Il premier indiano Nasandra Modi (foto LaPresse)

Perché se Modi vuole una Silicon Valley indiana ascolterà il parere di Israele

Alberto Brambilla
Il premier indiano in visita alla Silicon Valley. Perché l'India non ha ancora un suo polo tecnologico di rilevanza globale visti i talenti che produce? Le migliorate relazioni con Israele potrebbero aiutare Modi.

Questo fine settimana il primo ministro indiano Narendra Modi visiterà la Silicon Valley, mecca dei colossi di internet, dove ha fatto tappa nei giorni scorsi il presidente cinese Xi Jinping. Modi dovrebbe cogliere l’occasione di chiedersi, come suggerisce Bloomberg, come mai l’India non ha ancora creato una valle della tecnologia in casa propria.

 

Le compagnie della Silicon Valley quotate a Wall Street con indiscusso successo planetario hanno assunto in ruoli apicali e strategici manager originari dell’India, da Satya Nadella ceo di Microsoft a Sundar Pichai, nuovo ceo di Google. Ma a parte il distretto di Bangalore e università che forniscono elevata preparazione ingegneristica l'India è da sempre considerata, anche come luogo comune non distante dal vero, la nazione che fornisce il “back-office”, il retro bottega, dei servizi informatici globali. Avrebbe in effetti la possibilità di creare la “sua” Google. In soccorso potrebbe arrivare Israele. L’affermazione pare ardita, vista la posizione storicamente filo-araba dell’India. Ma di recente le direttrici strategiche sono cambiate, radicalmente e in maniera sorprendente per molti osservatori.

 

L’India, in passato tradizionalmente filo-palestinese, ha compiuto significative inversioni di rotta avvicinandosi a Israele con la premiership di Modi. La più eclatante, secondo diplomatici israeliani sentiti da IsraelNews (pubblicazione dalla quale traiamo le successive informazioni, è la recente astensione da due votazioni alle Nazioni Uniti che condannavano Israele per violazione dei diritti umani. Ad esempio, in una prima votazione, il 3 luglio scorso, 41 paesi hanno votato condannando lo stato ebraico al consiglio dei diritti umani dell’Onu ma l’India per la prima volta non ha votato con i paesi arabi. Modi ha in programma di compiere la prima visita ufficiale di un primo ministro indiano nello stato ebraico entro il prossimo anno.

 

L’India ha la seconda popolazione più consistente al mondo di fede islamica (180 milioni di persone). Ma negli anni non ha ricevuto molto dal sostenere la causa palestinese e le relazioni con i paesi arabi, vicini, non sono dipendenti dalla questione di Gaza. I paesi arabi per di più hanno fallito nel sostenere l’India nel conflitto con il Pachistan nella regione contesa del Kashmir.

 

[**Video_box_2**]Se i paesi musulmani hanno poco o nulla da offrire all’India – a parte il petrolio a buon mercato – Israele può fornire tecnologia militare (sono aprte trattative per l’acquisto di dieci droni Heron, in chiave anti-pachistana), agricola, e un serio expertise nell’avanzamento della cultura hi-tech del paese offrendosi come modello per la creazione di start up per cui lo stato ebraico è famoso.

 

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.