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Oltre il Superbonus. Per Bankitalia serve una riforma delle spese fiscali

Redazione

L'attuale sistema è caratterizzato da una “considerevole onerosità, frammentarietà e instabilità”, dice VIa Nazionale. Occorre un intervento di riordino che restituisca coerenza e razionalità. Tutti i bonus da rivedere

Il Superbonus ha avuto un impatto significativo sul settore edile, ma gli oneri per il bilancio pubblico restano ingenti. Bankitalia passa ai raggi X il sistema degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni, bloccato dal governo perché rischiava di mandare in tilt i conti pubblici. Giacomo Ricotti, capo servizio assistenza e consulenza fiscale di Via Nazionale, pur ammettendo, in un’audizione davanti alla commissione Finanze del Senato, che la ricaduta economica è stata positiva – anche se solo “la metà degli investimenti che hanno beneficiato del Superbonus hanno carattere aggiuntivo –  ha sottolineato che a carico dello stato si sono registrati oneri netti crescenti nel biennio (2020-2022, ndr) che riflettono la forte accelerazione del ricorso alla misura. Ma Ricotti ha soprattutto colto l’occasione per chiarire come dovrebbero essere costruite le politiche fiscali in un paese come l’Italia che ha un rapporto debito-pil che resta comunque prossimo al 145 per cento nelle più recenti stime del 2022.

 

Banca d’Italia non si è limitata a dire che qualunque intervento va valutato in termini di sostenibilità del bilancio dello stato, che è cosa abbastanza ovvia, ma ha osservato: “Nel disegno degli incentivi fiscali l’attenzione agli equilibri di finanza pubblica dovrà essere affiancata dalla capacità di aumentare il potenziale di crescita dell’economia. Tanto maggiore sarà il successo sul secondo fronte, tanto minore sarà lo sforzo richiesto sul primo”. Ma la parte forse più incisiva del suo intervento è stata quando ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un riordino delle spese fiscali poiché l’attuale sistema è caratterizzato da una “considerevole onerosità, frammentarietà e instabilità”. Insomma, un intervento di riordino che restituisca coerenza e razionalità al sistema non appare più rinviabile e può, secondo Bankitalia, trovare spazio nell’ambito di una riforma fiscale più ampia ed organica. Riforma che, tra l’altro, l’Europa chiede da tempo per la buona riuscita del Pnrr. Un compito a casa che il governo Meloni deve ancora fare

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