Si può non stare con Putin?

Redazione
Girotondo di opinioni sulla guerra in Siria, il ruolo della Russia e soprattutto quello dell’occidente, tra escalation militari e piani politici che non si vedono.

Ieri l’esercito russo ha lanciato 26 missili cruise a media gittata da quattro navi da guerra nel mar Caspio. Fonti ufficiali di Mosca hanno detto che i missili – che hanno viaggiato attraverso lo spazio aereo dell’Iran e dell’Iraq per 900 miglia – hanno colpito undici target in Siria, ma non hanno specificato quali. I jet russi hanno inoltre sostenuto l’offensiva di terra portata avanti dalle forze del regime siriano di Bashar el Assad nella provincia di Hama, dove i ribelli hanno risposto facendo esplodere alcuni carri armati. I bombardamenti russi hanno inoltre colpito un deposito di armi dei ribelli armati dagli americani. Il Cremlino non ha confermato se a terra sono arrivati anche militari russi, ma la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che “il coordinamento con l’esercito siriano è iniziato, questo è inequivocabile”. Il capo del Pentagono, Ashton Carter, ha escluso la possibilità di collaborare con la Russia nell’intervento in Siria, ma mentre si moltiplicano le immagini degli attacchi russi – per ora molto distanti dalle roccaforti dello Stato islamico – molti si chiedono se una alleanza con Vladimir Putin non sia ineluttabile, se non necessaria. Abbiamo posto la stessa domanda ad alcuni esperti: si può non stare con Putin? E alla fine, l’intervento di terra, “boots on the ground”, sarà inevitabile? Ecco le loro opinioni.


 

Collaboriamo con Putin, ma a delle condizioni

di Monica Maggioni

 

Vorrei fare una premessa: la situazione in Siria, sul terreno e dal punto di vista strategico, è molto complessa, negli ultimi tre anni e mezzo sono state prese decisioni che sono andate quasi tutte nella direzione sbagliata, quindi ora fornire risposte nette su cosa fare in Siria significa non rendersi conto della complessità che ci troviamo ad affrontare. Detto questo, Putin rappresenta un fattore nuovo e importantissimo nell’evoluzione della crisi siriana. Una contrapposizione decisa con la Russia a questo punto non è opportuna. Lo sanno perfettamente anche gli americani, nonostante le dichiarazioni ufficiali. Semmai è più rilevante capire fino a dove vuole arrivare Putin e come vuole arrivarci. [continua]


 

Non occupiamoci della Siria, conta solo la Libia

di Paolo Scaroni

 

Io penso che di Siria non dovremmo occuparcene nemmeno per un secondo. E’ un dibattito inutile, che stiamo velleitariamente portando avanti. La verità è che a parole, ma ancora di più nei fatti, seguiamo delle politiche confuse altrui (in questo caso americane) nella speranza che qualcuno ci inviti a un tavolo internazionale. Una cosa che poi puntualmente non si verifica. Io penso che quelle poche energie e quello scarso spirito interventista che ci è rimasto – perché ne abbiamo pochissimo: agli italiani di fare le missioni militari non gliene importa niente – io lo userei per la Libia. Quello è un problema tutto nostro, l’abbiamo alle porte di casa, ci danneggia su ogni fronte: dal punto di vista energetico, delle esportazioni, con i migranti. [continua]


 

Ricordiamoci con chi ci alleiamo se ci alleiamo con Putin

di Pierluigi Battista

 

Prima di chiederci se dobbiamo collaborare con la Russia in Siria, è bene ricordare da chi è costituita la coalizione dei volenterosi creata e guidata da Vladimir Putin. Ci sono i pasdaran dell’Iran, quell’Iran che organizza mostre negazioniste in cui scegliere la vignetta che meglio deride l’Olocausto; quell’Iran che tratta i dissidenti – torturandoli e uccidendoli – come l’Arabia Saudita, anche se l’opinione pubblica solo oggi pare accorgersi del fatto che a Riad i blogger e gli attivisti vengono crocifissi; quell’Iran che vuole costruire una Bomba per annientare la presenza ebraica nella terra sacra dell’islam. Nella coalizione c’è poi Hezbollah, che ha temporaneamente sospeso la sua attività di lancio di missili contro Israele per combattere in Siria a fianco di Assad, non certo per sconfiggere lo Stato islamico – semmai per aiutare a colpire i ribelli più filoamericani che ci sono nel paese. [continua]


 

Nessuno è prescindibile nella lotta all’Is, compresa la Russia

di Enzo Amendola

 

