Elly Schlein (Ansa)

Editoriali

Spiegare il 2 giugno a Schlein

Redazione

Cercare spallate nei giorni di unità nazionale significa ignorare l’abc della politica

Il Pd sta organizzando una grande manifestazione per il 2 giugno. Buttata lì in velocità, come se fosse una chat tra amici. Il corteo, i partecipanti, o chi deve arrivare in piazza troveranno un certo traffico istituzionale e celebrativo. Domenica 2 giugno, come in tutti i precedenti di quella data, sarà il giorno della celebrazione comune, condivisa al massimo grado, del momento fondante della nostra repubblica, con la scelta libera e forte esercitata attraverso un pur combattuto referendum. Da anni ha preso la caratterizzazione di festa priva di spigoli di parte, di momento unitario, condiviso.

Nel quale anche i più schierati non trovavano tesi o slogan con cui aizzare scontri o polemiche. Lo ricorderà certamente il Quirinale, dovendo inusitatamente richiamare allo spirito unitario nella ricorrenza che è più legata al suo ruolo istituzionale. Nella stessa giornata si rischia di vedere piazze pensate per dividere e cerimonie che ricordano e ravvivano il senso del vivere comune nelle nostre istituzioni. Non serve appropriarsi del calendario per la lotta politica. E’ un errore già visto con la Cgil e il suo tentativo di mettere il cappello sul 25 aprile. Le date repubblicane e istituzionali servono a tenere insieme, fondano, fuori di retorica, un paese. Ma non portano voti, neanche sotto elezioni. Anzi, confondono. Perché è importante dividersi e caratterizzarsi sulle questioni politiche. Ma cercare la spallata sui fondamenti istituzionali è un colpo fuori misura. A meno di poter dimostrare, e non sembra proprio il caso, che le istituzioni e la forma repubblicana e l’unità nazionale sono in pericolo. Argomenti buoni per una chiacchierata tra amici, per avviare una chat da intitolare al 2 giugno sempiterno e permanente, ma difficili da sostenere sulla scena pubblica e magari in contraddittorio con i veri poteri istituzionali. Facciano la chat, forse fa meno danni. Alla peggio si diventa solo molto noiosi. Ci vorrebbe un bel monito del capo dello stato. Dividetevi quando volete, ma non dividetevi nei giorni in cui la politica   dovrebbe ricordare cosa vuol dire sapersi unire anche quando si passa il tempo a litigare.

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