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Elnaz Rekabi gareggia senza velo. Viva la scalatrice iraniana

Redazione

L'atleta iraniana ha gareggiato ai campionati asiatici della Federazione internazionale dell’arrampicata sportiva, disobbedendo alle restrizioni della Repubblica islamica e rifiutando così la sottomissione per tutte le altre

Fu una ragazza che rifiutava il velo la prima vittima della guerra islamista in Algeria negli anni Novanta: Katia Bengana difese la sua scelta anche quando il suo boia le puntò il fucile alla testa. In nome di Katia le donne scendevano in piazza al grido di “rifiutiamo l’esilio, la sottomissione e la compromissione”. In un simile gesto di solidarietà con le grandi proteste in corso nel suo paese iniziate con l’uccisione da parte della “polizia morale” di una ragazza che non portava “correttamente” il velo, l’atleta iraniana Elnaz Rekabi ha gareggiato senza velo ai campionati asiatici della Federazione internazionale dell’arrampicata sportiva, disobbedendo alle restrizioni della Repubblica islamica che impone il velo anche alle sportive all’estero (oltre che il divieto di gareggiare contro atleti israeliani). Le immagini della scalatrice Rekabi che si arrampicava durante la gara a Seul  sono diventate virali sul suo social in farsi.
 

Elnaz sapeva le conseguenze, conosce il prezzo che pagano le ragazze iraniane che si ribellano, anche quando sono all’estero, come la dissidente Masih Alinejad, riparata a New York e scampata a un tentativo di sequestro da parte di agenti iraniani. Eppure, Elnaz ha dato un volto e un nome al coraggio. Eppure, c’era un tempo in cui le hostess della compagnia aerea afghana erano senza velo, un tempo in cui all’Hotel Philadelphia di Amman re Hussein di Giordania organizzava un concorso di bellezza, le donne libiche marciavano senza veli per chiedere diritti, le studentesse vestite all’europea erano la norma all’università palestinese di Berzeit e le iraniane trasformavano Teheran in una sorta di piccola Parigi. La battaglia delle donne iraniane che oggi chiedono diritti, libertà, un orizzonte che non sia quello tracciato per loro dagli sgherri di Khomeini dovrebbe essere condivisa e combattuta da chi in occidente ha a cuore gli stessi valori, minati qui da uno sciatto relativismo e multiculturalismo.

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