La priorità della comunità internazionale in questo momento storico è fermare il progetto totalitario e sanguinario dello Stato islamico. Il teatro di questo scenario è tra la Siria e l’Iraq, dove l’avanzata dell’Is è stata favorita dalle dure contrapposizioni tra le diverse fazioni in lotta nella guerra “per procura” siriana. Per raggiungere questo obiettivo nessuno è prescindibile, Russia inclusa. La coalizione che si è formata dall’agosto del 2014 – in base alla risoluzione 2170 delle Nazioni Unite – ha ancora in sé delle contraddizioni: da quelle legate ai differenti disegni geopolitici dei vari attori regionali, sino ai diversi interessi nazionali, come per esempio quelli della Turchia nella regione. Per non parlare di una mancanza di coordinamento tra i vari componenti e il nuovo ruolo interventista della Russia in uno scacchiere geopolitico caratterizzato da instabilità. [continua]


 

Sì, si può non stare con Putin. Ecco perché

di Daniele Raineri

 

A giudicare dalle prime operazioni militari, Putin in Siria sta sposando la strategia di lungo corso del presidente Bashar el Assad. Attaccare per primi i gruppi oppositori che non sono Stato islamico, perché tra loro c’è chi tardi o molto tardi potrebbe rimpiazzare il rais al governo. A fare la guerra agli estremisti di Baghdadi si penserà in seguito, anzi, ci si penserà assieme al resto del mondo: i governi correranno in nostro soccorso. Tanto, non avranno più scelta. Si tratta di una strategia politica più che militare, sta già funzionando e ha conseguenze negative per l’Italia. La prima è che aumenta il numero dei profughi, perché Mosca questa guerra la sta prendendo troppo larga: se attacchi tutti in tutta la Siria allora si dovranno considerare tempi più lunghi e un esodo massiccio di civili. [continua]


 

A Putin non c’è alternativa

di John Mearsheimer

 

Non esiste nessuna alternativa a un’alleanza con Vladimir Putin in Siria per gli Stati Uniti e l’occidente, per almeno due ragioni. La prima è che l’obiettivo primario di qualunque azione nell’area deve essere quello di fermare lo Stato islamico, la minaccia più grave alla stabilità e un pericolo esistenziale per tutti. Date le condizioni sul campo, non è però possibile combattere lo Stato islamico e contemporaneamente lavorare per rovesciare il governo di Assad, che controlla circa il 60 per cento della popolazione, bisogna scegliere, e la scelta è una soltanto. A cacciare Assad l’America ci prova in modo fallimentare da quattro anni, e oggi continuare a parlare di questa opzione è ridicolo. [continua]


 

L’Europa e l’Italia si guardino allo specchio

di Gianni Castellaneta

 

Mentre la macchina militare russa procede speditamente nel suo programma di bombardamenti, ampi settori in occidente si interrogano sulla posizione da prendere in Siria. Per prossimità geografica e dettami della realpolitik, sono l’Europa e l’Italia a doversi guardare allo specchio. L’idea che il solo intervento aereo possa bastare a rovesciare le sorti della regione e portare all’annientamento delle armate dal vessillo nero è buona al massimo per qualche caso di scuola. [continua]


 

Putin persegue una strategia difensiva

di Daniele Scalea

 

Non bisogna farsi trarre in errore dalla decisione e prontezza con cui la Russia sta operando in questi ultimi anni: sia in Ucraina sia in Siria, Mosca si è trovata e si trova sulla difensiva, impegnata a difendere quella minima sfera d’influenza rimastale dopo il collasso dell’Urss e costantemente erosa dall’avanzata (non sempre pacifica) dell’occidente. Se guardiamo indietro ai primi mesi del 2011, Yanukovych in Ucraina e Assad in Siria erano saldamente al potere e amici del Cremlino. [continua]


 

L’America non lasci più spazio alla Russia e torni a combattere

di Michel Horowitz e Daniel Nisman

 

E’ passata una settimana da quando la Russia ha stupito il mondo con la sua campagna aerea in Siria, in perfetta sincronia con l’esplosivo ritorno di Vladimir Putin sul palcoscenico diplomatico all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. I governi e gli analisti su entrambe le sponde dell’Atlantico stanno ancora cercando di inquadrare le mosse del leader russo e di formulare una risposta, mentre Putin è glorificato in patria come un eroe sovietico dei vecchi tempi, che ha battuto in astuzia l’occidente debole e decadente. [continua]

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