in cinque anni”. Eppure, non c’è scandalo in Europa e oltre Oceano. Tim Stanley sul Telegraph lo ha definito “un crimine contro l’umanità di cui nessuno stranamente parla”.

La sezione inglese dell’organizzazione non governativa Aiuto alla Chiesa che soffre ha appena consegnato un rapporto alla Camera dei Lord di Londra: “L’Isis può spazzare via il cristianesimo dall’Iraq in cinque anni”. Eppure, non c’è scandalo in Europa e oltre Oceano. Tim Stanley sul Telegraph lo ha definito “un crimine contro l’umanità di cui nessuno stranamente parla”. Barack Obama, sempre provvido di retorica e di emozioni ecumeniche, non ha mai detto una sola parola sull’eclisse dei cristiani d’oriente. E per citare il quotidiano francese Figaro, “l’opinione pubblica europea, così pronta a mobilitarsi, firmare petizioni e a dimostrazioni di ogni sorta, in questo caso non ha detto nulla. Silenzio, stiamo perseguitando”. Per lungo tempo, anche la stampa mainstream americana è rimasta silente sulle stragi di cristiani. Un silenzio spezzato da una dissidente dell’islam, Ayaan Hirsi Ali, che dedicò a questo martirio di massa una magistrale copertina di Newsweek. Oggi è abbastanza facile spendere lacrime di commozione per l’esilio dei cristiani, ma il momento in cui bisognava farlo era l’agosto del 2014, quando il Califfato li bandì dalle loro terre. Allora, il rapporto di Amnesty International fece a malapena menzione dei cristiani, dedicando invece ampio spazio agli yazidi, minoranza anch’essa perseguitata dallo Stato islamico.

 

Rimasero in silenzio sui cristiani orientali quasi tutte le chiese protestanti d’America, troppo concentrate a demonizzare Israele e la sua “apartheid”, sebbene sia l’unico paese fra Casablanca e Mumbai dove i cristiani crescono ogni anno. In Francia, è stato impossibile persino un evento con la scritta “Au profit des chrétiens d’Orient”, che segnalava cioè che gli incassi sarebbero stati devoluti in favore dei cristiani d’oriente. Las Ratp, la società che gestisce la metropolitana di Parigi, ha burocraticamente spiegato che “il metrò è uno spazio laico, dove non sono ammesse prese di posizione né politiche né religiose”. In Inghilterra, l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, ha appena denunciato che “chi tra noi chiede da mesi compassione per le vittime siriane vive una grande frustrazione perché la comunità cristiana, ancora una volta, viene abbandonata e lasciata per ultima”. Il premier David Cameron, infatti, ha annunciato che accoglierà solo chi si trova già in un campo per rifugiati delle Nazioni Unite. “Ma così – continua l’ex primate anglicano – Cameron discrimina inavvertitamente le comunità cristiane, che sono le più colpite dai quei macellai disumani che si fanno chiamare Stato islamico”.

 

Il problema della discriminazione dei cristiani nell’accoglienza dei rifugiati non riguarda solo l’Inghilterra, ma anche la Francia. L’esperto di Siria all’Università di Tours, Frédéric Pichon, ha dichiarato a Radio Courtoisie: “Esistono delle precise consegne da parte del governo per ignorare il problema dei cristiani d’oriente”. Sono silenti tutte le ong laiche europee come Oxfam, lasciando la difesa dei cristiani a eroiche ma minoritarie organizzazioni non governative cristiane come Barnabas Fund. Perché il mondo è stato all’azione da parte del tentativo dell’Isis di commettere un genocidio contro gli yazidi ed è rimasto a guardare mentre si compiva lo sterminio e l’esilio dei cristiani? Le loro famiglie non possono andare in Siria e non sono ammesse in Turchia. I più fortunati vivono in tende nelle zone curde.

 

Perché i cristiani dell’Iraq non possono avere un santuario in occidente? Gli occidentali sono stati abituati a pensare a quei cristiani come ad agenti di una aggressione coloniale e non le sue vittime, quindi siamo sordi alle loro richieste di aiuto, persino alle loro storie, così esotiche. Ogni disgusto per la nostra viltà morale viene bilanciato dall’ammirazione per quei siriani e iracheni che continuano a testimoniare la loro fede in una terra che vuole espellerli dalla storia.

 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.