Putin a reti unificate (foto LaPresse)

Tra economia e guerra

Putin rassicura i cittadini a reti unificate, a Kiev spariscono i filorussi

David Carretta
Ucciso in Ucraina un giornalista critico con il governo. Le promesse del Cremlino, i tanti avvertimenti e le accuse agli americani

Bruxelles. Mentre il presidente russo Vladimir Putin utilizzava il suo annuale filo diretto televisivo per condannare l’omicidio a Mosca del suo oppositore Boris Nemtsov, nelle strade di Kiev ieri veniva ucciso un giornalista pro russo, facendo salire la contabilità delle morti sospette di personalità vicine a Mosca o legate all’ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich. Oles Bouzina collaborava con diversi giornali ucraini, tra cui Segodnya, finanziato dall’oligarca Rinat Akhmetov, ed era conosciuto per le sue posizioni critiche verso il governo di Petro Poroshenko. Ai suoi occhi russi, ucraini e bielorussi erano “un solo e unico popolo”, come aveva scritto sul suo sito, dove difendeva la “federalizzazione” dell’Ucraina promossa da Putin. Mercoledì, a morire in un agguato era stato un ex deputato pro russo del Partito delle regioni, Oleg Kalashnikov.

 

“E’ evidente che questi due crimini sono dello stesso genere”, ha reagito Poroshenko, in una dichiarazione che echeggia quelle del Cremlino sull’assassinio di Nemtsov: “La loro natura e il senso politico sono chiari. E’ una provocazione che porta acqua al mulino dei nostri nemici e destabilizza la situazione in Ucraina”. Ma altre tre personalità legate a Yanukovich – Olexander Pekloushenko, Stanislav Melnik e Mikhaïlo Tchetchetov – sono morte in circostanze dubbie – suicidio apparente – dalla fine di febbraio. Contrariamente allo scorso anno, l’Ucraina non è stata la principale questione affrontata da Putin nella tradizionale “direct line” a reti quasi unificate, durante la quale per quasi quattro ore ha risposto a una settantina delle tre milioni di domande arrivate al Cremlino. Il presidente russo voleva rassicurare i suoi concittadini sullo stato dell’economia, colpita dalle sanzioni, dalla caduta del rublo e dal crollo dei prezzi energetici.

 

“Siamo sopravvissuti alla fase più acuta”, ha spiegato Putin, ammettendo che ci sono “problemi”, ma il governo sta attuando “il piano anticrisi” e le cose miglioreranno. Programmi per le piccole e medie imprese, sussidi all’agricoltura, aiuti per chi ha contratto mutui in valuta straniera: con i salari reali in calo per l’impennata dell’inflazione, la priorità di Putin è preservare la stabilità politica e sociale interna. Rantoli antiamericani a parte – gli Stati Uniti si stanno comportando nei paesi dell’Europa centrale e orientale “come l’Unione sovietica”, ha accusato Putin – anche sulla politica estera il messaggio è stato rassicurante. Il presidente russo ha lasciato intendere che potrebbe non chiedere penali alla Francia per la mancata consegna delle navi da guerra Mistral. “La Russia è sempre aperta alla cooperazione”, “il nostro obiettivo non è ricostruire l’impero”, “non ci sono soldati russi in Ucraina”, “non ci sarà guerra”, “stiamo facendo del nostro meglio per ricostruire le relazioni” con Kiev, ha detto Putin. Ma l’attuale leadership ucraina, a cominciare dal presidente Poroshenko, ha “commesso molti errori”, soprattutto nell’assedio delle regioni dell’est, non sta rispettando gli accordi di Minsk e “la situazione ora è in un vicolo cieco”. In quella che appare come una velata minaccia, Putin ha spiegato che non c’è “differenza tra ucraini e russi: fondamentalmente sono la stessa nazione”. Agli occhi del presidente russo, “il diritto ultimo di decidere il futuro del Donbass appartiene alle persone che ci vivono”.

 

[**Video_box_2**]Agli occhi dell’Ucraina, quella di Putin è propaganda. Il presidente russo “non fermerà la sua guerra non dichiarata”, spiega al Foglio una fonte del governo di Kiev: “Invece di ritirare le truppe, la Russia continua ad accumulare materiale e personale militare”. Secondo gli ultimi dati, 500 carri armati, 300 sistemi lanciarazzi e 13.200 truppe regolari senza documenti di identificazione. La paura di Kiev è che Putin “lanci un’offensiva più profonda nel territorio ucraino per creare un corridoio di terra per la Crimea”, dice la nostra fonte. Secondo Kiev, i ribelli sostenuti dalla Russia non “cercheranno di prendere Mariupol’” – una linea rossa per l’Unione europea – “ma bypasseranno la città portuale e andranno dritti in Crimea”. Il concentramento di truppe “sul fianco sud e l’intensificazione della propaganda” alimentano i sospetti.